giovedì 1 gennaio 2009

Per essere umano devi amare altrimenti cominci ad assomigliare pericolosamente al Computer che hai davanti

Per essere umano devi amare altrimenti cominci ad assomigliare pericolosamente al Computer che hai davanti
di Antonio Bruno

Non avevo mai sentito parlare di Antonio Rosmini. Il primo che ne ha parlato in mia presenza è stato il Prof. Fulvio De Giorgi in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano" il 28 dicembre 2008 nell’emiciclo della sala conferenze del Museo Provinciale di Lecce “Sigismondo Castromediano”. Eppure frequento quest’ambiente delle Parrocchie dall’infanzia!
Apprendo che Antonio Rosmini è stato amico di Alessandro Manzoni e ha vissuto, come Alessandro Manzoni, nel Lombardo – Veneto provincia dell’Impero Austro Ungarico. Ma di Alessandro Manzoni ne ho piene le orecchie perché nel biennio delle scuole superiori mi è stato propinato dalla mia insegnante di lettere in tutte le salse, capitolo dopo capitolo, ma di Antonio Rosmini nulla di nulla,nemmeno un accenno.
E a te? Non ti girare dietro dico a te che mi leggi, che fai scorrere lo sguardo sulle mie povere parole. Tu mentre divieni consapevole del tuo respiro e mentre senti le tue gambe a contatto della sedia su cui sei seduto e rifletti che in effetti di Rosmini anche a te non ha detto nulla nessuno potrai aggiungere, magari tra qualche mese, che avendo letto uno scritto di tal Antonio Bruno da San Cesario di Lecce sei venuto a conoscenze dell’esistenza di Antonio Rosmini .
Intanto sappi che c’è stata la beatificazione il 18 novembre 2007 che insieme a quanto scritto da Papa Benedetto XVI ovvero il cardinale Joseph Ratzinger ha portato l’attenzione di molte persone su questo uomo che veniva considerato un monello, uno che creava problemi. Anche Gesù subì la stessa sorte nonostante Pilato non se ne facesse una ragione e non capisse quali fossero i problemi che Gesù creava ai sacerdoti del tempio di Gerusalemme.
Quello che mi ha colpito però e l’aver saputo che per Antonio Rosmini c’è una sostanziale identità tra intelligenza e Carità.
Forse la formula risulta difficile proprio in riferimento al pensiero di Rosmini. Ma tu, se non ti sei già dato alla macchia dopo la lettura di queste poche frasi, ti chiederai, come io segretamente spero nel mio cuore tu ti chieda, perché? Ma perché dire che intelligenza e Carità sono identiche può avere, come peraltro ha, un doppio significato.
Il primo significato è che l’intelligenza e la Carità (ovvero l’AMORE) si sommano e si accostano.
Il secondo significato è che esista l’intelligenza della carità.
Questo genitivo “della Carità” (avete visto che bella espressione linguistica? Genitivo!che significa che viene normalmente usato per esprimere una specificazione) e questo “della Carità” può essere sia oggettivo che soggettivo.
“della Carità” oggettivo: l’idea che la Carità deve essere illuminata dall’intelligenza
“della Carità” soggettivo: l’intelligenza deve illuminare la Carità.
Ma può anche indicare l’idea che la Carità possiede di per se un’intelligenza e che l’intelligenza appartiene alla carità, e quindi avremo un genitivo possessivo.
Spero che quanto scritto sia servito anche a illuminare meglio in che modo possiamo specificare un concetto.
L’intelligenza della Carità, secondo Rosmini, è la forma più vera dell’intelligenza al punto che non c’è intelligenza fuori dalla Carità.
L’anima dell’intelligenza è il fuoco della Carità che se vissuta e testimoniata ha di per se una sua profonda intelligenza.
Ovvero la carità è il metodo giusto per cercare la Verità.
Ci sono dimensioni della Verità che si lasciano accostare solo in un atteggiamento di distanza e solo se assumiamo un distacco e un pensiero freddo e lucido. Ma altre dimensioni possono essere accostate solo nell’amore.
Non capiremmo nulla se non ci lasciamo coinvolgere e se non incontriamo amorevolmente quelle realtà.
Se dobbiamo valutare quantità e freddi dati numerici, più siamo staccati, non coinvolti emotivamente, meglio ci accostiamo alla Verità.
Ma se dobbiamo affrontare relazioni con le persone umane da cui si concretizzano valori non è adeguato essere distaccati ma questo distacco è addirittura un ostacolo a una relazione VERA.
Il senso amoroso delle relazioni può essere capito solo con un coinvolgimento emotivo personale.
