sabato 3 gennaio 2009

Non voglio insegnare la vita a nessuno, non pretendo di cambiare il mondo, ma di sicuro un certo mondo non cambierà con me!


Non voglio insegnare la vita a nessuno, non pretendo di cambiare il mondo, ma di sicuro un certo mondo non cambierà con me!
di Antonio Bruno

dall’ultima Omelia di Don Marco Pozza a Padova:”…..ed io vedo ragazzi che piangono quando parlo di Dio, ma non perché sono un Genio, perché so che il Vangelo ti fa piangere se ti viene presentato li, nella maniera giusta… io ci provo e domani mattina ci riproverò, ci riproverò finché non mi stanco.”


In questa giornata di festa ecco che come al solito sono curioso e, come afferma Umberto Broccoli, per tale stesso fatto continuamente insoddisfatto e a caccia di spiegazioni che soddisfino la mia curiosità.
Ad esempio prendiamo il fatto che, pur essendo il balcone del mio appartamento coperto, vi si infiltra dell’acqua e questa, facendosi strada, va a cadere sul balcone della mia vicina che ha l’appartamento al piano sotto al mio, l’acqua ha trovato il modo di entrare, da sola ha ricavato un passaggio e, sempre da sola, è andata a far visita al piano di sotto con enorme disappunto da parte della mia vicina.
L’acqua che sembrava non fosse più ospite del balcone è invece apparsa e, come affermato da Eraclito di Efeso, “Chi non si aspetta l'inaspettato non scoprirà la verità”.
Oggi ho conosciuto don Marco Pozza cellulare 3494339242 che ha un fratello più piccolo che si è laureato e sta diventando prete pure lui.
Don Marco Pozza è entrato in seminario che aveva dieci anni. E lui stesso afferma:
“Finita la prima elementare, ho deciso di partire da casa. Ero stanco dell’ambiente, un paese piccolo. Alle scuole elementari quello che si poteva combinare l’avevo combinato tutto, e ho deciso di entrare in seminario. Avevo 10 anni e mezzo! Primo perché la figura del prete del mio paese mi piaceva. Mi piaceva questo prete che si confondeva tra la gente, e che ogni giorno se ne inventava una per cercare di accattivarsi i ragazzi. Secondo perché ero stanco. Io sono uno spirito ribelle che per divertirsi ha bisogno di cambiare. A 10 anni io volevo diventare un prete. Come il prete del mio paese. E per fare il prete come il prete del mio paese dovevo andare in seminario. Solo che quando sono entrato a 10 anni e mezzo io ho vissuto tutta la mia giovinezza. Ho avuto una morosa per 4 anni ed ero in seminario però in seminario si vive la giovinezza!”
Sono davvero contento di aver ascoltato queste cose da don Marco, non me le aspettavo e proprio perché non me l’aspettavo, non riuscivo a scoprire la verità. Capperi! Questo Eraclito da Efeso la sapeva davvero lunga!
Poi ho ascoltato ancora dalla viva voce di don Marco:
“E’ ora di rompere il Tabù del seminario dove vedi il bambino che entra in prima media già con la casula, con la veste nera, con il colletto e con il Breviario in mano. In seminario entrano ragazzi che sono figli del nostro tempo che nel cuore sentono questo desiderio di diventare preti. Siamo partiti più di cento, siamo arrivati preti in due.”
Insomma davvero diretto questo don Marco, schietto e soprattutto immediato, senza filtri, senza rete! Ma continuiamo a leggere le sue parole, le parole di un prete:
“Dal giorno dopo che sono diventato prete ho avuto la sensazione che le ragazze al mondo fossero triplicate! Ne vedevo da tutte le parti! So la scelta che ho fatto e il mio papà mi ha sempre detto che ogni scelta comporta una rinuncia. Io ci ho pensato bene prima di fare il prete, ci ho pensato così bene che sono stato buttato fuori per tre volte dal seminario perché le mie idee, e il mio modo di fare non combaciava e non combacia tuttora con la struttura di prete. Quindi io non è che rinuncio alla mia sessualità, io rinuncio a praticare la mia sessualità. Rinunciare a praticare la propria sessualità certo che è un limite che però uno riesce, non dico a superare, è una cosa difficilissima da gestire, io non sono uno di quei preti che dice, eh Signore Grazie del Celibato (e con le mani fa segno di strapparsi i capelli dalla testa) io ogni sera son la con le unghie a dire: Signore anche oggi sono arrivato alla fine della giornata, ma io faccio fatica. Però la serenità che trovo dentro la sera, è una cosa GRANDISSIMA!”
