Enea, in fuga da Troia, sbarca di nuovo nella Terra di Lecce del Salento
Enea, in fuga da Troia, sbarca di nuovo nella Terra di Lecce del Salento
di Antonio Bruno
La Provincia di Lecce con l’Università del Salento con la Prof.ssa Virginia Valzano e il Prof. Livio Ruggero per la conservazione, valorizzazione e promozione del territorio.
Ieri presso l’Auditorium del Museo Castromediano di Lecce c’è stata la presentazione del lavoro fatto dall’Università di Lecce con la Grecia per il progetto educativo INTERREG III Grecia – Italia “Sul cammino di Enea”.
C’è un portale multimediale e la possibilità di collegamento a palmare per ottenere informazioni su percorsi turistici e sui monumenti e le bellezze naturali delle terre che sono interessate dalla leggenda del cammino che si dice abbia fatto il mitico Enea raccontato da Vigilio e, per tutti noi, ricordo scolastico delle Medie Inferiori.
Un bel lavoro che andrebbe pubblicizzato. Le agenzie che propinano pacchetti turistici dovrebbero far giungere a tutti i turisti che verranno in terra d’Otranto questa opportunità di conoscere in maniera scientifica e puntuale la nostra terra, per amarla come l’amiamo noi, perché è solo attraverso l’emozione che genererà la visita nell’ospite che si il tam tam del passa parola il veiocolo straordinario e mirabile che pubblicizza una terra. Il progetto è stato finanziato con 1 MILIONE e 878 MILA Euro e come già scritto trae spunto dalla mitologia di Enea.
Attraverso il lavoro della Prof.ssa Virginia Valzano del SIBA dell’Università degli Studi del Salento si è giunti ad ottenere la conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio artistico – culturale della nostra terra.
Oltre a un portale dove sono illustrati tutti i percorsi e i luoghi della nostra magnifica terra, c’è la possibilità di collegarsi con il palmare che appunto consente di usufruire della opportunità di creare percorsi turistici su misura.
In pratica se siamo a Lecce e inseriamo un punto di partenza e un punto di arrivo attraverso il satellite si ha la possibilità di avere sul palmare il percorso con tutti i luoghi di interesse artistico che si incontrano lungo lo stesso e con la possibilità di avere tutte le informazioni.
C’è stata inoltre la creazione nel Museo “Sigismondo Castromediano” del TEATRO VIRTUALE dal quale è possibile visitare con una vista 3D tutti i Musei del Mondo. La tecnica prevede che si facciano delle riprese 3D delle opere d’arte e poi una volta ottenute le immagini la possibilità di farle visionare in tutto il mondo attraverso lo schermo di questo teatro virtuale.
Sono convinto che molto presto le sale cinematografiche e i film diverranno 3D dando una forte emozione agli spettatori.
Una dimostrazione di tutto questo è stata fatta nei locali del Museo a cura del personale dell’Università. Purtroppo non tutti hanno potuto avere gli occhiali necessari per visionare gli oggetti e le opere d’arte ripresi in 3D. Spero che quando la gestione passerà dalle brave ricercatrici ma maldestre ospiti dell’Università, al personale della Provincia, ci si organizzi meglio.
Oltre al Museo “Sigismondo Castromediano” ci sono altri punti da cui si può accedere al progetto, adesso va di moda scriverli in inglese e li hanno battezzati ENEA POINT, e stanno Lecce a Palazzo dei Celestini, a Otranto e a Gallipoli. A proposito anche il teatro virtuale in 3D l’hanno battezzato in inglese ENEA CENTER.
Il progetto prevede poi la possibilità di avere una carta che fa accedere a servizi di cui fruire lungo il cammino di Enea a anche questa carta è stata battezzata nel solito monotono inglese ENEA CARD.
Bisogna ammettere che la Prof.ssa Virginia Valzano ha fatto un buon lavoro anche nella consapevolezza dei risultati del turismo di quest’anno resi noti dal Senatore Giovanni Pellegrino Presidente della Provincia di Lecce.
Secondo i dati ufficiali nonostante le previsioni catastrofiche della vigilia che sono state immediatamente rese note dalla stampa che, secondo il Presidente, alla buona notizia preferisce la cattiva notizia poiché quest’ultima sarebbe più notizia, e nonostante il momento di contrazione dei consumi, e nella consapevolezza che i dati del 2007 rivelavano un ottimo risultato si è preso atto che i dati del turismo di quest’anno hanno registrato un notevole incremento. Si può e dico io, si deve, certamente fare di più ma la strada tracciata dal Senatore Pellegrino non si può negare che sia quella giusta.
C’è stato poi il Prof. Livio Ruggero che ha presentato un progetto che sempre nel solito inglese si chiama “eden garden” che è la produzione di materiale informativo per la conoscenza dell’ambiente naturale finanziato da PIC Interreg III A Grecia – Italia. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione del Museo dell’Ambiente, l’Orto Botanico e la stazione di Biologia Marina dell’Università degli Studi del Salento.
Sono delle pubblicazioni in file pdf la prima delle quali riguarda il funzionamento del Microsistema Marino, il secondo riguarda il clima del mediterraneo, il terzo vuole suggerire come mettersi in rapporto con l’ambiente, poi un altro pdf riguarda il rapporto tra l’uomo e l’energia. Sempre fruibile in file pdf un viaggio nel passato nel Salento dai giorni nostri fino a 65 milioni di anni fa, ancora c’è l’illustrazione degli ambienti più significativi della provincia di Lecce e delle piante più significative che descrivono e caratterizzano il tipo di ambiente, c’è un file con gli itinerari botanici che è interattivo e si possono stabilire gli itinerari dove incontrare le piante. Poi ci sono le orchidee spontanee che sono oltre 35 nella sola provincia di Lecce. C’è un altro file pdf che riguarda il carsismo con la descrizione delle grotte anche marine. Poi c’è un file dedicato alla fauna del Salento con uccelli mammiferi ecc., un’altra che riguarda flora e fauna terrestre delle acque dolci, un’altra ancora descrive flora e fauna marina e poi ci sono degli itinerari subacquei sempre della Provincia di Lecce.
Ma non finisce qui un altro file disserta del rapporto tra uomini e piante in cui si parla di piante alimentari e piante medicinali, poi c’è un file con delle vignette sul modo in cui dovremmo avere rapporti con l’ambiente, tale pubblicazione può essere stampata ottenendo un poster che è possibile distribuire nelle scuole, infine giochi interattivi dove si possono indovinare le piante o quiz a risposte multiple. Tutto quanto è stato esposto dal Prof. Livio Ruggero sarebbe interessante inserirlo negli itinerari del progetto precedente curato dalla Prof.ssa Virginia Valzano.
Ho potuto gustare il Viaggio virtuale nel Salento anche nella storia della dott.ssa Tempesta con più itinerari. Il progetto è ancora in corso ma è stato comunque presentato.
Un viaggio suggestivo con un percorso preistorico, uno archeologico, uno con chiese e cripte, uno del rinascimento con cultura del barocco e ultimo le ville e giardini delle famiglie leccesi.
