lunedì 7 luglio 2008

felicità



felicità

Comu sta canta lu core miu
me sentu comu nnu cardillu
me pare ca su strhiu
A cci ne ticu sine
a cci ne ticu none
sentu lu lamentu te quiddrhu
parlu te le serate bbone
Comu ha cangiuatu tuttu
intrha alla vita mia
felice e spensieratu
uardu luntanu e bbiciu
nna vita noa cu DDiu
comu a n'paraisu

Comunque se prestiamo una qualche attenzione all’effetto che gli eventi hanno su di noi, ci accorgiamo di avere già sperimentato un diverso tipo di coincidenza, una convergenza di eventi che ci ha lasciati scossi. Nel momento in cui si verifica una coincidenza simile sappiamo che ci sta capitando qualcosa di importante, carico di significati. Percepiamo e vediamo, nell’accidentalità, un elemento significativo. Mentre ad altri questo potrà sembrare frutto del caso u una “semplice coincidenza”, la nostra esperienza ci dice che sta succedendo qualcosa di radicalmente differente.
Carl Gustav Jung ha chiamato questo secondo tipo di coincidenza significativa “sincronicità”. (Robert H. Hopcke Nulla succede per caso saggi mondadori pag. 5)

La forza di Nietzsche di Vito Mancuso

http://www.ilfoglio.it/soloqui/650

omissis……. parla della forza come di una realtà da cui non è dato uscire ma con cui fare i conti, a volte anche giungendo alla sottomissione. Io sostengo infatti che il mondo è governato dalla forza, da ciò che i greci chiamavano “ananche” e i latini “necessitas”, una concezione che, per alcuni cattolici, mi collocherebbe addirittura al di fuori del cristianesimo……….
omissis…….Scriveva Dietrich Bonhoeffer dal carcere di Tegel il 21 febbraio 1944: “Mi sono chiesto molte volte dove passi il confine tra la necessaria resistenza e l’altrettanto necessaria resa davanti al destino”. Bonhoeffer diede la vita per resistere, e tuttavia vide anche la necessità della resa: “Dobbiamo affrontare decisamente il destino – trovo rilevante che questo concetto sia neutro – e sottometterci ad esso al momento opportuno”.......omissis
Il dramma, e però anche il bello della vita, è che nessuno sa a priori se nella circostanza concreta occorre resistere o arrendersi: “I limiti tra resistenza e resa non si possono determinare sul piano dei principi”. Ne viene che escludere a priori uno dei due atteggiamenti, incasellandosi in modo preconcetto o nella perenne resistenza-opposizione al mondo propria della sinistra, oppure nella perenne resa-conformazione della destra, significa mortificare la libertà e spegnere la profezia……omissis………………
L’ordine del giorno l’ha già scritto lui: “Compito futuro dei filosofi: il filosofo deve risolvere il problema del valore, deve determinare la gerarchia dei valori” (“Genealogia della morale”, pag. 44; corsivo di Nietzsche). Tutta la filosofia e la teologia si giocano qui. In particolare, il compito specifico della teologia non è informativo, ma performativo (Performativo (atto verbale) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. L'atto performativo fa parte della Teoria degli atti linguistici elaborata da Austin (Lancaster il 26 marzo 1911 - Oxford 8 febbraio 1960). Mediante l'atto performativo si compie quello che si dice di fare, conseguentemente si produce immediatamente un fatto reale. Si contrappone all'atto costatativo che si limita a costatare, ad affermare qualcosa, descrivendo il fatto.):
come è fatto il mondo non tocca a lei dirlo, a lei tocca, all’interno di un mondo fatto così, suscitare negli uomini il desiderio di vivere nell’amore di Dio, all’insegna del bene e della giustizia. Il mondo è fatto così, è forza, e tu sei chiamato a immettervi la forma più alta e più pura della forza, che è l’amore. Il cristianesimo vivrà, se saprà rifondare il bene quale valore supremo perché dotato di maggiore “forza”. Il resto sono solo chiacchiere, sterili dispute teologiche che, extra moenia (Extra moenia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera è una locuzione latina che significa fuori le mura della città. Questa locuzione è rimasta nella denominazione di alcune località o edifici (specialmente chiese) come loro attributo in quanto nell'epoca della loro fondazione o costruzione essi erano periferici rispetto al centro urbano principale (di solito circondato da mura). L'attributo viene quindi mantenuto come retaggio anche quando ormai l'edificio è inglobato nel centro urbano, come nel caso della Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. Attualmente la locuzione viene utilizzata per indicare un evento avvenuto o un'attività svolta fuori dalla sede appropriata o l'utilizzo di oggetti fuori dal luogo dove vengono utilizzati normalmente.), non interessano più a nessuno.

