sabato 4 aprile 2009

Quel dannato “Perché?” che ti fa cominciare viaggi per terre inesplorate.




Quel dannato “Perché?” che ti fa cominciare viaggi per terre inesplorate.
di Antonio Bruno

Il Sabato mattina posso accompagnare mia figlia alle Marcelline. Entro dal cancello, ormai divenuto stretto per via di automobili sempre più grandi, parcheggio e poi ci tuffiamo nuotando nel lungo corridoio sin fino alla panchina nei pressi della cappella che è il luogo della permanenza prima delle preghiere e delle lezioni a seguire.
Non avrei immaginato di dover ascoltare in mattinata l'intervento della Gentilissima Signora Donatella Cinefra che ha proposto i suoi personali ricordi in un intervento avente per titolo “Il ruolo dell'Istituto (Istituto Marcelline – Lecce N.d.R.) e la figura di Suor Giustina Rezzaghi”.
La Gentilissima Signora Donatella Cinefra racconta il modo garbato con cui Suor Giustina Rezzaghi spostava le zanzariere per dare una carezza delicata, oppure la sua intolleranza alla bugia che la rendeva rigorosa nel somministrare durissimi rimproveri, e ancora la indicazione delle bellezze della natura anche durante la traversata a bordo del traghetto che le avrebbe portate in Grecia.
La Gentilissima Signora Donatella Cinefra ha come anelito quello di imitare in tutto e per tutto Suor Giustina Rezzaghi. Suor Giustina Rezzaghi è scomparsa nel giugno del 1966, ma sono certo che vive nel cuore di questa Gentildonna che per forza di cose la ricalca. Guardando la compostezza e la raffinatezza che risultano completamente immerse nel rigore della Signora Donatella Cinefra ho potuto avere accesso, io che non l’ho mai vista, alla sua Magister, a Suor Giustina Rezzaghi che ha segnato per sempre la vita di questa donna che ha voluto tratteggiarne il ritratto.
Tutto questo è avvenuto dopo rispetto a quello che ha rappresentato l’intervento che ha dato davvero una mole enorme di informazioni sulle donne leccesi.
La Prof.ssa Patrizia Guida autrice di uno dei volumi che viene recensito come uno dei più interessanti delle ultime settimane, pubblicato dall'editore Mario Congedo, dal titolo Scrittrici di Puglia. Percorsi storiografici femminili dal XVI al XX secolo (pp. 491, euro 28). Si tratta di una vera e propria catalogazione della letteratura femminile pugliese degli ultimi secoli.
Ce lo dice con franchezza che la sua fatica è stata motivata da una curiosità che è quella di capire per quali ragioni di queste scrittrici non c’è traccia.
Ecco che spiega e lo fa con una narrazione che è quella della ricostruzione del percorso storiografico che rappresenta una mediazione, una selezione del curatore – storico. Tale selezione è informata da un giudizio! La domanda è la seguente: quali autori consegnare alla posterità? Ed ecco che nella risposta c’è un esclusione, quella del 50% della popolazione nazionale, quella del genere femminile. E la prof.ssa Patrizia Guida fa rimbalzare la domanda che l’ha motivata, che l’ha guidata verso la risposta perché questo 50% di donne non ci sono?
C’è un concetto che vibra nella voce della prof.ssa Patrizia Guida che è quello di un repertorio non corretto filologicamente che produce un errore sistematico, che si riverbera su tutto quello che viene dopo. Perché dopo non si va più alle opere, agli autori, ma ai mediatori. Ed ecco che anno dopo anno e repertorio dopo repertorio si consolida una esclusione che è cancellazione della memoria! Un reset assurdo e colpevole, una sorta di negazione di accesso a una ricchezza espressiva e a una originalità interpretativa della realtà che comporta sottrazione di narrazione e quindi sottrazione di identità e di cultura! Un delitto davvero grande!