La dott.ssa Tempesta ha poi fatto una dimostrazione di cosa si possa ottenere attraverso questo lavoro. Il prodotto finale è un CD interattivo che sarà distribuito in Italia.
Infine c’è stata la presentazione del lavoro fatto sul sito della Provincia per rendere fruibile l’Atlante dei luoghi che è stato arricchito di mappe e contatti attivi.
Veramente un buon lavoro!
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venerdì 31 ottobre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
Il Prof. Achille de Nitto ovvero: GELMINI? TUTTO HA UN COSTO!
Il Prof. Achille de Nitto ovvero: GELMINI? TUTTO HA UN COSTO!
Il Prof. Achille de Nitto ovvero: GELMINI? TUTTO HA UN COSTO!
di Antonio Bruno
Che serata quella del 29 ottobre 2008! Alle 21.00 presso la sede dell’Azione Cattolica Diocesana di Lecce in Via Santa Venera 12 (Traversa di Chiesa di Santa Teresa, nei pressi di Porta Rudiae) un appuntamento a cui non potevo mancare. Il nostro Movimento Studenti di Azione Cattolica ha invitato il Prof. Achille de Nitto Docente di Istituzioni di Diritto Pubblico e Giustizia Costituzionale Università del Salento Lecce per un seminario sul tema: “Scuola: Partecipazione e formazione delle coscienze”. C’è stato tutto questo parlare del Movimento Studenti di Azione Cattolica di Lecce mentre, come previsto, ieri il Senato ha approvato definitivamente il contestato decreto Gelmini sulla scuola, e mentre le proteste degli studenti non si fermano, con medi e universitari che pensano ad organizzare una manifestazione al Quirinale per chiedere al Capo dello Stato di non firmare la legge, e il Partito Democratico e il partito di Di Pietro annunciano un referendum abrogativo e sempre mentre la ministro Maria Stella Gelmini ha invece commentato, con uno scarno comunicato, che "La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà".
In questo scenario turbolento il Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica Massimo Vergari ha presentato il relatore affermando che la sala era piena di studenti che hanno discusso nel Movimento “AL DI LA DEL COLORE POLITICO”, che anche oggi le presenze erano assolutamente interessate al futuro della Scuola per discutere mettendo sul tavolo argomenti che mettano il futuro rappresentato dalla scuola al centro del dibattito nella società. Molto attivi gli studenti dei Licei Classici e Scientifici della Città di Lecce ma non è da meno il contributo degli studenti del Movimento di Azione cattolica delle altre scuole.
Premetto che il relatore Prof. Achille de Nitto ha esordito con una fortissima suggestione ovvero mi ha detto che la mia vita, la tua vita, dipende dalla scuola. Come? Che dico? Pensaci, il Prof. Achille de Nitto ha proseguito ricordando a tutti noi che tutto è dipeso dai MAESTRI CHE HO AVUTO, DAI COMPAGNI DI CLASSE CHE HO AVUTO, DALLE AULE E DAGLI EDIFICI SCOLASTICI CHE MI HANNO OSPITATO.
Tutto questo HA UN PESO DECISIVO che determina degli effetti in ognuno di noi che nel caso siano negativi oppure nel caso siano stati addirittura TRAUMATICI, ci impiegano per più di 30 anni per potercene liberare. Così come viceversa se sono positivi il loro riverbero è quella marcia in più, quel decisivo spunto, che permette di ottenere risultati nella vita.
Ma il Prof. Achille de Nitto aggiunge che durante quel periodo ognuno di noi non se ne è accorto di questa decisività, persi come eravamo (e in cui sono gli studenti di oggi) in una INTEMPESTIVITA’ che però è fisiologica. Un velo di rimpianto per quanto mi riguarda e una indicazione per gli studenti presenti che fanno ancora in tempo a contrastare questa intempestività poiché tale contrasto farà sicuramente guadagnare loro tempo.
Ma durante il periodo dell’adolescenza semplicemente “NON CI SI RENDE CONTO”.
Ancora suggestioni da parte del Prof. Achille de Nitto quando afferma in modo quasi poetico “MAESTRI E COMPAGNI INCIDONO NELLE PIEGHE DELL’ESPERIENZA DI OGNUNO DI NOI”
Poi il riferimento all’attualità al Decreto Gelmini divenuto Legge e alla attualità di questo seminario che ne aumenta il pregio.
Ci spiega il Docente di Istituzioni di Diritto Pubblico e Giustizia Costituzionale Università del Salento Lecce che la Legge in questione è uno strumento, come una forchetta, come un automobile. Ed ecco che, dopo questa affermazione, sembra sgattaiolare da questa stringente attualità perché il Prof. Achille de Nitto afferma che nella sua relazione non intende parlare di STRUMENTI e quindi, nonostante l’attualità, che non intende parlare del decreto Gelmini divenuto proprio ieri Legge.
Il Prof. Achille de Nitto vuole parlare delle cose partendo da questo argomento del Decreto Gelmini divenuto Legge che è STRUMENTALE AD ALTRE POSSIBILITA’.
Ma che cos’è la Scuola? Si chiede il Prof. Achille de Nitto, e la risposta sta in una parola: La Scuola è una RAPRESENTAZIONE.
Partendo da questa parola il Prof. Achille de Nitto passa a descrivere le diverse forme di questa RAPPRESENTAZIONE chiamata SCUOLA.
Una delle possibili rappresentazioni della Scuola è quella che è collegata al TEMPO. La Scuola un PARCHEGGIO che OCCUPA IL TEMPO. A Scuola si passa del TEMPO, e la funzione è LENITIVA DI ALCUNE SOFFERENZE.
Il Tempo Pieno, Il Tempo Vuoto e il Tempo Libero. La Scuola scandisce il TEMPO DELLE FAMIGLIA. Le vacanze della famiglia dipendono dalla scuola e sempre dalla scuola dipende l’organizzazione sociale infatti quando le scuole finiscono dove mandiamo i nostri figli? E dove vanno i Professori quando finiscono le scuole?
Il Prof. Achille de Nitto dice che la Scuola è un luogo dove stare la mattina e poi si chiede: “Se non andassimo a Scuola dove andremmo?”
E se non ci fosse la scuola dove metteremmo i Professori? Dove andrebbero a finire UN MILIONE E TRECENTOMILA occupati negli spazi chiamati scuole?
Poi si schernisce, precisa meglio dati gli sguardi disorientati dei presenti: il Prof. Achille de Nitto significa a tutti noi che PARCHEGGIO NON E’ UNA RAPPRESENTAZIONE SPREGIATIVA DELLA SCUOLA!
Certo PARCHEGGIO E’ UN PO’ POCO – MA NON E’ POCHISSIMO!
La scuola parcheggio è una rappresentazione che prevede la libertà di decidere di occupare il tempo in altri spazi e luoghi una volta finita la scuola dell’obbligo.
Il Prof. Achille de Nitto poi passa a un’altra RAPPRESENTAZIONE DELLA SCUOLA, QUELLA che definisce di SCUOLA CASERMA.
In questa rappresentazione il Prof. Achille de Nitto definisce la scuola come IL LUOGO IN CUI CI SI PREPARA A FARE QUALCOSA.
