venerdì 10 aprile 2009

Narrazioni che zappano la terra dell’anima


Narrazioni che zappano la terra dell’anima
di Antonio Bruno


Inizio dalla fine perché l’incontro di ieri sera mi ha fatto ricordare la mia adolescenza fatta di Guelfi e Ghibellini di clericali e anticlericali. Siamo tornati in Piazza Garibaldi (che io amo chiamare “lu largu te lu Palazzu” che auspico presto divenga il nome di quel luogo) e abbiamo aspettato l’arrivo della Processione del Venerdì Santo che sarebbe poi terminata alla Chiesa dell’Immacolata che custodisce la statua della Madonna Addolorata.
Il mio amico mi ha ricordato le processioni degli anni 70, quando gli anticlericali buttavano per strada le PUNES (in Italiano è usato il termine PUNES per indicare le puntine utili nelle bacheche per l'affissione. Deriva dal francesismo punaise che appunto vuol dire 'puntina' Inoltre vi era una marca di puntine con il nome 'punes') gli uomini clericali a piedi scalzi dovevano soffrire! Poi mi ha ricordato anche l’utilizzo del BOSTIK qual mastice che veniva buttato a terra sperando che gli uomini scalzi ci inciampassero imbrattandosi di mastice i piedi!
Gli anticlericali di oggi non si espongono sino a questo punto, in genere scrivono contro i preti in giornaletti di paese dove sfogano tutta la rabbia di un’invidia derivata da rivalità mimetica violenta. La scrittura è meno pericolosa di una PUNES ma produce gli stressi effetti devastanti e dolorosi anche se noi siamo fondati sulla certezza che “Il male non prevarrà!”.
Le persone sono davvero coinvolte dalla processione del Venerdì Santo, le varie Congreghe sono tutte schierate, e le persone aspettano ai bordi delle strade oppure seguono la processione che scorre per le vie del Paese, mettono ceri e lampade sull’uscio delle loro case mentre accanto alla porta adornano la strada con le loro piante in vaso. Mi è rimasta l’immagine di una processione a Lecce nei pressi di Via San Domenico Savio con un prete che porta la croce e il sagrestano affianco e nessuno che li seguiva. Erano soli! Il prete, la croce e il sagrestano. E’ diverso! Nelle città è diverso. Le parrocchie di periferia non riescono più a formare processioni.
In fondo la processione è una manifestazione di popolo. Solo che al posto degli striscioni c’è una statua che viene portata a spalle da uomini o donne per le vie della città. Niente striscioni. Solo un prete l’ha fatto! Don Salvatore Leopizzi ha messo un grande striscione sull’entrata della Chiesa dove ci ha scritto “SIAMO APERTI ANCHE LA DOMENICA” imitando i grandi ipermercati.
Penso che il clericalismo sia una resistenza forte e un ostacolo ancora più forte che impedisce a volte la comunicazione. Come con il Prof. Boero che, non c’era nulla da fare, non intendeva sentire ragioni da chi, secondo il suo pregiudizio, la ragione l’ha confinata in soffitta!
Eppure la ragione nessuno l’ha confinata, è solo la difesa dei privilegi che inquina qualunque relazione. Le prepotenze e le prevaricazioni del potere, da qualunque parte provengano, non ammettono ragioni e infatti il vecchio adagio recita “CONTRO LA FORZA LA RAGIONE NON VALE!”.
Con il prof. Boero che tentava di ripristinare una discussione sulla Teoria di Darwin circa l’evoluzione delle Specie c’era poco da discutere di Vangelo! Come fai a distogliere l’attenzione del prof. Boero dalla discussione con chi la pensa diversamente da lui e che lo fa anche indossando una tonaca? Che c’entra la tonaca con l’opinione della persona che l’indossa? Che c’entra la tonaca con il Vangelo e con il tentativo di metterlo in pratica nella propria vita?
Tu vuoi parlare d’amore, vuoi comunicare l’amore e ti trovi di fronte a persone che ti raccontano i loro litigi con uomini o donne con la tonaca o con quelli che pur non avendola sono, come sempre accade, “più realisti del Re!”. Ma che c’entra l’amore con questo?
Forse che tutti quelli che dicono di amare il ciclismo poi riescono ad andare in bicicletta? Oppure i milioni di spettatori del calcio sono tutti in grado di giocare una partita di pallone?
Davvero non capisco.
Portiamo le bambine con noi alla processione. C’è la banda con la struggente musica funebre, c’è il Sindaco con la fascia e l’assessore, c’è tutta la schiera di Parroci e loro collaboratori. Quest’anno non ho visto don Giuseppe Tondo, non c’era alla processione, sin da bambino sono stato abituato a vederlo lui e il suo compagno di studi don Oronzo Margiotta a cui va il mio pensiero e la mia preghiera.
Siamo arrivati sino al calvario, tutti i paesi hanno proposto un luogo all’esterno del centro urbano dove c’è la croce tutto l’anno, un calvario dove andiamo a inchiodare Gesù ogni giorno, tutti noi, sempre, senza sosta, fino alla fine dei tempi.
Ci siamo fermati ad ascoltare le parole di Mons. Gino Scardino, il nostro Arciprete. Parole che tentano percorsi, che desiderano germinare ma che, come il seme della parabola, cadono sulla strada, oppure sul terreno poco profondo oppure su un terreno fertile.
Parole che desiderano geminare, che vogliono partecipare nel corpo e motivare la Tua vita.
Come quelle delle nostre figlie che ci chiedevano cosa significassero martello, tenaglia, gallo, corda, scale ecc. sulla croce che era portata in testa alla processione.
E noi gli abbiamo narrato quegli oggetti, e loro hanno ascoltato la nostra narrazione. Nessun prete con la tonaca può sostituirsi a me, che sono il padre di mia figlia, nella narrazione della fede e quindi, le parole di Mons. Gino Scardino se non sono precedute dalla narrazione del genitore che prepara il terreno, cadono sulla strada fatta di PIETRE DURE e il seme non germina e la parola non vive.
Quindi fallo! Narra a tuo figlio, a tua figlia la tua FEDE! Fallo!
Perché la confusione che il Principe delle Tenebre genera nel Mondo rende vani gli sforzi di tanti preti, religiosi e religiose e tanti seguaci di Gesù che parlano e dicono parole vive che trovano persone lastricate da pietre dure, orecchie con sopra una masso di duro granito.
Lavoriamo la terra buona della nostra famiglia per renderla viva e piena d’amore. Buona Pasqua a tutti, che sia una Pasqua di Pace e d’amore!

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