La prof.ssa Patrizia Guida si è limitata a descrivere tutto questo con la registrazione dello studioso, lei ha solo preso atto e registrato che vi sono state imprecisioni e omissioni.
Un dato lo fornisce comunicando che nel repertorio nazionale il meridione quasi scompare e le donne divengono invisibili, trattate al più come Autori Minori.
Un tentativo di interpretare la realtà è rappresentato da un dato antropologico dei secoli XVI e XVII poiché in quel tempo le donne scrivono per diletto, le donne figlie di famiglie nobili e borghesi scrivono per diletto perché le altre non scrivono, come peraltro non scrivono neppure gli uomini delle famiglie povere.
Inoltre c’è un ostacolo alla pubblicazione delle opere perché vedere il nome della propria figlia sui una pubblicazione rappresentava un disonore per tutta la famiglia.
Poi passa all’800 e ‘900 a dirci che ci fu a Mesagne Lina Asparra che scrisse un Inchiesta sul Femminismo nel 1911 e che si riteneva fosse figlia del Duca di Asparra di Mesagne amica di Grazia Deledda e di Benedetto Croce ma la scoperta è stata che Lina Asparra altro non era che Giuseppe Capodieci sotto mentite spoglie. Un uomo che usava un nome di donna!
L’azione di quest’uomo che scrisse dicendosi donna rappresentò un contributo all’emancipazione femminile.
E ancora imprecisioni quando si dice che a Maria Vittoria Delfina Dosi viene negata la Laurea in Giurisprudenza pur avendo superato tutti glie esami perché non ci poteva essere una donna avvocato con la motivazione che le donne non potevano accedere ai pubblici uffici.
Invece vi sono notizie di Giustina Rocca che nel 1500 al Tribunale di Trani esercitava da Avvocato e sempre al Tribunale di Trani nel 1700 c’era Maria Festa anch’ella avvocato!
Ma vi sono notizie e non le opere di scrittrici leccesi come Vittoria Colonna, Almerinda Morelli nella Lecce del 1500 e ancora Cornelia Colletta e sempre a Lecce Leonarda Vernaleone di cui abbiamo copia di un manoscritto di poesie religiose.
Ed ecco ritornare la motivazione del lavoro di ricerca della prof.ssa Patrizia Guida quel dannato “Perché?” che ti fa cominciare viaggi per terre inesplorate e che sempre per la scelta che si impone ad ogni bivio ti porta in porti che non sempre rappresentano l’approdo agognato.
Perché, ripete la prof.ssa Patrizia Guida e individua la responsabilità di chi scrive come la natura storico geografica della Puglia che è eccentrica – decentrata rispetto a Napoli, Roma, Firenze e Venezia dove la scrittura accade, o sembra accadere, un po’ come oggi che se non hai passaggi televisivi ciò che è pur avvenuto risulta mai accaduto ed ecco che alcune volete si assiste non senza meraviglia che in alcuni eventi c’è un numero di Cameraman e intervistatori di gran lunga superiore agli spettatori. Ma chi non passa dalla TV non esiste, e ciò che pur è accaduto risulta mai esserci stato.
Ora come allora solo che ciò che è oggi per noi la TV allora erano le sedi di Napoli, Roma, Firenze e Venezia.
Ma vi è di più, come dicono gli avvocati quando vogliono dimostrare qualcosa non riuscendoci sempre, fino agli anni 50 in Puglia non c’era l’Università e chi doveva andare a Napoli erano i maschi, alle femmine spettava uscire di casa per prendere marito o per chiudersi in convento. Le femmine di famiglie nobili e ricche, naturalmente perché a quelle povere poteva accadere di uscire di casa per praticare la professione più antica del mondo che non ha mai conosciuto crisi.
Poi furono istituite le accademie e a Lecce quasi come profezia divenuta maledizione ecco l’avvento dell’Accademia degli Spioni!
In questa Accademia vi erano 4 donne di cui si riscontra la presenza ma che non risultarono mai iscritte nei registri dell’Accademia. Erano Francesca Viva Bonon, Caterina Belli, Isabella Castriota e Marianna Bozzi Colonna.