In sintesi c’è uno che ti dice: “Si fa così” e tu lo fai, un po’ come quel COMICO DI ZELIG CHE DICE:
TU MI DICI QUELLO CHE DEVO FARE……E IO LO FACCIO!
In questa rappresentazione della scuola il Prof. Achille de Nitto sostiene che il tempo è strutturato. E’ come nella STRUTTURA MILITARE, che è complessa e si occupa degli uomini che devono divenire adulti e da questa rappresentazione di scuola si ha una EDUCAZIONE COMPLESSIVA.
Il questa rappresentazione la Scuola si occupa di:
Felicità
Sport
Intelletto
Competenza
Nella rappresentazione della scuola caserma si imparano DISCIPLINE UNIFORMI con un MAESTRO UNIFORME. A imparare è l’allievo o, precisa il Prof. Achille de Nitto, meglio sarebbe dire l’alunno che è uno che si nutre perché la parola viene da nutrire.
La rappresentazione della scuola caserma prevede che ci si UNIFORMI A DISCIPLINE. Sostanzialmente, aggiunge il Prof. Achille de Nitto, bisogna ISTRUIRSI O ADDESTRARSI.
Le Discipline trasmettono le MATERIE e il SENSO DEL RIGORE E DEL PROTOCOLLO. Il termine è MILITARE ed è ORIENTATO A DEI RISULTATI.
Il Prof. Achille de Nitto FA L’ESEMPIO DELL’INTERROGAZIONE: ti interrogo e quindi mi devi dare il risultato della tua conoscenza!
Un po’ come in una bottega artigiana dove c’è necessità di produrre dei risultati. Risultato è IL SAPERE, ovvero LA SCIENZA.
Quindi in una interrogazione per tornare all’esempio tu mi devi dare nozioni, quantità, informazioni e dimostrare cosa hai conseguito tutto ciò che ti è stato dato.
Infine il Prof. Achille de Nitto descrive la terza rappresentazione della Scuola e per farlo si serve dell’etimologia della parola SCUOLA che viene dal latino scòla e dal greco scholè che significa OZIO, RIPOSO, AGIO QUINDI IL TRATTENERSI L’OCCUPARSI IN UN TEMPO LIBERO DA FACCENDE, naturalmente il Prof. Achille de Nitto precisa che i Vocabolari riducono la complessità ma non la risolvono con un unico significato poiché vi sono più significati. Comunque la rappresentazione della scuola che il Prof. Achille de Nitto sta dando coincide con RIPOSO, STUDIO E CONVERSAZIONE.
Scuola rappresentata come il LUOGO IN CUI CI SI SCAMBIA QUALITA’.
Un dialogo possibile è quello che prevede un “che hai capito?” seguito da “io ho capito questo!” oppure “quello che hai detto è inutile” ovvero la scuola come la rappresentazione di un luogo in CUI SI IMPARA E SI INSEGNA. Una rappresentazione della scuola disco ovvero: disco, discis, didici, discĕre che significa sapere (v.tr.); apprendere (v.tr.); imparare (v.tr.).
1 imparare, apprendere, studiare, istruirsi
2 sapere, venire a conoscenza, essere informato di qualcosa.
Etimologia: learn): falsa discentes, Amm. 14, 1.
E siccome non c’è il participio passato possiamo dire che tale participio passato è DOCTUS
abile (agg.)
esperto (agg.)
sapiente (agg.)
scienziato (agg.)
istruito (agg.)
erudito (agg.)
dotto (agg.)
colto (agg.)
homo doctus letterato (s.m.)
1 dotto, istruito, colto, perito, abile
2 scaltro, furbo, avveduto
3 (come sost. m. pl. docti, orum) dotti, esperti, filosofi, scienziati, uomini di cultura.
E poi il Prof. Achille de Nitto gioca con i significati dice che i proverbi del Salento sono importanti come quello che dice “NESSUNO NASCE IMPARATO” e siccome nessuno nasce sapendo le cose ecco che è discens: discens, discentis ovvero scolaro, allievo.
In pratica uno ti insegna e, quando hai imparato, sei DOCTUS.
In questa rappresentazione della scuola fatta dal Prof. Achille de Nitto c’è un circuito comunicativo. In questa rappresentazione della scuola ci sono anche MOLTE DISPERSIONI ma insieme a queste esistono TANTI TRANSFERT.
Poi IL DILEMMA. Se il Maestro è troppo avanti l’allievo non impara. Se non c’è equilibrio, se c’è sproporzione NON IMPARI.
Ma in questa rappresentazione della scuola fatta dal Prof. Achille de Nitto NON DEVI PRODURRE RISULTATI.
E allora qual è il risultato?
Sorride sornione il Prof. Achille de Nitto, e poi annuncia che IL RISULTATO E’ IL CIRCUITO COMUNICATIVO CHE TRASFORMA IL RIPOSO IN OCCUPAZIONE.
E il Prof. Achille de Nitto utilizza ancora un esclamazione dicendoci ”Io studio, mi ammazzo di fatica, MI RIPOSO MA MI STANCO!”
Eccolo il Prof. Achille de Nitto che si arrampica ancora sui significati su scholè che è uso, lentamente, adagio, pensatamente, con fatica, con attenzione.
TI DA PIACERE MA TI COSTA FATICA.
Siamo tutti seduti sulle spalle di un gigante, nessuno è talmente originale da non attingere da altri.
Poi una definizione squisita del Prof. Achille de Nitto: IL CIRCUITO COMUNICATIVO RIGUARDA IL SAPERE MA ANCHE IL SAPORE DELLE COSE CHE TI DANNO.
Ecco che scholè è produrre CULTURA E CULTURA è NON SAPERE MA SAPORE
Ancora significati dal Prof. Achille de Nitto Agricoltura OVVERO APRIRE DEI SOLCHI NEL TUO CUORE CHE POI APRONO POSSIBILITA’.
Ed ecco la spiegazione piena poiché nella dimensione spaziale della scholè si tratta di educarsi non di produrre risultati.
Ancora UNA FORTISSIMA SUGGESTIONE MI PERVIENE DALLA DOMANDA POSTA dal Prof. Achille de Nitto: “Tu che possibilità mi lasci intuire?” C’è reciprocità e questa cosa è FATICOSISSIMA!
E ancora sempre sulla suggestione quasi terapeutica delle parole e dei significati il dal Prof. Achille de Nitto dice: “Si tratta di acquisire non tanto SCIENZA ma COSCIENZA!”.
Sempre il binomio parola – significato produce questo pensiero del Prof. Achille de Nitto: “La scuola come LUOGO BUROCRATICO scansiona ed è una struttura organizzata che produce come risultato L’ISTRUZIONE!”.
Istruzione è una parola disastrosa perché le istruzioni si danno a un esecutore meccanico. Istruzione è diverso da Disciplina o Educazione perché una persona può essere istruita ma non so se allo stesso tempo è educata.
C’è stato chi ha più volte denunciato che questa rappresentazione della scuola può risultare oppressiva a tal punto da far giungere pensatori ad AUSPICARE LA DESCOLARIZZAZIONE DELLA SOCIETA’.
