venerdì 5 settembre 2008


Mi racconti una storia? Ti racconto Adrian Paci.
La definizione di “ignorante” che vi propongo è questa:
è ignorante chi non sa farsi capire dagli altri
e non riesce a comprenderli
(Giovanni Floris
La fabbrica degli ignoranti Rizzoli
300 pagine 18 euro il 10 settembre in libreria)

Mi racconti una storia? Ti racconto Adrian Paci.
di Antonio Bruno



Erano le 23 e 15 quando ho fatto ritorno a San Cesario di Lecce, ho fatto piano per non svegliare mia figlia Sara. Ma mentre con grande prudenza varcavo la soglia della camera da letto ho sentito “papà sono sveglia”. Non me l’aspettavo. Mi ha detto il suo solito: “Papà mi racconti una storia che non riesco a prendere sonno?”. Io le ho risposto si. Io adesso vi sto scrivendo il racconto che ho fatto a mia figlia ieri sera di ritorno dall’Eos Hotel di Lecce.
Un uomo sposato con una famiglia come la nostra solo che lui di preziosi tesori come te ne ha due è andato in una aeroporto, a Francoforte in Germania e mentre lo sguardo fissava la pista di atterraggio quest’uomo ha notato le scale che fanno accedere all’aereo

Le ha viste vuote! Lui le ha immaginate piene di persone.







Quest’uomo si chiama Adrian Paci ed era partito anni prima da casa sua a bordo di una nave. Quelle scale gli hanno fatto venire in mente la nave che servì a farlo partire da casa, dalla sua casa, dalla sua terra.