Vito Mancuso
E' docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni "Hegel teologo" (Casale Monferrato 1996), "Il dolore innocente" (Milano 2002), "Per amore. Rifondazione della fede" (Milano 2005). Il suo lavoro mira alla costruzione di una "teologia laica", nel senso di rigoroso discorso su Dio, tale da poter sussistere di fronte alla scienza e alla filosofia.

Egregio Professore Mancuso,
lei scrive: “Io sostengo infatti che il mondo è governato dalla forza, da ciò che i greci chiamavano “ananche” e i latini “necessitas”, una concezione che, per alcuni cattolici, mi collocherebbe addirittura al di fuori del cristianesimo”
Mi scusi prof, ma lei ha detto ciò che tutti sappiamo circa il mondo, persino Paolo di Tarso si chiedeva:
Scrive Paolo di Tarso nella Lettera ai Romani:
“Dunque ciò che è buono divenne morte per me? No, certo! Ma il peccato, per manifestarsi come tale, mi diede la morte per mezzo di ciò che è buono, affinché il peccato, per mezzo del precetto, si riveli in tutta la sua malvagità.
Sappiamo infatti che la legge è spirituale, ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Non comprendo quel che faccio, perché non faccio quel che voglio, ma quello che odio. Or, se io faccio quel che non voglio, riconosco che la legge è buona. Dunque, non sono io che faccio il male, ma il peccato che abita in me.
So infatti che non il bene abita in me, cioè nella mia carne, poiché il volere sta in mia mano, ma non il fare il bene, poiché non faccio il bene che voglio, bensì il male che non voglio. Or, se io faccio ciò che non voglio, non sono io che lo faccio, ma il peccato che abita in me. Io riscontro dunque in me questa legge, che volendo fare il bene, mi si presenta il male. Difatti, secondo l'uomo interiore, provo diletto nella legge di Dio, ma vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio: per Gesù Cristo, Signore nostro! Dunque, io stesso, con la mente servo della legge di Dio, ma con la carne servo della legge del peccato.”Romani 7, 13-25
Ecco quindi accertato che nulla di nuovo è sotto il sole!
Ma la spiegazione alle domande che si fa Paolo, giunge estremamente elegante ed esaustiva da Renè Girard che nella sua antropologia in sintesi dimostra che la costruzione antropologica artificiale che viene definita “Mondo” che per l'appunto è stato fondato una prima volta e da qui il ricorrente “dalla fondazione del Mondo” dei testi sacri, è causa e ed effetto allo stesso modo di ciò che lei ricorda abbiano definito i greci “ananche” e i latini “necessitas”.
Solo la consapevolezza di ciò che determina meccanicamente la costruzione antropologica artificiale chiamata mondo porta alla possibilità performativa di cui lei accenna nelel conclusioni del suo ragionamento. Consapevolezza che la costruzione antropologica artificiale chiamata mondo è nata ai fini della divisione dei compiti tra le persone umane e della conseguente redistribuzione dei beni. Ma anche dalla presa d’atto che la costruzione antropologica artificiale chiamata mondo è stata traviata dalla inconsapevolezza, che ha generato l’illusione di ottenere la vita eterna, attraverso l’appropriazione e accumulazione dei beni materiali che andrebbero invece ridistribuiti così come statuito dalla ragione “fondante” del Mondo.
Sgombrato il campo quindi dalla sua preoccupazione, che io ritengo assolutamente infondata, di risultare eretico poiché consapevole della forza e della scoperta (per la verità che altri prima di lei hanno fatto) che il mondo è governato dalla forza, c’è da disquisire in merito alla preoccupazione di Dietrich Bonhoeffer dal carcere di Tegel il 21 febbraio 1944: “Mi sono chiesto molte volte dove passi il confine tra la necessaria resistenza e l’altrettanto necessaria resa davanti al destino” che lei fa sua.
Ora siccome Gesù ci ha lasciato lo Spirito Santo, lavorando su se stessi in un cammino di ascesi, e quindi lasciando sempre più spazio allo Spirito, (che ricordo a me stesso è Dio) il confine tra resistenza e resa risulta assolutamente visibile e distinguibile e altrettanto la scelta tra le due opzioni poiché l’Eterno è esterno e sopra al Mondo e quindi dal di fuori del sistema è in grado di scegliere, avendo avuto spazio dentro di noi.
Circa le sue conclusioni non si può che condividerle senza però il velo di scetticismo da cui sono attraversate. Coraggio!
Cordialità
Antonio Bruno


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