C’è INVECE una prospettiva anarchica, NON ORGANIZZATA. La scuola dovrebbe dirti: PUNTIAMO TUTTO SU QUELLO CHE SAI FARE TU. TU STAI CRESCENDO. INSOMMA UNA RAPPRENTAZIONE CHE NON FA UNA PREVISIONE MA CHE CERCA UNA PREVISIONE.
Tutto questo significa FATICA perché i rapporti, le relazioni sono pericolose, difficili e quindi è difficile stare insieme.
Ma tutto questo COSTA! Se qualcuno ci marcia, se il sistema è ELEFANTIACO c’è un costo! E chi paga? Adesso si fa il GIOCO DEL FIAMMIFERO l’ultimo si BRUCIA!
Un ultima fortissima suggestione il Prof. Achille de Nitto ce la da ancora con le parole e i significati. Lancia LA DOMANDA APPRENDERE E NON COMPRENDERE? E poi ancora: “Aspettative o Speranze?”
Le aspettative annullano le speranze! Come quando fai l’esame il Prof. ti dice che devi tornare e tu gli dici STUPITO: “Ma Prof. Io ho studiato!” ovvero avendo studiato ho l’aspettativa di superare l’esame.
Ma si chiede ancora il Prof. Achille de Nitto: Selezionare o Promuovere?
Dice di Don Milani e del dilemma se proseguire con quelli che capiscono subito e lasciarsi alle spalle quelli che non seguono oppure aspettare e lasciare a se stessi quelli che sono avanti?
Capisci? IL PROBLEMA DEI COSTI C’E’! E L’EGUALITARISMO E’ UNA TRUFFA!
Come si può dire: “IO TRATTO TUTTI ALLO STESSO MODO!” Oppure “Io non guardo in faccia a nessuno!”
Con queste domande e in questa fase interlocutoria si è svolto un acceso dibattito tra gli studenti presenti. In sintesi la preoccupazione di essere strumentalizzati dal Preside e dagli insegnanti che stanno utilizzando gli studenti e la mancanza di un dibattito sui valori e sui contenuti poiché lo sguardo è fisso sugli strumenti.
Il dibattito è stato concluso dall’affermazione del Prof. Achille de Nitto che sottolinea che stare a discutere ovvero a parlare con tesi opposte è un LUSSO, che ciò è possibile perché c’è chi paga un costo anche per il nostro stare insieme di ieri sera.
Ora c’è da chiedersi per quale rappresentazione di scuola si è disposti a pagare un costo. E soprattutto c’è da chiedersi in che modo si possa raggiungere una rappresentazione condivisa al di fuori del dibattito che non c’è perché ha un costo? Ma senza il dibattito non c’è rappresentazione condivisa e gli scontri di ieri e di oggi, la violenza e le tensioni ne sono la dimostrazione.
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Il Prof. Achille de Nitto ovvero: GELMINI? TUTTO HA UN COSTO!
di Antonio Bruno
Che serata quella del 29 ottobre 2008! Alle 21.00 presso la sede dell’Azione Cattolica Diocesana di Lecce in Via Santa Venera 12 (Traversa di Chiesa di Santa Teresa, nei pressi di Porta Rudiae) un appuntamento a cui non potevo mancare. Il nostro Movimento Studenti di Azione Cattolica ha invitato il Prof. Achille de Nitto Docente di Istituzioni di Diritto Pubblico e Giustizia Costituzionale Università del Salento Lecce per un seminario sul tema: “Scuola: Partecipazione e formazione delle coscienze”. C’è stato tutto questo parlare del Movimento Studenti di Azione Cattolica di Lecce mentre, come previsto, ieri il Senato ha approvato definitivamente il contestato decreto Gelmini sulla scuola, e mentre le proteste degli studenti non si fermano, con medi e universitari che pensano ad organizzare una manifestazione al Quirinale per chiedere al Capo dello Stato di non firmare la legge, e il Partito Democratico e il partito di Di Pietro annunciano un referendum abrogativo e sempre mentre la ministro Maria Stella Gelmini ha invece commentato, con uno scarno comunicato, che "La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà".
In questo scenario turbolento il Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica Massimo Vergari ha presentato il relatore affermando che la sala era piena di studenti che hanno discusso nel Movimento “AL DI LA DEL COLORE POLITICO”, che anche oggi le presenze erano assolutamente interessate al futuro della Scuola per discutere mettendo sul tavolo argomenti che mettano il futuro rappresentato dalla scuola al centro del dibattito nella società. Molto attivi gli studenti dei Licei Classici e Scientifici della Città di Lecce ma non è da meno il contributo degli studenti del Movimento di Azione cattolica delle altre scuole.
Premetto che il relatore Prof. Achille de Nitto ha esordito con una fortissima suggestione ovvero mi ha detto che la mia vita, la tua vita, dipende dalla scuola. Come? Che dico? Pensaci, il Prof. Achille de Nitto ha proseguito ricordando a tutti noi che tutto è dipeso dai MAESTRI CHE HO AVUTO, DAI COMPAGNI DI CLASSE CHE HO AVUTO, DALLE AULE E DAGLI EDIFICI SCOLASTICI CHE MI HANNO OSPITATO.
Tutto questo HA UN PESO DECISIVO che determina degli effetti in ognuno di noi che nel caso siano negativi oppure nel caso siano stati addirittura TRAUMATICI, ci impiegano per più di 30 anni per potercene liberare. Così come viceversa se sono positivi il loro riverbero è quella marcia in più, quel decisivo spunto, che permette di ottenere risultati nella vita.
Ma il Prof. Achille de Nitto aggiunge che durante quel periodo ognuno di noi non se ne è accorto di questa decisività, persi come eravamo (e in cui sono gli studenti di oggi) in una INTEMPESTIVITA’ che però è fisiologica. Un velo di rimpianto per quanto mi riguarda e una indicazione per gli studenti presenti che fanno ancora in tempo a contrastare questa intempestività poiché tale contrasto farà sicuramente guadagnare loro tempo.
Ma durante il periodo dell’adolescenza semplicemente “NON CI SI RENDE CONTO”.
Ancora suggestioni da parte del Prof. Achille de Nitto quando afferma in modo quasi poetico “MAESTRI E COMPAGNI INCIDONO NELLE PIEGHE DELL’ESPERIENZA DI OGNUNO DI NOI”
Poi il riferimento all’attualità al Decreto Gelmini divenuto Legge e alla attualità di questo seminario che ne aumenta il pregio.
Ci spiega il Docente di Istituzioni di Diritto Pubblico e Giustizia Costituzionale Università del Salento Lecce che la Legge in questione è uno strumento, come una forchetta, come un automobile. Ed ecco che, dopo questa affermazione, sembra sgattaiolare da questa stringente attualità perché il Prof. Achille de Nitto afferma che nella sua relazione non intende parlare di STRUMENTI e quindi, nonostante l’attualità, che non intende parlare del decreto Gelmini divenuto proprio ieri Legge.
Il Prof. Achille de Nitto vuole parlare delle cose partendo da questo argomento del Decreto Gelmini divenuto Legge che è STRUMENTALE AD ALTRE POSSIBILITA’.