Non si possono misurare le relazioni con metodi di calcolo aritmetico così come il calcolo statico per stabilire quanto peso può sopportare un solaio non può essere risolto sentimentalmente.
E qui c’è il pensiero di Antonio Rosmini (uno degli innumerevoli pensieri ma l’unico di cui io sono a conoscenza ad oggi): “La perfezione cristiana si raggiunge disponendo tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza.”
La spiegazione che ho ascoltato e che vi riporto:
L’intelligenza è la capacità di andare all’essenziale.
L’essenziale è il bisogno di conversione all’Amore di Dio e riuscire a vedere quello che è necessario nei fratelli.
Convertirsi a Dio nella fedeltà a ciò che ci accade durante la vita.
E questo accade nel posto in cui sei e nel tempo in cui sei ovvero “Qui e Ora”.
Afferma in sostanza Rosmini che io dove sono rimango e svolgo i miei compiti lieto e appagato per qualunque condizione mi è data e tutto questo lo faccio in controtendenza al mio naturale essere insoddisfatto dello stato in cui sono.
Ma Rosmini dice di più. Spiega come servire i fratelli: e tu spero che ancora stia leggendo queste mie povere parole e a questo punto auspico che ti chieda: Come?
Facendo le opere che il Signore ci mette davanti e cercando di portarle a termine.
Che significa :
Non essere schizzinoso nei confronti delle esigenze dei fratelli;
Non lasciarti esaurire avendo presente i tuoi limiti. Perché non puoi essere l’attaccapanni di tutti in quanto in tal caso giungerà il tempo in cui, se tu insisti in questa sconsiderata disponibilità, avrai a tua volta necessità di trovare un attaccapanni ma questa volta per te;
Non essere incostante e porta a termine le tue opere.
Ma Rosmini mi fa anche divenire consapevole di come fare a sapere quanta Carità esprimo.
Ho uno strumento di verifica che è L’ANALISI DELLA CROCE.
Una Carità che abbraccia se esclude fallisce (legno orizzontale croce)
Verticale e piantata nel terreno (Carità che sostiene sparendo dentro la vita essendo invisibile, Carità che sta nel dolore, nella sofferenza e nella morte) ovvero fedele e quella verso il cielo.
Analizzo la Croce e faccio l’analisi della Carità della mia vita e anche quella sotterranea senza fuggire dalle situazione oscure della mia vita.
La Carità solo pensata non è Carità.
La Carità non è un affetto del cuore.
Carità è tutta azione,
Carità è tutta vita,
Carità è tutta opera.
L'arché (Greco: ἀρχή), che può essere inteso con due significati: principio che è apparso cronologicamente per primo e quindi generatore (ciò che ha prodotto il mondo, ovvero l'elemento alla base di ogni altro ente) e principio conservatore (ciò che mantiene in vita il mondo, senza di esso nulla potrebbe esistere) secondo Antonio Rosmini non può essere solo una forza ceca da cui tutto ha avuto origine. Il principio, il senso, non può essere solo un ordine che si realizzi, ma qualcuno che agendo e pensando AMA.
La sostanza di tutto è la Carità!
Tutti i dogmi della fede altro non sono che MISTERI DELL’AMORE.
Ed eccoti rivelato da Antonio Rosmini che per essere umano devi amare altrimenti cominci ad assomigliare pericolosamente al Computer che hai davanti.
Infine, se siete riusciti ad arrivare sino a qui, e vi assicuro che se l’avete fatto siete degli EROI, intendo proporVi (per premio) un testo di Rosmini adatto più che mai ai nostri tempi:
“Non sono i soli monarchi che aspirano all’onnipotenza: tutti gli uomini ne portano innato l’istinto. Quando voi vedete alcuno che stride e schiamazza contro il dispotismo di un Governo, non correte subito a crederlo un grandissimo liberale: badate piuttosto se il dispotismo che egli aborre cotanto nel Governo esistente, lo aborra ugualmente per se stesso: questo è quello che è difficile a rinvenirsi; il vero liberalismo sta nell’infrenare il dispotismo proprio, più ancora che l’altrui. L’esperienza mostra che quelli, che più l’amano per sé, sono i più furiosi combattenti contro il dispotismo esercitato dagli altri; ed è ben naturale che i meno atti a portar pazienza siano quelli che hanno un carattere violento, un’anima da despoti.” (A. ROSMINI, La Costituente del Regno dell’Alta Italia in Scritti politici, a cura di U. Muratore, Edizioni Rosminiane Sodalitas, Stresa 1997).

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