domenica 8 giugno 2008

Io sono un asino!



Io sono un asino!

Caro Gesù,
mi trovo a scrivere cose che provengono dalla osservazione della realtà, mi rendo conto che sono una persona “scomoda” prima di tutto per me che mi crogiolo nella pigrizia e che non desidero “sporcarmi le mani” con frequentazioni che non prevedono quello che è stato valido per me. Io ho la lettura del vangelo, la preghiera come fari che mi guidano, ma so anche che se non amo chi vedo, chi mi sta accanto, non amo Te!
Tu sei questi fratelli e queste sorelle che vedono nel fare velleitario e senza Te la soluzione della loro azione esistenziale prima che sociale.
Fratelli e sorelle che hanno costruito la loro confraternita for4mata da tre quattro persone, si sono fatti presedente, vice presidente e segretario e si sono messi il cuore in pace.
Io posso tacere? No!
Questa cultura dell’esclusione, del diverso che viene “fatto fuori”, che viene messo alla porta mi deve vedere presente come oppositore e non come complice e nemmeno mi sento di fare un peccato di omissione.
Ho scritto come vedo le cose dopo aver detto e rimanendo inascoltato mi sono visto costretto ad assistere alle azioni velleitarie, inconcludenti e narcisistiche che hanno portato al totale fallimento.
Sonio qui mio Signore, qui a Tua disposizione, fai di me quello che ritieni opportuno. Lo dico dopo la ribellione di ieri. Ieri che mi ha visto osservare il mio EGO che convulsamente di opponeva, il mio Ego che mi sussurrava che non meritano nulla, sono presuntuosi, si mettono in mezzo senza avere la minima idea del da farsi. Il mio Ego che mi sussurrava che mi mettono da parte perché hanno il protagonismo che li dilania, che gli impedisce di accettare collaborazioni. Il mio Ego che mi diceva che io sono un professionista e loro dei miserabili cialtroni arroganti e presuntuosi che messi nelle condizioni di avere un bicchiere e una matita non sono in grado di disegnare una vocale la o appunto perché incapaci inetti e ignoranti. Il mio Ego gonfio tronfio che si ergeva su tutto e su tutti e che mi incitava mandarli affanculo questi miserabili cialtroni, di lasciarli marcire nella loro mediocrità nella quale sguazzano!
Ma questa non è la strada che mi hai insegnato Tu, la strada della povertà, quella che io voglio imitare. Dopo aver osservato il mio Ego e dopo una giornata di preghiera ecco che è sgorgata una prima lettera e poi ancora un’altra. Io desidero imitarti mio Signore Creatore del cielo e della terra, io desidero imitarti in quel “NULLA VOGLIO, NULLA POSSIEDO E NULLA SO!” che Tu mi hai insegnato. Tutti gli altri sono più bravi di me, nessuno escluso, io sono il più asino, il più idiota e il più miserabile di tutti!
Sia fatta la Tua volontà
antonio