Ma che cos’è la Scuola? Si chiede il Prof. Achille de Nitto, e la risposta sta in una parola: La Scuola è una RAPRESENTAZIONE.
Partendo da questa parola il Prof. Achille de Nitto passa a descrivere le diverse forme di questa RAPPRESENTAZIONE chiamata SCUOLA.
Una delle possibili rappresentazioni della Scuola è quella che è collegata al TEMPO. La Scuola un PARCHEGGIO che OCCUPA IL TEMPO. A Scuola si passa del TEMPO, e la funzione è LENITIVA DI ALCUNE SOFFERENZE.
Il Tempo Pieno, Il Tempo Vuoto e il Tempo Libero. La Scuola scandisce il TEMPO DELLE FAMIGLIA. Le vacanze della famiglia dipendono dalla scuola e sempre dalla scuola dipende l’organizzazione sociale infatti quando le scuole finiscono dove mandiamo i nostri figli? E dove vanno i Professori quando finiscono le scuole?
Il Prof. Achille de Nitto dice che la Scuola è un luogo dove stare la mattina e poi si chiede: “Se non andassimo a Scuola dove andremmo?”
E se non ci fosse la scuola dove metteremmo i Professori? Dove andrebbero a finire UN MILIONE E TRECENTOMILA occupati negli spazi chiamati scuole?
Poi si schernisce, precisa meglio dati gli sguardi disorientati dei presenti: il Prof. Achille de Nitto significa a tutti noi che PARCHEGGIO NON E’ UNA RAPPRESENTAZIONE SPREGIATIVA DELLA SCUOLA!
Certo PARCHEGGIO E’ UN PO’ POCO – MA NON E’ POCHISSIMO!
La scuola parcheggio è una rappresentazione che prevede la libertà di decidere di occupare il tempo in altri spazi e luoghi una volta finita la scuola dell’obbligo.
Il Prof. Achille de Nitto poi passa a un’altra RAPPRESENTAZIONE DELLA SCUOLA, QUELLA che definisce di SCUOLA CASERMA.
In questa rappresentazione il Prof. Achille de Nitto definisce la scuola come IL LUOGO IN CUI CI SI PREPARA A FARE QUALCOSA.
In sintesi c’è uno che ti dice: “Si fa così” e tu lo fai, un po’ come quel COMICO DI ZELIG CHE DICE:
TU MI DICI QUELLO CHE DEVO FARE……E IO LO FACCIO!
In questa rappresentazione della scuola il Prof. Achille de Nitto sostiene che il tempo è strutturato. E’ come nella STRUTTURA MILITARE, che è complessa e si occupa degli uomini che devono divenire adulti e da questa rappresentazione di scuola si ha una EDUCAZIONE COMPLESSIVA.
Il questa rappresentazione la Scuola si occupa di:
Felicità
Sport
Intelletto
Competenza
Nella rappresentazione della scuola caserma si imparano DISCIPLINE UNIFORMI con un MAESTRO UNIFORME. A imparare è l’allievo o, precisa il Prof. Achille de Nitto, meglio sarebbe dire l’alunno che è uno che si nutre perché la parola viene da nutrire.
La rappresentazione della scuola caserma prevede che ci si UNIFORMI A DISCIPLINE. Sostanzialmente, aggiunge il Prof. Achille de Nitto, bisogna ISTRUIRSI O ADDESTRARSI.
Le Discipline trasmettono le MATERIE e il SENSO DEL RIGORE E DEL PROTOCOLLO. Il termine è MILITARE ed è ORIENTATO A DEI RISULTATI.
Il Prof. Achille de Nitto FA L’ESEMPIO DELL’INTERROGAZIONE: ti interrogo e quindi mi devi dare il risultato della tua conoscenza!
Un po’ come in una bottega artigiana dove c’è necessità di produrre dei risultati. Risultato è IL SAPERE, ovvero LA SCIENZA.
Quindi in una interrogazione per tornare all’esempio tu mi devi dare nozioni, quantità, informazioni e dimostrare cosa hai conseguito tutto ciò che ti è stato dato.
Infine il Prof. Achille de Nitto descrive la terza rappresentazione della Scuola e per farlo si serve dell’etimologia della parola SCUOLA che viene dal latino scòla e dal greco scholè che significa OZIO, RIPOSO, AGIO QUINDI IL TRATTENERSI L’OCCUPARSI IN UN TEMPO LIBERO DA FACCENDE, naturalmente il Prof. Achille de Nitto precisa che i Vocabolari riducono la complessità ma non la risolvono con un unico significato poiché vi sono più significati. Comunque la rappresentazione della scuola che il Prof. Achille de Nitto sta dando coincide con RIPOSO, STUDIO E CONVERSAZIONE.
Scuola rappresentata come il LUOGO IN CUI CI SI SCAMBIA QUALITA’.
Un dialogo possibile è quello che prevede un “che hai capito?” seguito da “io ho capito questo!” oppure “quello che hai detto è inutile” ovvero la scuola come la rappresentazione di un luogo in CUI SI IMPARA E SI INSEGNA. Una rappresentazione della scuola disco ovvero: disco, discis, didici, discĕre che significa sapere (v.tr.); apprendere (v.tr.); imparare (v.tr.).
1 imparare, apprendere, studiare, istruirsi
2 sapere, venire a conoscenza, essere informato di qualcosa.
Etimologia: learn): falsa discentes, Amm. 14, 1.
E siccome non c’è il participio passato possiamo dire che tale participio passato è DOCTUS
abile (agg.)
esperto (agg.)
sapiente (agg.)
scienziato (agg.)
istruito (agg.)
erudito (agg.)
dotto (agg.)
colto (agg.)
homo doctus letterato (s.m.)
1 dotto, istruito, colto, perito, abile
2 scaltro, furbo, avveduto
3 (come sost. m. pl. docti, orum) dotti, esperti, filosofi, scienziati, uomini di cultura.
E poi il Prof. Achille de Nitto gioca con i significati dice che i proverbi del Salento sono importanti come quello che dice “NESSUNO NASCE IMPARATO” e siccome nessuno nasce sapendo le cose ecco che è discens: discens, discentis ovvero scolaro, allievo.
In pratica uno ti insegna e, quando hai imparato, sei DOCTUS.
In questa rappresentazione della scuola fatta dal Prof. Achille de Nitto c’è un circuito comunicativo. In questa rappresentazione della scuola ci sono anche MOLTE DISPERSIONI ma insieme a queste esistono TANTI TRANSFERT.
Poi IL DILEMMA. Se il Maestro è troppo avanti l’allievo non impara. Se non c’è equilibrio, se c’è sproporzione NON IMPARI.
Ma in questa rappresentazione della scuola fatta dal Prof. Achille de Nitto NON DEVI PRODURRE RISULTATI.
E allora qual è il risultato?
Sorride sornione il Prof. Achille de Nitto, e poi annuncia che IL RISULTATO E’ IL CIRCUITO COMUNICATIVO CHE TRASFORMA IL RIPOSO IN OCCUPAZIONE.
