domenica 25 maggio 2008

Che ne è di quel fuoco che ardeva?



Che ne è di quel fuoco che ardeva?

Che ne è di quel fuoco che ardeva?


Nella mia Astra. Parcheggio davanti al suo giardino, entro dal cancello, lei è li che mi aspetta. Troppi anni sono passati, ma quel cancello, quella pianta di glicine che aveva invaso tutta l’inferriata è sempre presente nella mia mente.
Al piano di sopra c’è che spia, c’è chi sogna di rubare l’amore e intanto tace. L’amore spiato da loro e lei non svela il gioco degli amanti al padrone. Non glielo dice perché finendo il gioco lei sarebbe priva anche del privilegio di osservare la passione anche se ormai la sua si è spenta da tanto. Lei li guarda che si incontrano, traditori di tutti, accecati dalla passione, ma tace, non dice nulla, spera di rubarmi a lei che desidero, spera di sottrarmi a lei che amo. Oppure spera che la sua passione si riaccenda grazie al calore rovente che sale da sotto casa.
Il corridoio di casa sua, lei che mi stringe forte, le sue braccia al collo e le gambe che si avvinghiano alla mia vita. Il respiro ansimante, gli occhi vellutati e lucidi. Un bacio, l’intimità assoluta dei nostri baci.
Poi la sua voce sottile, insinuante. Lunghe ore a guardarsi parlando dell’amore. Gelosia bruciante, possesso violento che distrugge mi portò alla scomposta azione risolutrice.
Quando andai, solo, mi fece sedere sul suo divano verde. Mi disse che dovevo parlargli, dirgli di noi e portarmela via da lui. Io la guardai e non seppi rispondergli con un semplice si. Tante parole, inutili, dannose.
Traditori che si tradiscono, abituati a mentire mentiscono, illusi nel mondo che creano scompaiono ma nulla può consolarli.
Si cercano, ancora. E’ la loro pena dopo la condanna.
Adesso lei biascica circa un conto corrente, balbetta di prezzo da pagare, insinua superiorità mai avute. Che ne è di quel fuoco che ardeva?


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