Adrian Paci è dovuto andare via dalla sua terra, non l’ha scelto lui, come accadde a San Cesario di Lecce nel 1460 quando la popolazione aumentò di numero grazie all’arrivo di albanesi e slavi capeggiati dall’imperatore dei Rumeni Teodoro Eurosio. Figlia mia il periodo aragonese per noi di San Cesario di Lecce e per tutta la nostra
Provincia fu caratterizzato da continue immigrazioni di Albanesi, Schiavoni, Greci, Rumeni ed Epiroti che, attraversato il canale d'Otranto, si insediarono nel Salento.
Ma così come allora questi uomini e donne furono costretti ad andarsene dalla loro terra anche il nostro amico Adrian ha subito 500 anni dopo la stessa sorte.
Eccolo il piccolo Adrian guarda:
Lo vedi? E’ quello con il fucile in mano? Come? Perché ha il fucile? Ma perché il suo paese aveva stabilito che tutti dovevano essere uguali, tutti con la divisa. Solo che uno doveva essere per forza d’accordo, nessuno poteva essere diverso, avere un vestito diverso e fare arte diversamente per esempio utilizzando tecniche nuove. L’arte era quella classica, come la fotografia solo che non si usava la macchinetta fotografica ma i pennelli.
E il nostro amico li usava i pennelli nel suo paese.
Poi è venuto in Italia e mentre aspettava per il permesso di soggiorno l’hanno fotografato. Vedi? E’ quello che sta nel cerchio!
Era importante per tutti quando l’hanno scelto per rappresentare tutti i bambini della sua terra con il fucile. A scuola, a casa e i parenti non gli parlavano d’altro. Si aspettavano grandi cose da lui, lui era stato scelto tra tutti i bambini del suo paese a essere il simbolo di tutti i bambini del suo paese.
Ma poi il suo amato paese
l’aveva costretto ad andare via con tutta la sua famiglia. Costretto! E lui soffriva, gli mancava il suo paese. Le due bambine avevano una sette mesi e l’altra 3 anni. Quella di sette mesi era troppo piccola per ricordare ciò che aveva costretto Adrian a scappare dal suo amato paese, ma la bambina di tre anni ricordava. Adrian le aveva comprato dei giocattoli. Lei raccontava delle storie ai suoi giocattoli, come quella del Gallo e del Gatto che prima giocano, poi si spaventano e poi sentono spari, vedono il fuoco. Ama tanto la sua terra Adrian, ma vedere sua figlia così, segnata dalle esperienze di violenza lo faceva stare male e gli impediva di tornare, così come lui voleva, di tornare a quel paese che l’aveva scelto per fotografarlo con un fucile in mano.
“Papà mi fai vedere la figlia di Adrian?” e io gli ho mostrato la foto:
“Papà perché la bambina raccontava queste storie piene di cose brutte alle sue bambole?” Bambina mia, ognuno di noi rimane segnato da ciò che vive, belle o brutte che siano le esperienze che ci emozionano, che ci danno il brivido, ci segnano per sempre! Il primo
bacio è emozionante vero? Allo stesso modo è emozionante il primo schiaffo! Capisci piccola mia?
Se io vivessi in un mondo pieno di violenza farei di tutto per andarmene, per allontanarmi, perché so che la violenza è come la peste, è contagiosa! Io ti proteggerò come Adrian ha protetto le sue figlie! “Grazie papà mio! Tu sei il mio papuzzo, papuzzo mio!” E tu sei il mio tesoro, il mio amore, il mio infinito bene! Ma cara Sara Adrian l’ha fatto per le sue figlie, ma l’ha fatto anche per lui stesso. Infatti i bambini che soffrono vivono nella speranza di essere indennizzati e fanno
permanere un bambino dentro di se che diviene famelico e bisognoso di un affetto infinito che non può essere ricolmato da alcunché! Adrian e io stesso in quanto genitori lo facciamo per noi, per non rimanere prigionieri di un ruolo, quello genitoriale, che è un viaggio nel tempo. Essere papà è un’attraversare un tempo, come il nomade che attraversa lo spazio. Ecco il genitore attraversa come il nomade il tempo e se non fa di tutto per consentire che il figlio faccia la stessa cosa se non gli consente di crescere, cosa ecco che il cammino si blocca, si rimane fermi, paralizzati nel ruolo di eterno bambino e di eterno genitore. Eterni melanconici prigionieri della nostalgia!
Adrian Paci si fa prestare una videocamera e registra le storie di sua figlia.
Dopo questa confidenza con il mezzo videocamera Adrian fa delle mostre, usa la fotografia e le riprese video. Un giorno suonano alla sua porta. Era la polizia! Adrian è preoccupato. “Papà perché è preoccupato se non aveva fatto nulla?” perché l’hanno abituato così. Se a te avessero detto che c’è qualcuno che, quando meno te lo aspetti, viene a metterti di fronte alle tue malefatte, e che questo può accadere in qualunque momento, e che questo è il tuo papà ,che magari è un papà che siccome il vicino di casa gli ha riferito che tu hai giocato a palla davanti alla sua casa e non l’hai fatto dormire, ti punisce senza sentir ragioni. Che cosa faresti se venisse la polizia onnipotente come il Padre Onnipotente a dirti di andare negli uffici? “papuzzo sei meraviglioso, tu queste cose non me le fai!”
Per una settimana il nostro Adrian Paci è nervoso, chiede alla moglie se riesce a ricordare qualcosa, scava nella sua memoria, non dorme la notte. Poi arriva il giorno della convocazione e va alla squadra mobile. Qui lo accompagnano all’ufficio violenza e abuso minori dove un funzionario di polizia gli mostra le foto delle sue bambine che hanno sulle spalle un timbro.
Adrian Paci gli dice che è pittura e che va via, e che i timbri sono una metafora. Adrian Paci spiega che il timbro vuole rappresentare il peso dall’uscita dal suo paese. Ma potrebbe significare il segno indelebile che il suo paese ha lasciato alle bambine.