E il Prof. Achille de Nitto utilizza ancora un esclamazione dicendoci ”Io studio, mi ammazzo di fatica, MI RIPOSO MA MI STANCO!”
Eccolo il Prof. Achille de Nitto che si arrampica ancora sui significati su scholè che è uso, lentamente, adagio, pensatamente, con fatica, con attenzione.
TI DA PIACERE MA TI COSTA FATICA.
Siamo tutti seduti sulle spalle di un gigante, nessuno è talmente originale da non attingere da altri.
Poi una definizione squisita del Prof. Achille de Nitto: IL CIRCUITO COMUNICATIVO RIGUARDA IL SAPERE MA ANCHE IL SAPORE DELLE COSE CHE TI DANNO.
Ecco che scholè è produrre CULTURA E CULTURA è NON SAPERE MA SAPORE
Ancora significati dal Prof. Achille de Nitto Agricoltura OVVERO APRIRE DEI SOLCHI NEL TUO CUORE CHE POI APRONO POSSIBILITA’.
Ed ecco la spiegazione piena poiché nella dimensione spaziale della scholè si tratta di educarsi non di produrre risultati.
Ancora UNA FORTISSIMA SUGGESTIONE MI PERVIENE DALLA DOMANDA POSTA dal Prof. Achille de Nitto: “Tu che possibilità mi lasci intuire?” C’è reciprocità e questa cosa è FATICOSISSIMA!
E ancora sempre sulla suggestione quasi terapeutica delle parole e dei significati il dal Prof. Achille de Nitto dice: “Si tratta di acquisire non tanto SCIENZA ma COSCIENZA!”.
Sempre il binomio parola – significato produce questo pensiero del Prof. Achille de Nitto: “La scuola come LUOGO BUROCRATICO scansiona ed è una struttura organizzata che produce come risultato L’ISTRUZIONE!”.
Istruzione è una parola disastrosa perché le istruzioni si danno a un esecutore meccanico. Istruzione è diverso da Disciplina o Educazione perché una persona può essere istruita ma non so se allo stesso tempo è educata.
C’è stato chi ha più volte denunciato che questa rappresentazione della scuola può risultare oppressiva a tal punto da far giungere pensatori ad AUSPICARE LA DESCOLARIZZAZIONE DELLA SOCIETA’.
C’è INVECE una prospettiva anarchica, NON ORGANIZZATA. La scuola dovrebbe dirti: PUNTIAMO TUTTO SU QUELLO CHE SAI FARE TU. TU STAI CRESCENDO. INSOMMA UNA RAPPRENTAZIONE CHE NON FA UNA PREVISIONE MA CHE CERCA UNA PREVISIONE.
Tutto questo significa FATICA perché i rapporti, le relazioni sono pericolose, difficili e quindi è difficile stare insieme.
Ma tutto questo COSTA! Se qualcuno ci marcia, se il sistema è ELEFANTIACO c’è un costo! E chi paga? Adesso si fa il GIOCO DEL FIAMMIFERO l’ultimo si BRUCIA!
Un ultima fortissima suggestione il Prof. Achille de Nitto ce la da ancora con le parole e i significati. Lancia LA DOMANDA APPRENDERE E NON COMPRENDERE? E poi ancora: “Aspettative o Speranze?”
Le aspettative annullano le speranze! Come quando fai l’esame il Prof. ti dice che devi tornare e tu gli dici STUPITO: “Ma Prof. Io ho studiato!” ovvero avendo studiato ho l’aspettativa di superare l’esame.
Ma si chiede ancora il Prof. Achille de Nitto: Selezionare o Promuovere?
Dice di Don Milani e del dilemma se proseguire con quelli che capiscono subito e lasciarsi alle spalle quelli che non seguono oppure aspettare e lasciare a se stessi quelli che sono avanti?
Capisci? IL PROBLEMA DEI COSTI C’E’! E L’EGUALITARISMO E’ UNA TRUFFA!
Come si può dire: “IO TRATTO TUTTI ALLO STESSO MODO!” Oppure “Io non guardo in faccia a nessuno!”
Con queste domande e in questa fase interlocutoria si è svolto un acceso dibattito tra gli studenti presenti. In sintesi la preoccupazione di essere strumentalizzati dal Preside e dagli insegnanti che stanno utilizzando gli studenti e la mancanza di un dibattito sui valori e sui contenuti poiché lo sguardo è fisso sugli strumenti.
Il dibattito è stato concluso dall’affermazione del Prof. Achille de Nitto che sottolinea che stare a discutere ovvero a parlare con tesi opposte è un LUSSO, che ciò è possibile perché c’è chi paga un costo anche per il nostro stare insieme di ieri sera.
Ora c’è da chiedersi per quale rappresentazione di scuola si è disposti a pagare un costo. E soprattutto c’è da chiedersi in che modo si possa raggiungere una rappresentazione condivisa al di fuori del dibattito che non c’è perché ha un costo? Ma senza il dibattito non c’è rappresentazione condivisa e gli scontri di ieri e di oggi, la violenza e le tensioni ne sono la dimostrazione.
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mercoledì 29 ottobre 2008
Pioggia di miliardi di Euro all’Agricoltura Leccese grazie ai Dottori Agronomi
Pioggia di miliardi di Euro all’Agricoltura Leccese grazie ai Dottori Agronomi
Pioggia di miliardi di Euro all’Agricoltura Leccese grazie ai Dottori Agronomi
di Antonio Bruno
Ieri 28 ottobre 2008 alle ore 16.00 il Vice Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali ha tenuto la relazione di presentazione del Seminario “Nuovi scenari finanziari per il settore agricolo – garanzie dirette agli agricoltori”.
Erano presenti l’Assessore Provinciale all’Agricoltura Cosimo Durante, il Dott. Gerardo Di Pietro per l’IMEA e in sostituzione dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Enzo Russo il Dott. Giuseppe Marti Dirigente Regionale delle Misure Agroalimentari.
Il Dott. Agr. Rosario Centonze ha immediatamente messo in luce che gli operatori del settore Agricolo hanno grosse difficoltà ad accedere al credito agrario. Tale difficoltà dio avere a disposizioni capitali in prestito dalle banche è determinata dalla dimensione delle aziende che nella Terra di Lecce (la Provincia di Lecce) sono piccole e medie.
Proprio la piccola dimensione delle imprese agricole determina un difficile dialogo con le Banche. IIl Dott. Agr. Rosario Centonze ha poi analizzato la vivacità di alcuni nuclei agricoli produttivi della Provincia di Lecce che fanno qualità in funzione di una grande efficienza e professionalità ma ha anche ricordato l’esistenza di una larga fetta di agricoltori inadeguati.
Comunque accedere al credito è il momento critico per una Impresa perché l’Azienda Agraria ha scarsità di Capitali.
Con l’entrata in vigore dei nuovi accordi sul credito in Europa (Basilea 2).
In pratica le caratteristiche richieste da questo accordo vedono le imprese agricole non idonee ad accedere al credito che tradotto significhi che gli agricoltori quando vanno in banca per chiedere un mutuo che serva a coofinanziare ( che significa mettere i soldi che mancano per terminare la realizzazione del progetto che è stato finanziato dalla CEE) ad esempio l’agricoltore che si è visto approvare un progetto che ha un contributo del 50% a fondo perduto dalla Comunità Economica Europea quando va in banca a chiedere un prestito per coprire il restante 50% si sente dire che non ha i requisiti di Basilea 2.