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”.
Come vivere questa Parola?In questo bellissimo discorso della montagna di Galilea, Gesù si mette ad ammaestrare i discepoli; insegna loro che seguire la sua strada richiede un nuovo modo di pensare, di vedere, di concepire il regno di Dio. Nel libro 'Gesù di Nazaret', il Papa spiega a proposito, come le beatitudini vanno lette nel contesto della Bibbia per capirle fino in fondo, perché sono la trasposizione della croce e della risurrezione nella vita del discepolo: "Il loro significato non può essere spiegato solo in modo teorico: viene proclamato nella vita, nella sofferenza e nella misteriosa gioia del discepolo, che si è donato interamente al seguito del Signore".Quindi il modello per il discepolo è Gesù stesso che ha vissuto le beatitudini nella propria vita fino alla morte di croce e così ha per sempre capovolto e trasformato i valori del mondo, offrendo ad ogni persona la promessa di beatitudine in questa vita e poi nella vita eterna.Matteo, nel suo vangelo, presenta Gesù come il vero Beato, il Povero che non aveva dove posare il capo (Mt.8,20), il Mite che può dire con autorità: "Venite a me che sono mite e puro di cuore..." (Mt 11,28), l'Uomo di pace che soffre in persona per il regno di giustizia e di pace.In qualche modo anche noi siamo poveri, affamati, in pianto; siamo alle volte rigettati, perseguitati, presi di mira, perché cerchiamo di vivere e testimoniare le realtà dell'oltre che chi non crede, fatica a comprendere. Non dobbiamo lasciarci spaventare o cedere ai compromessi: Gesù ci chiama beati perché la Promessa si realizza già per noi che accettiamo le sofferenze così come si presentano, giorno per giorno, riconoscendole con gli occhi della fede come nient'altro che la trasposizione della croce e della risurrezione nella nostra storia. Questa nostra vita di testimonianza della speranza in Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo diventa in se stessa un invito ai fratelli ad accogliere la promessa delle beatitudini.Oggi, nel mio spazio di silenzio, rileggo le Beatitudini e mi domando se sono veramente cosciente della mia dignità di figlio/figlia di Dio e discepolo/a di Gesù.Signore Gesù, ti ringrazio per il dono della fede e ti chiedo di aprirmi a vivere con più consapevolezza i valori delle beatitudini, per essere veramente tuo amico; e alla tua sequela raggiungere il Regno promesso con tutti coloro che tu mi poni accanto.La voce del PapaSe l'uomo comincia a guardare e a vivere a partire da Dio, se cammina in compagnia di Gesù, allora vive secondo nuovi criteri e allora un po' di èschaton, di ciò che deve venire, è già presente adesso. A partire da Gesù entra gioia nella tribolazione.Benedetto XVI
Come vivere questa Parola?Questa è la prima delle beatitudini che è l'apice del vangelo di Gesù. E se "vangelo" vuol dire notizia lieta, è significativo che il suo vertice sia il ripetersi (per otto volte!) della parola "beati" che significa felici. Proprio con la categoria della felicità, anzitutto, bisogna fare i conti con una domanda di fondo: chi è l'uomo felice? Il vocabolario della Treccani dice che "è colui che si sente pienamente soddisfatto nei suoi desideri, ha lo spirito sereno, non turbato da dolori e preoccupazioni e gode di questo suo stato". Ma allora bisognerà fare il punto proprio sui "desideri". Oggi soprattutto, in cui la società del benessere sollecita l'uomo a desiderare sempre di più ma in campo economico – materiale. E bisogna anche dire che il mondo in cui viviamo è un mondo per lo più di sazi ma insoddisfatti. Lo denuncia il fatto che, oggi in Europa, i suicidi sono sessantamila ogni anno, più delle vittime per incidenti stradali. Ed è significativo che le statistiche dicono che là dove è più esorbitante la soglia dei redditi, l'indice di felicità si abbassa. È qui che "beati i poveri" diventa, oggi, terapeutico. Non perché chi è ricco debba disprezzare le sue ricchezze. Dal denaro alla roba, alla cultura, a ogni capacità esse vanno gestite nell'ottica cristiana. Ciò significa, sostanzialmente, che tutto mi è stato donato e, se lo tengo stretto, lo perdo, soffocandolo nel mio ego; se lo dono (cioè se me ne servo per far star bene anche il mio prossimo) lo trovo, e Dio lo moltiplica nel mio cuore.Oggi, nella mia pausa contemplativa, respiro in cuore quell'aria di libertà che è dentro la beatitudine dei poveri nello spirito, quello star bene non perché ho tanti beni materiali ma il Bene per eccellenza.Signore, dammi il tuo bene, dammi te che sei il Sommo Bene e una grande gioia: la felicità di far contenti gli altri.La voce di una santa dei nostri giorni Quando le cose si impadroniscono di noi, diventiamo molto poveri. Dobbiamo liberarci dalle cose per essere pieni di Dio.Madre Teresa di Calcutta
Dalla Parola del giornoRallegratevi ed esultate, voi che oggi siete nel dolore, perché già vostro è il Regno dei cieli.Come vivere questa Parola?Questa acclamazione al vangelo di oggi ci aiuta a penetrarne il senso, attualizzandolo. Sì, la pienezza dell'essere beati noi l'otteniamo nella vita intramontabile, dopo la morte. Ma già ora qui noi possiamo in qualche misura "rallegrarci ed esultare" per una gioia, quella del Regno di Dio nel nostro cuore: una gioia che il mondo può irridere però non può strapparci. Certamente la pagina delle Beatitudini segna l'apice del "manifesto di Gesù" contenuto nel discorso della montagna. E segna anche l'apice della "rivoluzione", operata e proposta da lui. Sì, un vero scardinamento della mentalità mondana di tutti i tempi. Non l'avida ricerca della ricchezza, non l'esercitare potere e prepotenza, non la corsa al piacere, non l'attirare a sé cose e persone ti danno la gioia, ma esattamente l'opposto: l'esser poveri per amore di Cristo, l'essere miti perdonando le offese, l'essere misericordiosi soffrendo piuttosto che facendo soffrire. E' in questo capovolgimento che si opera una misteriosa alchimia: il dolore si trasforma in gioia, in luce del Regno nel profondo del cuore.Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo a Gesù di memorizzare qualcuna delle beatitudini: per esempio questa "Beati i miti perché possederanno la terra". Dammi, Signore, la capacità di resistenza silenziosa e piena di pace nei conflitti della giornata. Che provocato, io non risponda; che offeso, io perdoni, che messo a cimento, io pazienti. Dammi largo sorriso e cuore paziente perché la tua mitezza sia beatitudine del Regno in me e attorno a me.La voce di un grande santoTornando io nel mezzo della notte, in un inverno fangoso e rigido, giungo alla porta del convento e dopo aver picchiato e chiamato, viene un frate e mi dice: "Vattene, non è ora decente questa di arrivare, non entrerai". Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima.S. Francesco di Assisi
Dalla Parola del giornoBeati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno di Dio.Come vivere questa Parola?Nel discorso della montagna che trova il suo apice nella proclamazione delle beatitudini, Gesù ci svela il suo più profondo desiderio: quello di vederci beati. Si tratta però di quella felicità che sperimentiamo se, con Gesù, lasciamo spazio in noi ai desideri dello Spirito, non a quelli dell'egoismo.Il mondo dice: beati i ricchi, i potenti e i prepotenti, beati quelli che si fanno avanti con qualsiasi mezzo, beati quelli che spremono piacere a qualsiasi prezzo.Gesù c'invita a guardare in profondità e a cogliere ciò che veramente conta. E' poi ciò che già ora ci dispone a una profonda gioia, anche nelle difficoltà, perfino nel dolore perché crea in noi le condizioni vere, concrete per vivere insieme a Gesù, assumendo i suoi criteri di valutazione e il suo modo di amare.Nell'esercizio spirituale di oggi, mi soffermo sulla prima beatitudine chiedendo allo Spirito un cuore sgombro da avidi desideri di possesso e da attaccamenti a ciò che mi serve. Verbalizzerò così:"Dammi un cuore povero e arricchiscimi del tuo amore". Regalerò, potendo, qualcosa di mio.La voce di una fondatrice"Sono sempre in una gioia profonda, anche se spesso essa coesiste al dolore. Sono schiacciata, annientata. Eppure il Signore mi calma".Piccola Sorella Magdaleine


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