lunedì 25 agosto 2008

Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.


Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.
Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.

di Antonio Bruno


Basso Costo e Vendita nelle aziende non decollano, un idea per risolvere il problema degli aumenti di pane, pasta e prodotti agricoli

Tutto nel carrello all’ipermercato, poi la lunga coda alla cassa e i prodotti sistemati da me nelle buste. Io e mia moglie una catena si montaggio, riempi la busta e la metti nel carrello. Poi alla macchina apri il porta bagagli e scarichi le buste dal carrello. Torno dall’ipermercato dopo aver fatto la spesa. In genere le buste di plastica sono pesanti, trasporto dalla macchina all’ascensore e poi dall’ascensore a casa, ma non finisce qui. Per mettere i prodotti agricoli freschi in frigo, la frutta e la verdura devi smantellare le confezioni e riempire un'altra busta di buste che non servono più, che sono servite unicamente dall’ipermercato alla mensa.
Tutto questo giro di buste, imballaggi e carta va a finire nei rifiuti che mi costerà un occhio della testa smaltire perché la bolletta dello smaltimento dei rifiuti soliti urbani lievita più del pane!
Pensate che per le passate di pomodoro tra bottiglia, capsula e pubblicità il costo del contenitore è più alto di quello del prodotto. Si potrebbero vendere pasta, riso e cereali con giganteschi dispenser, oppure il latte fresco potrebbe essere venduto alla spina. Si chiamavano prodotti sfusi quando ero ragazzo e venivano offerti al consumatore, nelle oramai scomparse botteghe di alimentari, e consegnati avvolti in una carta azzurra.
La questione si pone perché tutti, ma proprio tutti sanno, che dalla campagna (dove arriva una minima parte del danaro che io metto fuori per comprare una mela, un chilo di verdura o i pomodori) a me consumatore che “caccio i soldi” c’è tutta una serie di persone e organizzazioni che guadagnano per confezionare, trasportare, pubblicizzare e infine vendere quel prodotto
che la madre terra ha generato per nutrirci. In pratica secondo la Banca d’Italia confezioni, trasporti e intermediari rappresentano il 200% del costo del prodotto. Il latte fresco aumenta del 240% e poi c’è la verdura e la frutta che potrebbe essere venduta con risparmi dal 10 al 70% e ancora la carne.
Ma la vendita diretta anche se in fase di crescita non decolla. Mi sono chiesto il perché.
Perché io ho abbandonato il
prodotto farmaco pubblicizzato a favore di quello generico?
Mi sono affrancato dall’oppressione della molecola di farmaco pubblicizzata dalla grande industria farmaceutica grazie alla continua consulenza della mia farmacista, la Dott.ssa Nella Manno, che ogni volta mi proponeva l’alternativa del farmaco generico e nello stesso tempo mi assicurava che tra la pillola per la pressione che mi aveva prescritto il medico e il prodotto generico che mi proponeva lei e il Servizio Sanitario Nazionale non c’era nessuna
differenza. Mi sono fidato della mia amica Dott.ssa Nella Manno per non seguire l’indicazione della marca che c’è nella prescrizione del mio medico. C’è sempre bisogno di una persona autorevole e competente che si assume la responsabilità per ottenere un cambiamento di comportamento.
Se a suggerirmi di cambiare dal farmaco pubblicizzato al farmaco generico fosse stato il rappresentate dei farmaci del prodotto generico io non avrei cambiato la mia abitudine di acquisto non rispettando le indicazioni del mio medico di famiglia.
Lo stesso può accadere se le categorie professionali dell’agricoltura (che sono un po’ come le industrie farmaceutiche che producono i farmaci generici) pensassero a produrre e invece fossimo noi Dottori Agronomi a dare la consulenza alla vendita. Per ottenere un professionista Dottore Agronomo lo Stato (ovvero tutti i cittadini) ha messo fuori fior di quattrini per formarci e prepararci appunto a dare anche questo tipo di consulenze ci pensi il Ministro Zaia a una filiera con il professionista Dottore Agronomo. In pratica se il prodotto fosse venduto da un Dottore Agronomo in presenza ad esempio della passata di pomodoro generica e di quella pubblicizzata il consumatore avrebbe la consulenza da parte del Farmacista degli Alimenti (Dottore Agronomo) che i due prodotti hanno la stessa qualità, sapore e potere nutritivo ma con un prezzo diverso dovuto all’assenza di imballaggio e di pubblicità.
Il rapporto con il Dottore Agronomo porterebbe anche ad una personale sana ed equilibrata alimentazione, la "nutrizione" indispensabile alla riappropriazione di quelle emozioni e stimoli interiori oramai scomparsi nella frenetica civiltà di pacchi e pacchetti marchi ed etichette che non POSSONO IN ALCUN MODO SOSTITUIRE IL PAPPIORTO UMANO E L’UMANA RASSICURAZIONE. Attraverso il rapporto con il professionista Dottore Agronomo sarà possibile affrontare serenamente il nostro rapporto/comunicazione col cibo. Tutti siamo consapevoli di come la nutrizione inadeguata ed il degrado dell' ambiente naturale possano influire sull'estetica e sullo stato di salute psico-fisico dell'individuo. Ecco perché oltre a tutelare le tasche dei consumatori e degli agricoltori la presenza del professionista Dottore Agronomo è l’unico modo per superare la crisi di prezzi troppo alti dei prodotti agricoli che stiamo vivendo e la cattiva informazione da cui è stata generata.







































































































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