A questo punto il Dott. Agr. Rosario Centonze annuncia la garanzia sussidiaria che permette di avere il prestito dalla Banca l’agricoltore non può averla perché le linee di Credito Agrario penalizzano l’Agricoltore in quanto non sempre all’interno dell’istituto è presente la professionalità dei Dottori Agronomi l’unica in grado di valutare il periodo creditizio in funzione della potenzialità produttiva e della qualità del progetto che è stato presentato e approvato.
In conclusione il Dott. Agr. Rosario Centonze richiama la necessità che le Banche si mettano nelle condizione di avere un servizio adeguato al credito agricolo e nello stesso tempo annuncia che la criticità del momento dell’accesso al credito vede il modo per essere superata attraverso l’ISMEA.
Interviene l’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Lecce Cosimo Durante che rafforza quanto sostenuto dalla precedente relazione ricordando che certe resistenze e criticità possono essere superate solamente dalle Banche di Credito Agricolo Cooperativo.
L’Assessore Durante ricorda la dinamicità del settore agricolo salentino anche se vi è un altro fattore di criticità rappresentato dalle dimensioni ridotte della maglia poderale che nel nostro Salento è inferiore ai 2 ettari.
L’ISMEA attraverso la Società di Gestione dei Fondi per l’Agroalimentare (S.G.F.A.) ha risolto il problema. L’Assessore Durante è orgoglioso di annunciare che proprio grazie a questo seminario di studio voluto dal Dott. Agr. Rosario Centonze la Provincia di Lecce avendo messo in bilancio 50.000 Euro ha la possibilità di consentire un accesso ai prestiti per 15 – 16 milioni di Euro.
Inoltre l’Assessore Durante ricorda l’azione della Provincia di Lecce che grazie al lavoro di studio e progettazione da parte del Dott. Agr. Vincenzo Castellano ha realizzato il Piano Agricolo Triennale che è un antenna e un punto di riferimento certo.
Il seminario di Alta Formazione ha avuto il suo momento più alto quando ha preso la parola il Dott. Gerardo Di Pietro svolgendo una relazione sul tema: “ISMEA strumenti per l'accesso delle imprese agricole al credito bancario”
http://www.ismea.it/
Il Dott. Gerardo Di Pietro ha esordito affermando che I servizi finanziari ed assicurativi in Agricoltura costituiscono strumenti di vitale importanza per l’affermazione di modelli produttivi all’avanguardia ed in grado di competere nella fase dell’internazionalizzazione delle nostre produzioni.
Il Dott. Gerardo Di Pietro ha poi precisato che l’SGFA Società Gestione Fondi per l'agroalimentare società di scopo a responsabilità limitata al 100% di proprietà dell'ISMEA e che SGFA gestisce ad oggi gli interventi per il rilascio di garanzie dirette e di garanzie sussidiarie, che il legislatore ha attribuito ad Ismea, mutuandoli rispettivamente dalla Sezione Speciale del FIG e dal FIG stesso.
La Società risponde nei limiti delle proprie disponibilità finanziarie, gli impegni per garanzia della SGFA sono a loro volta garantiti dallo Stato.
Che tradotto significa:
Se tu sei un agricoltore e sei andato in Banca per un prestito per la tua attività agricola non riuscendo ad averlo perché ti mancano le garanzie allora ci pensa l’ISMEA.
Tu che mi leggi mi potresti chiedere: Come devo fare ad avere questa garanzia dall’ISMEA e quindi il prestito dalla Banca?
E anche qui la risposta è semplice: DEVI RIVOLGERTI A UN DOTTORE AGRONOMO O A UN DOTTORE FORESTALE.
C’è da fare una pratica che ha un costo che varia a seconda degli anni di mutuo:
Es. Capitale da restituire in 5 anni si va dallo 0,36% al 1,79% che significa per 1 milione di EURO avuto in prestito si ha un costo da dare all’ISMEA che va da € 3.600 (tremilaseicentoeuro/00) a € 18.500 che possono essere chiesti per acquistare immobili cioè per comprarsi la terra, per introdurre un innovazione o per estinguere un debito (ristrutturazione del debito).
E chi mi legge mi chiederà: posso chiedere soldi solo per l’attività strettamente agricola oppure anche per un’industria di trasformazione dei prodotti collegata all’azienda? Bene si può chiedere per la trasformazione ma c’è di più: SI POSSONO CHIEDERE ANCHE PER LA COMMERCIALIZZAZIONE E ANCHE PER IL FOTOVOLTAICO!
La norma prevede che l’ISMEA interviene se la Banca dice che le garanzie dell’agricoltore sono insufficienti. Il Dott. Gerardo Di Pietro ha dichiarato che ci si sta indirizzando ad allargare questa possibilità di ricorso alla garanzia a chiunque ne faccia richiesta ed abbia i requisiti.
E’ poi intervenuta un funzionario del Monte dei Paschi di Siena per mettere a disposizione dei Dottori Agronomi la sua Banca.
Infine è intervenuto in rappresentanza dell’Assessore all’Agricoltura Enzo Russo il Dott. Giuseppe Marti che ha portato il saluto dell’Assessore e per annunciare che presto ci saranno i Bandi del PSR. Ma il Dott. Giuseppe Marti ha precisato che i problemi sono due ovvero c’ il problema di avere i fiondi ma c’è anche il problema di spender questi fondi.
Ha ricordato le già citate problematiche delle banche che non concedono i prestiti e quindi ha salutato con gioia l’iniziativa di ISMEA.
Il Dott. Giuseppe Marti ha ricordato ai presenti che presto ci saranno il MILIARDO e 600 – 700 milioni di EURO di solo finanziamento a fondo perduto di cui ai GAL 278 MILIONI di Euro!
Ha ricordato che è l’ultima occasione poiché le nostre regioni non saranno più Obiettivo 1 e che in questa ultima tornata c’è bisogno di elaborare i PIF (Piani Integrati di Filiera) che prevedono l’insediamento di 3.000 giovani.
Infine il Dott. Giuseppe Marti ha fatto presenti gli sforzi di Ingegneria Finanziaria che stanno facendo all’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia per il trascinamento delle risorse non ancora spese.
Ma le parole chiave che il Dott. Giuseppe Marti ha voluto lasciare quasi facendole divenire parole d’ordine per l’Agricoltura Pugliese e salentina in particolare sono:
CANTIERABILITA’
BANCARIETA’
PROGRAMMAZIONE FILIERA
FILIERA CORTA.
Un ultima annotazione: i lavori sono stati seguiti dal Segretario del Partito Democratico della Provincia di Lecce Salvatore Capone.
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Pioggia di miliardi di Euro all’Agricoltura Leccese grazie ai Dottori Agronomi
di Antonio Bruno
Ieri 28 ottobre 2008 alle ore 16.00 il Vice Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali ha tenuto la relazione di presentazione del Seminario “Nuovi scenari finanziari per il settore agricolo – garanzie dirette agli agricoltori”.