Capperini!
Che prete vero?
Ecco perché quello che ho ascoltato da don Marco io lo riporto a te che mi leggi, perché ha sollevato tante cose dentro di me, ho trovato milioni di risposte nelle semplici parole di don Marco. A domande complicatissime con implicazioni che hanno fatto spargere fiumi di inchiostro don Marco da risposte tanto semplici quanto esaustive che devono conoscere tutti!
Ma continuiamo a leggere le sue parole:
“Quando sono arrivato in città (la città di cui parla don Marco è Padova N.d.R.) ho trovato una Chiesa vuota. Mi sono informato dove fossero i ragazzi che non li avevo mai visti e mi hanno detto che sono tutti in Piazza perché c’è il rito dello “SPRIZ””.
Lo spriz amici miei vecchietti come me (quelli giovani sanno perfettamente cos’è) è uno degli aperitivi più diffusi in Italia fatto da Prosecco, acqua frizzante, Aperol e una fetta d’arancia: questi sono gli ingredienti.
Ma dovete sapere che lo Spritz, nel tempo, non è rimasto solo una semplice bevanda, è diventato qualcosa di più: un vero e proprio rito sociale che coinvolge tutte le età della popolazione, con un occhio di riguardo ai giovani.
Da fighetti e squinzie “very fashion” a no global rasta e giovani pasionarie comuniste, il consumo dello spritz unisce tutte queste diversità sociali. Lo si beve dovunque: dalle osterie vecchio stile, ai bar anonimi, fino ad arrivare ai più sofisticati lounge cafè. E siccome il rito dello aperitivo è un fenomeno sociale e un momento di aggregazione lo si consuma anche nelle piazze e nelle strade, portando così l’happy hour a far parte di un modo di essere della città stessa. Happy hour è una espressione in lingua inglese che significa letteralmente "ora felice", ed è la fascia oraria in cui alcuni bar e altri esercizi pubblici praticano sconti, tipicamente sulle bevande alcoliche e sui salatini.
È una pratica di promozione delle vendite nata nei paesi anglosassoni per attirare la clientela nei pub dopo l'uscita dal lavoro con l'offerta di consumazioni a prezzo ridotto per una o due ore nel tardo pomeriggio, coprendo tipicamente l'intervallo tra le 17 e le 18. Un esempio di tutto ciò è Padova la città in cui appunto andò don Marco.
Il percorso dello spritz nella città del Santo si dirama per l’intero centro storico: da Piazza delle Erbe a Prato della Valle, passando per le viuzze del Ghetto, strette ma sempre affollatissime di ragazzi con il classico bicchiere in mano.
Detto questo continuiamo a leggere le parole di don Marco che giunto in Parrocchia non trova i giovani che appunto sono invece disseminati sul percorso dello Spriz.
“Quando mi hanno detto che tutti i ragazzi erano in Piazza io mi sono intrufolato tra di loro e così, ridendo e scherzando, mi son messo a parlare del più e del meno, della quotidianità della nostra vita, e quando mi han chiesto che lavoro faccio, gli ho detto faccio il prete. Si va bhe, li ho dovuto spiegare che era vero, e a questo ragazzo ho fatto una proposta, e gli ho detto io sono stato qua con te mezz’ora stasera, domani sera, (che era domenica), passeresti mezz’ora con me? Mi ha detto : Ma a fare cosa? E io gli ho detto guarda tu vieni se ti rompe, ho detto sta roba qua se ti rompe le balle tu la prossima volta non ci vieni più. Quello è venuto, è stato li l’ho visto in fondo la Chiesa, vedi subito un ragazzo che arriva su dalle Piazze, cos’è successo? Che la domenica dopo questo ha portato un suo amico, ed è venuto da me e mi ha detto, oh don, ho portato un mio amico a messa perché mi è piaciuta domenica scorsa e così nel giro di 22 – 23 mesi ho radunato 300 – 400 ragazzi che la domenica sera pregano con noi”
