sabato 11 aprile 2009

“E bbene bella Pasca!” ovvero: ma è proprio vero che quest’anno Pasqua è bella?


“E bbene bella Pasca!” ovvero: ma è proprio vero che quest’anno Pasqua è bella?
di Antonio Bruno

Non avevo proprio considerato che dopo l’incontro con la mia Comunità avrei poi potuto fare la Pasqua. Non avevo considerato che mia moglie mi avrebbe detto che questa notte Santa l’avrebbe dedicata alla Veglia, all’attesa dell’evento intorno a cui ruota tutto quello che per me è importante ovvero la Resurrezione di Gesù.
Siamo partiti alle 22 e 15 da casa e abbiamo raggiunto “lu largu te lu Palazzu” (giuro! io preferisco questo modo che aveva mio nonno di chiamare la Piazza di San Cesario di Lecce a questo Garibaldi, assurdo e estraneo alla nostra tradizione, a cui non so chi, e non so quando, qualcuno ha voluto intitolare la Piazza. Mi sarebbe andato bene il paesanissimo Vincenzo Cepolla, ma Garibaldi non c’entra nulla con San Cesario di Lecce non ci ha messo mai piede, non ne ha mai sentito parlare e soprattutto non è di San Cesario di Lecce).
Ho lasciato mia moglie e mia figlia nei pressi della Chiesa Madre restaurata da poco grazie alla tenacia e determinazione dell’Arciprete Mons. Luigi (detto Gino) Scardino e stavo per allontanarmi dalla Piazza quando ho scorto, proprio nel largo che porta verso Via Duomo, un’automobile il cui conducente stava per mettere in moto con l’intenzione di lasciare libero uno splendido parcheggio accanto alla entrata secondaria della Chiesa.
E’ il Segno certo che oggi, il mio posto, è qui! E dopo aver parcheggiato addirittura con il muso rivolto nella direzione della partenza ho raggiunto il Bar Scardino, qui la graziosa e gentile Marilù mi ha offerto di forza un caffè. Io volevo pagare ma lei non ha voluto sentire ragioni! Me l’ha offerto e basta!
Gli auguri di buona Pasqua a lei e alla famiglia le notizie dei mie amici che avevano optato per l’Ospedale Galateo e poi alla volta della Chiesa Madre.
Entrato ho fatto fatica a trovare le donne della mia famiglia, erano avanti, nei pressi dell’altare dei Duchi Marulli dove prendono posto i miei colleghi del coro, che ho frequentato per un anno sotto l’ala protettrice del Maestro Fabio De Pascalis, ma che non ho potuto più frequentare perché io non potevo assolutamente permettermi le prove e l’impegno che richiede il far parte di un coro.
Insomma dopo un po’ ha avuto inizio la Veglia Pasquale.
I canti tutti belli, il coro molto preparato (forse ci vorrebbero più elementi) il risultato è stato di un modo per partecipare ancora di più a questa Veglia cantando insieme a loro, con loro, tutti i momenti che ci separavano dalla Resurrezione e poi anche quelli successivi.
Ho spiegato a mia figlia la Liturgia del fuoco ma per la verità è stato bravissimo Mons. Luigi (detto Gino) Scardino a spiegare tutto passo dopo passo, così come ha spiegato poi la liturgia della Parola, e a seguire la Liturgia Battesimale con un bel Bambino che non ha pianto quando ha avuto l’acqua in testa e infine la Liturgia Eucaristica.
Il problema è che ci vuole abitudine a gustare la celebrazione, è come un incontro con l’amante, non vedi l’ora che arrivi e dopo che ci sei stato per ore il tempo ti sembra che sia volato e, quando te ne vai, non vedi l’ora di rivederla ancora e poi ancora. Questo mi accade. Come dici? Che tu invece non vedi l’ora che finisca per andartene? Allora la tua amante non ti piace? E perché la vai a trovare? Sarebbe meglio per te dedicarti a qualche altra attività di tuo diletto. Perché di diletto vi sto narrando, di puro diletto, di gioia infinita, di gusto sublime. Ma anche per noi risulta incomprensibile la gara che fanno i giapponesi per magiare le cavallette fritte. Oppure la gustosa leccornia rappresentata per i francesi da un bel piatto di RANE fritte ( a Lequile in provincia di Lecce pare ci fossero i mangiatori di rane da cui e ciò portava noi di San Cesario di Lecce ad apostrofarli con un bel “mangia racali”)! Il fatto è che noi, le cavallette e le rane, non le mangiamo, non le gustiamo e se ce le propongono facciamo la faccia disgustata tanto da far rimanere male quei poveretti che ce le offrono.
La Veglia è finita alle 01.00 di oggi Domenica 12 aprile 2009 giorno di Pasqua del Signore.
Alla fine gli auguri. C’era Raffaele Capone che è il Leader dell’opposizione del mio paesello e c’era Salvatore Capone che è il Leader della maggioranza che guida il mio paesello. Io li ho salutati e ho dato gli auguri ad entrambi: sono tutti e due brave persone e entrambi hanno dei collaboratori onesti e competenti.
Infine siamo usciti dalla Chiesa e abbiamo raggiunto la nostra abitazione. Ho preso atto che mia figlia Sara ha chiesto di sapere ciò che stava accadendo, io gli ho detto quello che i sacerdoti e i catechisti mi hanno insegnato e mia moglie è rimasta soddisfatta della bella celebrazione dell’Arciprete!
Una annotazione circa quello che accadeva nel 1968 – 1969 in quella stessa chiesa. Io e i miei nonni andavamo a messa e mio nonno andava a destra (dove c’erano i maschi) mentre io che ero ancora bambino andavo con mia nonna a sinistra (dove c’erano le donne). Tutti ci portavamo la sedia (altrimenti rimanevi in piedi) e anche le altre persone arrivavano in chiesa provviste ognuna della propria sedia. Di questo si ricorda anche Delia che veniva da piccola con le sue zie e poi più grandicella con le amichette (quando veniva con le amichette rimaneva in piedi perché non si portava la sedia, si vergognava e poi, non se la portava nessuna, però ricorda che alla fine della Veglia si sentiva stanca anche se non riusciva a darsi una spiegazione di questa stanchezza).
A Pasqua si faceva la letterina che andava sotto il piatto di papà che lo stesso faceva finta di trovare sotto il piatto, poi ce la consegnava e noi piccoli (ebbene anche noi siamo stati bambini anche se non si direbbe) provvedevamo a leggerla in piedi su una sedia a tavola la Domenica a pranzo, quasi sempre nella prima pagina o c’era un ramo di pesco in fiore oppure un bell’uovo da cui veniva fuori la testa di un pulcino e le maestre o i maestri ci dettavano lettere e ci facevano fare promesse che sapevano benissimo non avremmo potuto mai mantenere come ad esempio quella di essere buoni.
Noi leggevamo la letterina e i nonni con i genitori ci davano 100 lire che erano una fortuna per noi che impiegavamo per acquistare fumetti!
Per Pasqua arrivavano anche gli abiti primaverili e allora, così come accade ora, fiorivano le piante selvatiche e gli alberi e la natura gridava la sua forza piena di vita.
Mia figlia ha vissuto con noi la Veglia Pasquale, e termino con le parole del Card. Ratzinger: "Cristo è risorto! L’irrevocabile è revocabile. La forza della trasformazione è presente. Orientiamo a essa la nostra vita!"
Ancora una volta auguri di una Pasqua di Pace e serenità!

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