lunedì 19 maggio 2008

Nitti




Francesco Nitti il sorriso di un uomo del sud che voleva bene all'Italia
di Antonio Bruno

Per storie interrotte ieri sera alle 18 e 30 ho visto una rappresentazione teatrale su Francesco Nitti.
Sono uscito a malincuore dal Teatro Paisiello teatro leccese inaugurato nel 1758 in onore del musicista tarantino Giovanni Paisiello. C’era il dibattito con una prof.ssa Leandra D'Antone in pantaloni, la volta scorsa aveva una gonna portafoglio che valorizzava la curiosità sulla prof.ssa al punto da mettere la stessa in una agitazione tale che le faceva accavallare e poi di nuovo spostarsi per riaccavallare sempre e naturalmente le gambe.
Ma stavolta ho dovuto lasciare il teatro perché un cugino che vive in Liguria e che è presente a Lecce solo per ieri e oggi mi ha chiamato prima dell’inizio dello spettacolo per chiedermi se ieri potessimo passare un’ora insieme.
Quando sono uscito c’erano gli attori, io gli ho fatto i complimenti e loro si sono meravigliati. Gli ho detto che ad essere meravigliato ero io che grazie a loro sono venuto in contatto con un uomo buono, Francesco Nitti, un Lucano che voleva integrare il sud Italia con il Nord, uno che vedeva i contadini che partivano per l’america, che sapeva che c’era la malaria, si! Anche da noi c’era la malaria.
Un uomo che voleva portare l’energia elettrica al sud, quella che si fa attraverso le dighe, un uomo che sognava un sud pieno di attività, in fermento.
Un sud che produceva uomini politici di grande levatura come Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini e lo stesso Nitti. Un sud che avrebbe dato vita ai Moro, De Martino e La Malfa.
Francesco Nitti presidente del consiglio dal 1919 al 1920 era del Partito Radicale storico che è stato un partito politico italiano fondato da Felice Cavallotti alla fine degli anni '70 dell'Ottocento.
Agli attori ho detto che mi hanno dato un emozione, quella della vergogna per gli uomini e le donne che hanno il diritto di spostarsi per trovare lavoro ora come allora, anche se la paura ci contrae e ci fa avere clamorose perdite di memoria e ci rende poco accoglienti con quelli che migrano come migrarono i nostri compaesani qualche anno fa.
Erano sorridenti gli attori quando gli ho detto queste cose, e con loro c’era una spettatrice che si era fermata a a parlare prima di me, una donna bruna, giovane e per la verità non molto bella che era rimasta a guardarmi timidamente mi ha detto che lei non ci aveva capito molto. Io le ho detto che non c’era da capire, doveva guardare la faccia buona di quell’uomo che si era candidato alle elezioni negli anni 50 dicendo che lo faceva per unire, con una voce flebile e buona che ricorda quella di Giovanni XXIII il Papa Buono.
Mi ha colpito il dialogo tra Nitti e D’Annunzio su un omicidio d’onore accaduto a Reggio Calabria dove un uomo cieco ammazza l’amante della moglie e lo fa perché scopre tutto grazie al fruscio della penna che la donna usava per scrivere a quest’uomo. Parlano di Otello, parlano della gelosia. La stessa gelosia che è possesso e che ci fa diventare violenti nei riguardi degli uomini e delle donne che vengono nel nostro paese, e lo fanno per vivere, come i nostri antenati che quando tornavano dalle americhe tornavano migliori.



http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Saverio_Nitti

http://www.parcostorico.it/files/resourcesmodule/@random44a8154cba899/1151866307_nitti.PDF




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