Capite? 300 – 400 ragazzi la domenica che PREGANO! Io vivo a San Cesario di Lecce e nella vicina Lecce, città Universitaria, c’è una situazione più o meno simile a quella di Padova, a una certa ora, come i Vampiri eccoli venir fuori a popolare tutto il centro storico che è pienissimo di locali dove non so se si beve lo SPRIZ ma so di certo che li bevono e come se bevono!
Poi don Marco aggiunge:
“non è che faccio chissà che cosa, io faccio il prete come son capace, come quando in una predica ho fatto ascoltare la canzone di Masini “VAFFANCULO” per dire che il Signore ti invita a mandare AFFANCULO” tante cose che ti insegna ad essere un uomo libero, mi hanno detto: - è arrivato un prete che fa perdere la fede – me ne hanno dette di tutti i colori, ma il mio Vangelo è lo stesso Vangelo di don Abbondio, lo stesso Vangelo di San Pietro, cambia il modo di raccontarlo, magari.”
Poi l’attenzione di don Marco si sposta alla zona dei locali e lui dice:
“io cerco di avere libere due tre sere la settimana e vengo qua (la zona dei locali N.d.R.) e sto fino all’una, le due di notte, magari anche se sto un’intera sera riesco a parlare solo con un ragazzo, un’altra sera ci parlo con dieci, e magari una sera non riesco a parlare con nessuno!”
Ma lui, il nostro don Marco, continua ad andarci ai locali, non si ferma. Lui va senza la tonaca e spiega perché non ci va in abiti da prete:
“io mi vesto come si vestono i ragazzi non perché mi vergogno di vestirmi da prete, io sono orgoglioso di essere prete, è perché, per quanto tu sia giovane, se tu hai su un colletto, cioè tu fai parte della Gerarchia ecclesiastica, sei uno del clero e di sessualità non si può parlare, di questo, di quest’altro, TABU’ TUTTO!. Invece io ci vado così ed uno è libero di aprirsi di confrontarsi, poi alla fine ti dico che son prete e allora …vedi che il Signore veramente è eccezionale ….se passa una ragazza mi giro a guardarla e se è bella dico: Signore quanta fantasia hai nel creare le persone! San Tommaso d’Acquino diceva che dalla creatura si arriva al Creatore!”
Ma don Marco non si ferma e racconta:
“ho appeso in Chiesa il Poster di Intimissimo dove c’è questa bellissima modella mora vestita pochissimo e son partito da quella bellezza li, che oggi c’è, e domani 2 millimetri di cellulite cancellerà, per arrivare della bellezza di Maria che è una bellezza che viaggia nell’Eternità. I ragazzi hanno capito subito, per i vecchietti sono stato un prete pornografico, me ne hanno dette di tuti i colori!”
Don Marco è stato trasferito e nella messa di congedo lui rivolto ai suoi ragazzi, quelli dello SPRIZ ha detto:
“ragazzi, vi chiedo un piccolo piacere, se capita di piangere piangiamo, però voglio che sia una messa di festa, una messa che, nessuno lo sa però io la celebro per voi, per tutto quello che mi avete dato, soprattutto il vostro tempo e la vostra disponibilità. Un giorno impareremo a camminare, imparare a camminare per imparare a danzare. Non voglio insegnare la vita a nessuno, non pretendo di cambiare il mondo, ma di sicuro un certo mondo non cambierà con me! ”
Don Marco Pozza è stato trasferito a Roma, al Vaticano, dove di fronte c’è un camioncino dove si vendono i gelati ma non si vendono i coni esposti ma sicuramente è il luogo dove ci sono anche i tantissimi don Marco che dicono:
“c’è stato un tempo in cui bastava stare in Chiesa perché i ragazzi venissero, oggi la Chiesa non è più il punto di riferimento. O tu vai fuori e ti dimostri credibile di dare la ragione di quello che predichi oppure la gente fa bene, ha il dovere di rifiutarti, ed io vedo ragazzi che piangono quando parlo di Dio, ma non perché sono un Genio, perché so che il Vangelo ti fa piangere se ti viene presentato li, nella maniera giusta, io ci provo e domani mattina ci riproverò, ci riproverò finché non mi stanco.
L’intervista a Don Marco Pozza è su:
http://www.mtv.it/tv/programmi/serie/dettaglio.asp?id_prog=442&id_epis=541&page=1&id=187006
Don Marco è a Roma e ha fatto una Parrocchia virtuale se ci vuoi fare una capatina:
http://www.sullastradadiemmaus.net/

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