domenica 5 ottobre 2008

A San Cesario di Lecce non saliamo sulle scale: soffriamo tutti di vertigini!


A San Cesario di Lecce non saliamo sulle scale: soffriamo tutti di vertigini!
A San Cesario di Lecce non saliamo sulle scale: soffriamo tutti di vertigini!
di Antonio Bruno

Ieri sera a San Cesario di Lecce mi è apparsa una giovane donna che era tutta presa dal far funzionare il videoproiettore. Io ero appena arrivato nell’attico di Palazzo Marulli, sorto nella metà del seicento sulla fortezza de 1500 diroccata dai contadini e dalla povera gente che durante i moti rivoluzionari di Masaniello mise a ferro e fuoco San Cesario di Lecce, subito mi ha colpito il clima di familiarità che c’era tra le persone che aspettavano in sala.
In sala c’erano persone che vivono in mezzo a noi e venute dal lontano Kenia e Senegal con i loro festosi e attivissimi bambini che continuavano a rincorrersi tra le sedie della sala.
Le grida dei giochi dei piccoli ha accompagnato tutto il tempo della permanenza nella sala e li ho potuto finalmente vedere con i miei occhi la stupenda armonia che è possibile realizzare nella diversità.
Molti si appellano alla UTOPIA del "melting pot" io sostengo alla iattura del "melting pot" altro che utopia. Un tempo nella Terra di Lecce c’erano tanti alberi di mele, i sapori di ognuna erano diversi, NON ESISTEVA IL SAPORE MELA ma ogni albero dava un flagranza sua caratteristica. Ed era bello raccogliere quella mela e gustarne il sapore. Nessuno le metteva in padella per fonderle in UNA MARMELLATA INDISTINTA E SENZA ANIMA!A maggior ragione dicasi delle persone che da una terra all’altra partendo dall’Africa hanno via, via colonizzato progressivamente il pianeta TERRA.
Ho riflettuto che c’è una identificazione con il posto in cui viviamo, ma questa scatta in virtù di ciò che sono STATE le esperienze dell’infanzia e le narrazioni dei parenti, MA NOI NON SIAMO IL POSTO IN CUI VIVIAMO! TU SEI TU E NON IL POSTO, IL TERRITORIO, IN CUI VIVI!!! Va benissimo amare il posto a cui ci si sente legati, ma da qui a considerarlo UNA
ESTENSIONE DI SE invece di un albergo magari di lusso in cui passare il resto della propria vita, NE PASSA MOLTO E soprattutto se ci si identifica con il posto scattano meccanismi di difesa perchè all’arrivo di una persona che viene da lontano ci si sente MINACCIATI: IL TRONFIO EGO ESTESO ANCHE AL TERRITORIO SOFFRE CON UN CANE OGNI ARRIVO E PROVA SOLLIEVO A OGNI PARTENZA."Partire è un pò morire" felice morte quella dell’EGO PERCHE’ ANNUNCIA IL TRIONFO DELLA LIBERTA’!Stasera nel mio piccolo paesino di 8.000 abitanti nel profondo sud, di fronte al Mediterraneo, il cui nome è San Cesario di Lecce persone venute a vivere qui dal Senegal e dal Kenia insieme a noi e con i nostri ed i loro bambini dalle 19.00 sino alle 21.00 hanno potuto toccare con mano l’armonia delle bellezze soprattutto dei bimbi che senza distinzione tra loro hanno continuato a rincorrersi, si sono seduti in cerchio e hanno messo in atto la simulazione della vita che per loro è vita e che si chiama GIOCO.E’stato belloStefania Mariano, una donna attivissima del mio paese, mi ha detto tutta la sua amarezza di continuare a realizzare incontri tra le persone per poi prendere atto che i nostri paesani sono pigri, restano in casa. Le ho chiesto di porgere attenzione alle parrocchie che dovrebbero essere sensibili agli ultimi, a queste persone che vivono tra noi, nel nostro piccolo paese, come se fossero invisibili.
