domenica 8 marzo 2009

Una vecchia signora arsa dal sole dei campi

Una vecchia signora arsa dal sole dei campi
di Antonio Bruno

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La nostra vita è una serie infinita di attimi che formano l’unico e che se frammentata diviene incomprensibile
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Una donna anziana che siede in attesa di prendere parte alla Messa. Io che mi avvicino per salutare questa vecchia signora che ha dedicato il suo ultimo tempo alla creazione delle piccole bambole colorate che regala alla vista delle bambine del terzo millennio. Mi sorride con la faccia scavata dalle rughe frutto dalla lunga esposizione del viso al sole del sud e alle intemperie della campagna meridionale, io ricambio quello sguardo sorridente puro e pieno di luce come quello di una giovinetta che si confonde con la natura che la circonda.
Una domenica colorata da mille bolle di gioia e dalla voce di questa donna che mi dice “Antonio la mia vigna, la mia bella vigna che tanto avevo curato travolta da una tromba d’aria un grosso guaio che arriva sulla mia vigna portando via tutto il frutto del mio lavoro di mesi!” io continuo a osservare gli occhi penetranti in uno sguardo che sembra immerso nel dolore di allora provava ora come allora il dolore di aver perduto tutto il raccolto. La vecchia signora continua “Mi rivolgevo a Dio dicendogli che non poteva essere il Dio dei poveri! Come poter sopportare oggi quel mio essere senza fede? Come concepire che ero persa perché non sapevo che Lui, il mio Dio, l’anno dopo mi avrebbe dato il raccolto perduto moltiplicato mille volte”.
L’ho ringraziata per queste belle parole che mi sono servite immensamente quando ho raccolto le idee per osservare la mia risposta meccanica a quello che mi accade intorno. Cosa divengo? E’ come se mi mettessero in condizioni di sorridere o provare dolore per degli accadimenti che non riguardano me ma che sono della vita di altre persone umane. Arriva una telefonata che mi porta su e accade dopo che mi era stata data una notizia che mi ha portato giù e questo nell’arco di ore nella stessa giornata. Ecco che mi chiedo: “ Della mia agognata libertà è perduta ogni traccia? Io perduto come sono a elemosinare dagli altri i miei stati d’animo come posso sperare di divenire libero?”.
L’anelito di libertà che so abbiamo tutti ha una sola strada per divenire un fatto, ha un solo percorso che gli consente di non rimanere un anelito. La libertà è una strada che passa dagli occhi mi vengono in mente i versi: Il vino raggiunge la bocca e l'amore raggiunge gli occhi, questa è la sola verità che ci è dato conoscere prima di invecchiare e morire. Sollevo il bicchiere alle labbra, ti guardo e sospiro. (W. Butler Yeats) ecco che come nella bella poesia di Yeats la libertà, la mia libertà si concretizza nell’alzare lo sguardo verso Dio l’unico ideale che può liberarmi.
Però mi perdo tra i mille segnali, mi perdo tra le mille creature che si propongono come Dio, tra i mille desideri che si presentano come risolutori del mio anelito, come soluzione finale che risulta parziale in quanto poi diviene soluzione finale l’altro desiderio che scaturisce passato il “BRIVIDO”.
Una vecchia signora arsa dal sole dei campi che impreca al cielo per avergli portato via il raccolto. Io sono questa vecchia signora! Privo come sono della fede che mi farebbe sentire sicuro e amato in quanto c’è sempre chi ha provveduto, provvede e provvederà per me.
E’ Dio, unico desiderio desiderabile, uno anelito, vita in questo pezzo d’Universo di cui sono parte, creato per la Sua sola Gloria.

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