La traccia dell’esistenza di queste donne la nostra bella e brava prof.ssa Patrizia Guida l’ha trovata nelle raccolte delle poesie degli Spioni. Queste donne avevano accesso all’Accademia perché parenti di soci.
La dolce prof.ssa Patrizia Guida stigmatizza la figura di Isabella Castriota la cui storia è interessantissima al punto da meritare trattazione specifica e a parte!
Solo per far venire l’appetito ricordo a me stesso che costretta a farsi monaca in giovane età, a sedici anni fu data in moglie a sua insaputa, a Filippo Guarini sessantenne feudatario di Tuglie. La donna ottenne la separazione e frequentò la Lecce colta degli anni Venti del Settecento. Non poche furono all'epoca i pettegolezzi. Alla morte dell'anziano marito sposò Pietro Belli letterato. Gossip, gossip, gossip anche per questi tempi immaginiamoci in quelli che furono!
La prof.ssa Patrizia Guida ci da altri elementi che si riferiscono all’Accademia dell’Arcadia e le donne erano ammesse a patto che dessero garanzie di moralità che peraltro non erano richieste agli uomini. Su 2.400 iscritti all’accademia 14 donne e di queste solo 4 pugliesi!
Di Lecce Celina Capace Minutolo e Francesca Gallone di cui di possono leggere alcuni sonetti. Nulla invece di Maria Antonietta Scalera Stellini che a dispetto di questo nome così altisonante risulta essere figlia di un maniscalco rispetto alle famiglie nobili da cui prevenivano la Capace Minatolo e la Gallone ragione per la quale la prof.ssa Patrizia Guida sospetta l’esclusione e la cancellazione.
La questione è che contro pochi sonetti delle prime due la figlia del maniscalco pubblica nel 1600 2 Volumi, 3opere teatrali e vari saggi!
La prof.ssa Patrizia Guida conclude il suo percorso affermando che la presenza femminile è legata alla appartenenza alla Nobiltà e alla Borghesia.
Infine la prof.ssa Patrizia Guida ci fa una narrazione della seconda metà dell’800 quando il neo costituito Regno d’Italia si diede l’obiettivo di ALFABETIZZARE!
Ed eccole arrivare le donne che scrivono da donne per le donne e sulle donne!
Ma come? Scompaiono anche queste maestrie dalla penna rossa? Si! Anche loro cancellate. Pare che la qualità della scrittura femminile dell’epoca non fosse adeguata.
Poche eccezioni come quella di Iva De Vincentis che scrive di prostituzione del contesto sociale nel quale vivono le donne che subiscono un’educazione che mette al centro la sapienza dell’utilizzo del corpo finalizzato a sedurre, le donne educate a sedurre!
Poi continua sostenendo che la prostituzione segue sempre a casi di stupro e sancisce che si tratta di un reato contro la persona!
Infine Virginia Fornari che scrive una commedia brillante. La trama è quella di una donna che ha un marito magistrato e vuole esercitare la libera professione. L’epilogo è che il marito viene promosso e spedito da Milano in uno sperduto paese della Sicilia.
Ed infine la prof.ssa Patrizia Guida conclude che paradossalmente le donne sono escluse anche dalla critica femminista.
La relazione ricca e interessante è stata fatta in pochissimi minuti e mi ha lasciato con un languore che “ancor non m’abbandona”.
Sono seguiti gli interventi di Maria Gabriella de Judicibus con una affabulazione sulla Garibaldina Antonietta De Pace e una proiezione di diapositive ad opera della Dott.ssa Daniela Bacca.
Davvero una entusiasmante relazione quella della prof.ssa Patrizia Guida! Bella ed interessante!
A margine dell’incontro vi è stata la presenza di una spumeggiante Senatrice Adriana Poli Bortone che ha fatto una bella sottolineatura sulla bellezza di ogni tempo, quello della giovinezza come quello della maturità.

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