Non si può obbligare nessuno, ma si potrebbe fare qualcosa. Un po’ è indaffarata e preoccupata perché non riesce a mettere in funzione il videoproiettore, un po’ il discorso che ho intrapreso l’amareggia ed è così che garbatamente mi allontana. Stefania Mariano non regge al dolore che causa l’indifferenza di un paese costruito di paesani presi dalla difesa dei piccoli interessi di ognuno, persi nell’indifferenza dell’altro, anche di quello che ha vissuto gomito a gomito.Un paese che non pensa come il filosofo Gustave Thibon che ha scritto: "Per unire gli uomini non serve a nulla costruire dei ponti , bisogna erigere delle scale .Colui che non è salito fino a Dio non ha mai incontrato il proprio fratello ". (..).La pace con Dio è alla base della vera pace , ed è per questo che Egli ( non l’uomo )ha "eretto una scala" tra cielo e terra , mandando Gesù Cristo che , con il suo sacrificio , ha gettato le basi per riconciliare l’uomo con Dio."
E a San Cesario di Lecce nessuno dei mie fratelli delle Parrocchie era all’incontro di ieri sera. Segno che a San Cesario di Lecce soffriamo tutti di vertigini. Per salire sull’attico di Palazzo Marulli c’è un piccolo ascensore che può ospitare al massimo tre persone. E’ lo stesso di quello degli anni ’70 quando tante volte l’ho preso per partecipare a riunioni e progetti. Ma per raggiungere l’attico ci sono le scale e le vertigini, questa paura dell’altezza, impedisce ai sancesariani di salire.
Salire le vette dell’infinito per incontrare Dio che mi fa incontrare il fratello pare sia una pratica sconosciuta, si frequentano organizzazioni in cui salgono le scale gli arrampicatori sociali, ma non si salgono scale in quelle organizzazioni, ci si mette sugli altri, per schiacciarli!
E’ arrivata mia moglie e mia figlia sull’attico di Palazzo Marulli, la mia piccola ha iniziato a giocare con i piccoli che già erano li. Solo chi ha trovato l’amore in un uomo venuto da lontano può capire la profondità di un incontro tra bambini che è prodromo dell’incontro tra uomini e donne della penisola che si immerge nel mediterraneo e guarda a SUD EST come le scassate ferrovie che la percorrono.
Infine si arrende questa donna che ha organizzato un laboratorio teatrale con i bambini, tutti i bambini. Si arrende a un videoproiettore che non vuole saperne di funzionare. Rimandati a domenica prossima. Ma non fa nulla, è stato bello stare insieme, vedere i nostri figli giocare, gli sguardi che si incrociavano, la richiesta della macchinetta fotografica da parte di quella meravigliosa bambina, aver chiesto al padre se poteva fare le foto.
C’era il Segretario provinciale del Partito Democratico Salvatore Capone, si è seduto con noi, è stato insieme a noi, C’era anche l’assessore che sorride sempre, Andrea Romano. Mi ha confessato in uno degli ultimi consigli comunali che il padre gli chiedeva cosa ci facesse in consiglio, non adesso, ma quando era poco più di un bambino e già da allora frequentava le sale del “Condominio San Cesario di Lecce”.
Poi ha proseguito con gli Studi, una Laurea in economia e Commercio e con l’impegno dell’infanzia. E’ Assessore del Condominio San Cesario di Lecce. E’ stanco e fatalista Andrea. Mi racconta degli incontri al Teatro dei Veleni con le persone venute da lontano. Mi racconta delle mille e una iniziative messe in cantiere. Mi dice che lui ritiene che i capo condomini debbano dare l’esempio, debbano essere presenti.
Io gli dico che tutto deve essere libero, deve venire dal cuore. Nulla può essere imposto. Ma francamente la quasi totale assenza dei paesani è evidente. Cosa è che fa popolare le vie del paese oltre che una sagra paesana? Nemmeno le feste patronali coinvolgono.
Le agenzie educative scuola e parrocchia dovrebbero riflettere poiché questo è soprattutto un loro fallimento.
Aspettando domenica prossima e sperando che le vertigini non abbiano al meglio ho imboccato Via Vittorio Emanuele III e ho fatto ritorno a casa.



























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