martedì 23 settembre 2008

Addio primarie, addio PD

Addio primarie, addio PD
Addio primarie, addio PD

Giuro, è l’ultima volta. Poi tolgo il disturbo, sempre che valga qualcosa la considerazione di un cittadino elettore pensante, già iscritto ai DS, “fondatore” del PD con l’“Io ci sono” del 14 ottobre 2007. L’ultima volta, lo giuro, poi mi affiderò a questo “centralismo democratico” di ritorno, all’indirizzo, alla linea o al meno peggio. E’ “cosa loro”, dell’apparato politico, della “classe dirigente” - come molto piace dire a qualcuno - scegliere chi dovremo andare a votare nella prossima primavera per rinnovare il “consiglio d’amministrazione” della nostra Provincia.Il candidato c’è già: l’avvocato, senatore e presidente uscente Giovanni Pellegrino.Tutti d’accordo, solo piccoli distinguo e qualche richiesta di messa a punto di visibilità.Il Presidente è riuscito a mantenere unita la compagine, ha garantito la poltrona a quelli che in tempi non lontani si chiamavano i “cespugli”, messi a dimora ma completamente assenti nel territorio.Anche nell’assise che presiede ha smussato e domato i contrasti garantendosi il rispetto dell’opposizione. Un galantuomo che tutti tirano per la giacchetta, nonostante abbia dichiarato la sua stanchezza, il desiderio di ritirarsi, di godersi la vecchiaia magari regalandoci un buon libro di racconti: la seconda parte del suo “Cavallo Pazzo” sarebbe gradita.Non può essere che lui. Non c'è altri! Anche D'Alema è dello stesso avviso (e Veltroni? Veltroni che dice? Non è poi lui il segretario eletto? O non conta?).Sembra che la nostrana “classe dirigente” abbia paura di tentare il cambiamento, di provare a smuovere gli equilibri della 'pax' regnante. Non vuole sentirsi orfana di chi la garantisce.Ma la domanda viene spontanea. Oltre tutto quello che compete la “politica dei politici”, la vita e la quiete del palazzo, qualcosa è cambiato nel Salento?Di questo si dovrebbe parlare, o no?L’On. Ria si dice d’accordo sulla ricandidatura, s’è acquietato sul suo scranno alla Camera. Mette dei paletti, non li mette, non capisco il politichese. Ma cosa pensa del Salento del dopo Ria? Il Grande Salento è stata la risposta giusta al “Parco Salento”?Il Salento è ancora da amare? E' andato avanti o s’è seduto sulla sua piccola “gloria”?Ché questo sembra a chi guarda! Un Salento senza guida, senza progetto, senza ordine.Solo confusione, al di là dei balletti politici, delle conferenze stampa, della moltiplicazione delle Notti e delle notterelle, dei festival, delle rassegne, degli operatori culturali ad uso e consumo di Palazzi e palazzetti nulla è cambiato. Le strade son quelle di cinque anni fa, la segnaletica del Salento d’Amare, del Salento del turismo, dell’arte e della cultura, inesistente. Le beate (e odiate) parole del marketing territoriale sono rimaste parole. I centri storici dei nostri paesi sono 'abbandonati' a recuperi senza senso, senza rigore, senza disciplina. I motori dei condizionatori d’aria li ornano al pari degli “inutili” fregi antichi… e poi, e poi, e poi...Chi doveva guardare lì dove guardano le persone quando vengono qui a guardarci?Certo non il presidente ma qualche suo assessore sì. Se no a che serve star lì?La rinuncia alle primarie è la rinuncia del PD alla sua missione rinnovatrice. Addio PD viene da dire!Questi “dirigenti” non si accollano il rischio di doversi confrontare con se stessi e con quello che in questi anni hanno prodotto: rinunciare alle primarie significa rinunciare al dibattito, al confronto con gli amministrati. Non basta un'assemblea degli eletti per verificare la validità di un mandato. Eletti poi un po’ con l’affanno, timorosi di perdere posizioni, privilegi… Il quieto governare non sempre è il buon governare!A destra non si dice granché. La Senatrice Poli non è interessata alla poltrona. S’è sentito il nome dell’avvocato Gianni Garrisi e il guerriero De Cristofaro, sui muri della città, vuole liberare il Salento con un significativo svegliatevi!Già svegliatevi!
Mauro Marino
Caro Mauro, l’hai scritto con il cuore. Sei deluso dalla trasformazione di un ideale in una serie di calcoli di vittoria che nulla hanno a che fare con l’ideale stesso. Si respira aria di utopia nel tuo intervento, della amata utopia che tutti hanno messo in soffitta per lasciare occupare il salotto buono da belle poltrone e poltroncine, comode, confortevoli, ma poche. La corsa ad accaparrarsi la poltrona è cominciata! E tutti, anche quelli che non ci tengono, se fanno parte della squadra si affannano a non rimanere in piedi, c’è chi si siede subito sulla sedia che nessuno guarda all’inizio, ma che presto sarà appetibile appena tutte le poltrone saranno occupate. Adesso ci si deve alzare, il periodo della villeggiatura è finito e si deve tornare a casa per un po’ per stabilire chi dovrà occupare di nuovo la casa e, nel caso che ad occuparla sarà la stessa famiglia, a stabilire in quale stanza ognuno vivrà, sistemerà il materasso e i suoi bagagli con le cianfrusaglie. Triste operazione a scadenza di un lustro che obbliga gli occupanti a veder vacillare fragili certezze simili a lustrini. Riporre speranze nella miseria umana è esercizio velleitario. La fragilità della ricerca della sicurezza si trasforma in affanno e in preoccupazione. Non c’è bagno di folla che tenga, i mesi che precedono l’evento decisionale, l’ubriacatura di tre giorni di scrutini, è riempito di umane promesse. Promesse di un mondo migliore all’idealista e di pagnotte prelibate al Bertoldo. Promesse che sono piene d’illusione, promesse che fanno sognare, promesse che fanno sperare. Ma alla fine si tratta solo di rendere il condominio più bello ed accogliente! Eppure nessuno ne parla! Tutti vogliono le promesse, di questo o di quell’altro ma del condominio si occupano solitari grigi impiegati che lasciati soli fanno quello che possono e resistono nel fare quello che non possono. Spogliamo le elezioni delle promesse e scegliamo chi, secondo noi, renderà più bello ed accogliente il condominio. Null’altro. Il resto è superfluo. Cordialmente Antonio Bruno
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