domenica 13 luglio 2008

Né velo né veline



Né velo né veline

Né velo né veline
Emancipata = come Giuliana Sgrena che ha per motto “né velo né veline”.
di Antonio BRUNO
Ho seguito con attenzione l’intervista di stasera fatta a Giuliana Sgrena nell’atrio del Palazzo Ducale a San Cesario di Lecce. Ho seguito il racconto che ha fatto delle condizioni in cui vivono le donne nell’Islam, anche se, di Islam ce ne sono tanti, quello dell’Irak, quello dell’Algeria e quello della Tunisia ecc. ecc. tutti uno diverso dall’altro.
La questione della donna con il velo, dopo ampia trattazione delle situazioni che si realizzano in quei territori dell’Oriente, che la Sgrena riferisce in quanto testimone si riduce in questa risposta alla domanda di una donna in prima fila che desiderava sapere se ci fossero donne dell’Islam che portassero il velo per LIBERA SCELTA. La Signora Sgrena, sicura di se, risponde che una parte delle donne islamiche è obbligata con la forza a indossare il velo, un’altra parte è obbligata dai condizionamenti della società e le uniche che le indossano liberamente sono quelle che vogliono che IL POTERE SIA DELLA RELIGIONE, LA TEOCRAZIA.
Ora io sono un assiduo frequentatore del blog di Fabio De Nardis, Comunista di Rifondazione. In quel blog si affrontano questioni di comunismo, con un linguaggio da comunisti e siccome io comunista non sono e non capisco quel linguaggio leggo con rispetto ciò che si sostiene, le credenze e i valori che si espongono e anche se non li condivido io continuo a rispettarli. Non sono comunista e non conosco il comunismo allo stesso modo di come non sono Islamico e non conosco l’Islam.
Io penso che la Signora Sgrena (atea) abbia commesso un errore e abbia mancato di rispetto a un popolo che ha delle credenze religiose, che si possono condividere o non condividere, ma che comunque meritano rispetto.
Ho sentito lamentare la Signora Sgrena (atea) una sinistra che invita donne dell’Islam con il velo (credenti) che non piacciono alla Signora Sgrena (atea), e questo posso anche capirlo, ma arrivare a dire che bisogna invitare le donne che non desiderano portare il velo al posto di quelle che sono state invitate penso sia davvero un’enormità che non mi aspettavo, che mi ha lasciato prima basito e poi INDIGNATO!
Così per quanto riguarda la verginità. La Signora Sgrena riferisce che in Irak con 100 euro si ricostruisce l’imene perché altrimenti una donna islamica non si sposa. Poi sostiene che ciò è un’ipocrisia. Giusto! Ma liberamente queste donne scelgono la strada della ricostruzione dell’imene senza reclamare la libertà sessuale che le vedrebbe probabilmente rimanere zitelle o peggio ancora mettere a rischio la stessa sopravvivenza.
Ma ci saranno comunque delle donne che per i valori in cui credono arrivano vergini al matrimonio, ci sono persino delle ragazze di San Cesario di Lecce che desiderano arrivare vergini al matrimonio per le loro credenze religiose, e anche queste non possono essere giudicate perché meritano rispetto.
Come meritano rispetto quelle donne che, interpellate dalla Consigliera Antonella Mangia si sono dichiarate indisponibili addirittura di sentire parlare di aborto, vanno rispettate e non giudicate come donne arretrate e quindi, di conseguenza non emancipate.
Ma la faccenda assume contorni paradossali quando la Signora Sgrena parla delle donne Islamiche che dopo aver visto che concetto si erano fatto i loro uomini delle emancipate donne italiane che fanno le veline alla TV decidono di rimettersi il velo perché non si ritengono ascrivibili a quel tipo di donne veline ( che dal loro punto di vista sono degradate e senza dignità), sembrerebbero quasi dire: Si al velo, no alle veline! E la Signora Sgrena del “IL CORPO E’ MIO E ME LO GESTISCO IO” che fa? Dice che le Islamiche hanno ragione, che la colpa è delle veline, delle tette al vento e dei balletti sconci! Ma Come? Assistiamo allo spettacolo di una Signora Sgrena bacchettona e moralista?
Da basito giungo a divenire esterrefatto. Sono qui ancora che mi chiedo che cosa desideri la Signora Sgrena? Vuole che le Islamiche siano aiutate a emanciparsi, e nello stesso tempo DESIDERA MORALIZZARE LE DONNE ITALIANE.
Una novella inquisizione senza Sant’Uffizio? Una novella inquisizione questa volta ATEA CHE IMPONE IL modello UNICO DELLA Signora Sgrena?
Una aristocrazia formata dalla Signora Sgrena e dalla Consigliera Antonella Mangia che decide chi è emancipato e e in che modo DEBBA EMANCIPARSI E chi invece è in uno stato di sofferenza e di violenza DI DEGRADO E DEBBA ESSERE SALVATO.
Io parto dal presupposto che ciò che io faccio per fede se fossi costretto a farlo per legge sarei sotto la più spietata delle dittature.
Io sono credente e volontariamente cerco di mettere in pratica il Vangelo con risultati per la verità deludenti. Ma lo faccio per mia libera scelta. Una minoranza dell’Islam con l’integralismo ha preso una strada che non condivido anche se rispetto sapendo che la maggior parte dell’Islam non è integralista. Io ci parlo con i fratelli dell’Islam e ci sono anche a San Cesario di Lecce.
Nonostante queste considerazioni alla fine la Consigliere Comunale Daniela Litti ha preso l’impegno di iniziare a conoscere le esigenze della comunità Islamica di San Cesario di Lecce. Buona cosa. E soprattutto è buona cosa dare protezione a chi, liberamente, intenda uscire dall’Islam e dalle sue regole e non possa farlo perché metterebbe a rischio la sua vita. Questo si può fare. Ma un ateo come la Signora Sgrena dovrebbe avere rispetto di chi ateo non è!


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