Il poliziotto non capisce. “Come non capisce papà?” Figlia mia non capisce e sta a noi spiegare, ma vedi Adrian Paci ha tentato di spiegare e non c’è riuscito e per un artista, che vuole comunicare, è quanto di più frustrante ci possa essere. Sappi mia cara Sara che ci sono tanti mondi intorno a noi, ogni famiglia è un mondo. Questi mondi hanno cose in comune, ma hanno anche cose differenti, io ho imparato a guardare dentro ai mondi che mi capitano nella vita e a osservarli, per capire.
Fai altrettanto e vedrai che tutto andrà bene! “Grazie papuzzo”
Adrian Paci è emozionato, tutta quella tensione, tutta quell’attesa. E come sempre gli accade quando si emoziona poi diviene espressivo, fa un video, lo manda alla biennale.
Ma il video alla fine si chiude con le parole di Adrian Paci dirette al poliziotto che denunciano il fallimento, il suo fallimento, infatti dice “CREDIMI; SONO UN ARTISTA”. Chiede un atto di fede a chi non è riuscito a convincere con la ragione. Ma Adrian Paci è un uomo. Se gli avesse detto credimi sono un uomo, ecco che forse due uomini avrebbero comunicato le loro esperienze, ecco che forse gli avrebbe potuto dire delle sue preoccupazioni di padre.
E poi sai ha continuato ha sostenere che si chiede come possa agire un artista in un contesto che non è favorevole a un artista. Ma è la vita di ognuno di noi, infatti tutti incontriamo mondi che non ci sono favorevoli, non dico che siano ostili, ma sicuramente non ci favoriscono. Come tu a scuola. “Si papà a scuola ci sono bambini che ubbidiscono alla maestra e altri che si ribellano” ecco quelli che si ribellano considerano l’ambiente non favorevole all’alunno, come Adrian con il poliziotto.
“Poi Adrian ci è tornato nel suo paese? Ha portato le sue figlie dai nonni” Gli dico di si e gli racconto dei chioschi che Adrian trova nel suo paese dopo la caduta del regime che l’aveva reso un simbolo di bambino con il fucile. Lui trova i Chioschi dove i suoi connazionali facevano di tutto per vivere. C’era anche il chiosco dell’artista che faceva ritratti dalle foto, quadri ma anche documenti di morte falsi e visti di espatrio sempre rigorosamente falsi ma che se portati agli organi competenti e convalidati divenivano autentici!
Cara Sara Adrian Paci ha detto che questo dimostra che tutto è arte e quindi nulla è arte! Allora lui spinto da qualcosa si fa fare un certificato di morte e poi siccome nella sua terra, come
nella nostra, ci sono le prefiche (chiagi muerti in dialetto sancesariano donne pagate per piangere il morto decantandone le qualità) che da lui si chiama vajtoica lui ne chiama una e simula il suo funerale riprendendo tutto in un video. Io figlia mia non capisco la lingua di Adrian ma pare che la prefica fosse così brava da provocare la telefonata della madre per pregarlo di farla smettere, perché si era commossa e quindi la prefica era brava perché ha il ruolo di far commuovere gli altri.
Quando questa prefica che ha chiamato Adrian Paci era giovane e andava per i campi a fare la pastorella le sue amiche le dissero che aveva una bella voce e per questo lei decise di fare questa professione.
Adrian Paci aveva smesso di dipingere ma poi attraverso il fermo immagine del suo video di matrimonio ha ripreso. Fermava l’immagine e dipingeva facendone degli affreschi su delle installazioni
Così come è diretta l’immagine del video allo stesso modo la pittura di Adrian. Poi cara Sara rimane folgorato da un poeta, da Pier Paolo Pasolini, dal suo Gesù del Vangelo secondo Matteo e ne fa degli
affreschi.
“Ma quante cose fa questo Adrian Paci Papà!” Si! Come quella della Madonna scappata! “Come una Madonna è scappata?” Per i suoi conterranei è fuggita per quelli del Santuario Madonna del Buon Consiglio – Genazzano è stata trasportata in Italia dagli Angeli!
E Adrian Paci va al santuario e riprende la Madonna. Poi chiama tutti i suoi conterranei in Albania a proiettare questo filmato come se la Madonna fosse davvero li e ci fa un altro filmato che viene a proiettare nel Santuario Madonna del Buon Consiglio – Genazzano.
“E che ha voluto fare?” Ha voluto fare ritorno, per
sanare, simbolicamente ha fatto tornare lei e lei con lui e poi è rientrato portandosi appresso tutto questo dentro, nel suo cuore, nella sua anima.
Mentre era li la rete elettrica albanese aveva problemi di funzionamento e gli operatori commerciali si erano organizzati con i generatori elettrici a scoppio. Poi
c’erano i disoccupati in piazza, come da noi quando i braccianti in piazza aspettavano che il padrone venisse a chiamarli per il lavoro.
Lui prende venti generatori e venti disoccupati va allo stadio e fa accendere i generatori e lampadine.
“Papà ma quando finisce questa storia di Adrian?” Ecco è
finita sappi solo che a gaza i bambini palestinesi con degli specchi abbagliarono i soldati israeliani. “E che c’entra Adrian Paci?” Lui tenta di abbagliare noi, per non farci vedere la sua rabbia, la sua nostalgia infinita che lo vuole far tornare nella terra che gli ha sottratto l’identità, che l’ha illuso e poi deluso, ma che ha amato, ama e amerà per sempre!
“Papà è finita la storia?” Si! Sara è finita. “Buonanotte papuzzo!” Buonanotte Sara, amore mio.

Adrian Paci / Dettaglio evento

Dov'è casa - Adrian Paci
Eos Hotel
Sede Viale Alfieri 11, Lecce 73100Altre informazioni Tel +39 0832 230030
info@eoshotel.com http://www.vestashotels.it/ Data di apertura venerdì 05 settembre 2008Data di chiusura venerdì 05 settembre 2008
Gli artisti correlati
Adrian Paci

http://web.tiscali.it/adrianpaci/

http://www.teknemedia.net/pagine-gialle/artisti/adrian_paci/dettaglio-mostra/32696.html



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postato da: antoniobruno alle




























































































































































































































































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