Erano presenti l’Assessore Provinciale all’Agricoltura Cosimo Durante, il Dott. Gerardo Di Pietro per l’IMEA e in sostituzione dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Enzo Russo il Dott. Giuseppe Marti Dirigente Regionale delle Misure Agroalimentari.
Il Dott. Agr. Rosario Centonze ha immediatamente messo in luce che gli operatori del settore Agricolo hanno grosse difficoltà ad accedere al credito agrario. Tale difficoltà dio avere a disposizioni capitali in prestito dalle banche è determinata dalla dimensione delle aziende che nella Terra di Lecce (la Provincia di Lecce) sono piccole e medie.
Proprio la piccola dimensione delle imprese agricole determina un difficile dialogo con le Banche. IIl Dott. Agr. Rosario Centonze ha poi analizzato la vivacità di alcuni nuclei agricoli produttivi della Provincia di Lecce che fanno qualità in funzione di una grande efficienza e professionalità ma ha anche ricordato l’esistenza di una larga fetta di agricoltori inadeguati.
Comunque accedere al credito è il momento critico per una Impresa perché l’Azienda Agraria ha scarsità di Capitali.
Con l’entrata in vigore dei nuovi accordi sul credito in Europa (Basilea 2).
In pratica le caratteristiche richieste da questo accordo vedono le imprese agricole non idonee ad accedere al credito che tradotto significhi che gli agricoltori quando vanno in banca per chiedere un mutuo che serva a coofinanziare ( che significa mettere i soldi che mancano per terminare la realizzazione del progetto che è stato finanziato dalla CEE) ad esempio l’agricoltore che si è visto approvare un progetto che ha un contributo del 50% a fondo perduto dalla Comunità Economica Europea quando va in banca a chiedere un prestito per coprire il restante 50% si sente dire che non ha i requisiti di Basilea 2.
A questo punto il Dott. Agr. Rosario Centonze annuncia la garanzia sussidiaria che permette di avere il prestito dalla Banca l’agricoltore non può averla perché le linee di Credito Agrario penalizzano l’Agricoltore in quanto non sempre all’interno dell’istituto è presente la professionalità dei Dottori Agronomi l’unica in grado di valutare il periodo creditizio in funzione della potenzialità produttiva e della qualità del progetto che è stato presentato e approvato.
In conclusione il Dott. Agr. Rosario Centonze richiama la necessità che le Banche si mettano nelle condizione di avere un servizio adeguato al credito agricolo e nello stesso tempo annuncia che la criticità del momento dell’accesso al credito vede il modo per essere superata attraverso l’ISMEA.
Interviene l’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Lecce Cosimo Durante che rafforza quanto sostenuto dalla precedente relazione ricordando che certe resistenze e criticità possono essere superate solamente dalle Banche di Credito Agricolo Cooperativo.
L’Assessore Durante ricorda la dinamicità del settore agricolo salentino anche se vi è un altro fattore di criticità rappresentato dalle dimensioni ridotte della maglia poderale che nel nostro Salento è inferiore ai 2 ettari.
L’ISMEA attraverso la Società di Gestione dei Fondi per l’Agroalimentare (S.G.F.A.) ha risolto il problema. L’Assessore Durante è orgoglioso di annunciare che proprio grazie a questo seminario di studio voluto dal Dott. Agr. Rosario Centonze la Provincia di Lecce avendo messo in bilancio 50.000 Euro ha la possibilità di consentire un accesso ai prestiti per 15 – 16 milioni di Euro.
Inoltre l’Assessore Durante ricorda l’azione della Provincia di Lecce che grazie al lavoro di studio e progettazione da parte del Dott. Agr. Vincenzo Castellano ha realizzato il Piano Agricolo Triennale che è un antenna e un punto di riferimento certo.
Il seminario di Alta Formazione ha avuto il suo momento più alto quando ha preso la parola il Dott. Gerardo Di Pietro svolgendo una relazione sul tema: “ISMEA strumenti per l'accesso delle imprese agricole al credito bancario”
http://www.ismea.it/
Il Dott. Gerardo Di Pietro ha esordito affermando che I servizi finanziari ed assicurativi in Agricoltura costituiscono strumenti di vitale importanza per l’affermazione di modelli produttivi all’avanguardia ed in grado di competere nella fase dell’internazionalizzazione delle nostre produzioni.
Il Dott. Gerardo Di Pietro ha poi precisato che l’SGFA Società Gestione Fondi per l'agroalimentare società di scopo a responsabilità limitata al 100% di proprietà dell'ISMEA e che SGFA gestisce ad oggi gli interventi per il rilascio di garanzie dirette e di garanzie sussidiarie, che il legislatore ha attribuito ad Ismea, mutuandoli rispettivamente dalla Sezione Speciale del FIG e dal FIG stesso.
La Società risponde nei limiti delle proprie disponibilità finanziarie, gli impegni per garanzia della SGFA sono a loro volta garantiti dallo Stato.
Che tradotto significa:
Se tu sei un agricoltore e sei andato in Banca per un prestito per la tua attività agricola non riuscendo ad averlo perché ti mancano le garanzie allora ci pensa l’ISMEA.
Tu che mi leggi mi potresti chiedere: Come devo fare ad avere questa garanzia dall’ISMEA e quindi il prestito dalla Banca?
E anche qui la risposta è semplice: DEVI RIVOLGERTI A UN DOTTORE AGRONOMO O A UN DOTTORE FORESTALE.
C’è da fare una pratica che ha un costo che varia a seconda degli anni di mutuo:
Es. Capitale da restituire in 5 anni si va dallo 0,36% al 1,79% che significa per 1 milione di EURO avuto in prestito si ha un costo da dare all’ISMEA che va da € 3.600 (tremilaseicentoeuro/00) a € 18.500 che possono essere chiesti per acquistare immobili cioè per comprarsi la terra, per introdurre un innovazione o per estinguere un debito (ristrutturazione del debito).
E chi mi legge mi chiederà: posso chiedere soldi solo per l’attività strettamente agricola oppure anche per un’industria di trasformazione dei prodotti collegata all’azienda? Bene si può chiedere per la trasformazione ma c’è di più: SI POSSONO CHIEDERE ANCHE PER LA COMMERCIALIZZAZIONE E ANCHE PER IL FOTOVOLTAICO!
La norma prevede che l’ISMEA interviene se la Banca dice che le garanzie dell’agricoltore sono insufficienti. Il Dott. Gerardo Di Pietro ha dichiarato che ci si sta indirizzando ad allargare questa possibilità di ricorso alla garanzia a chiunque ne faccia richiesta ed abbia i requisiti.
E’ poi intervenuta un funzionario del Monte dei Paschi di Siena per mettere a disposizione dei Dottori Agronomi la sua Banca.
Infine è intervenuto in rappresentanza dell’Assessore all’Agricoltura Enzo Russo il Dott. Giuseppe Marti che ha portato il saluto dell’Assessore e per annunciare che presto ci saranno i Bandi del PSR. Ma il Dott. Giuseppe Marti ha precisato che i problemi sono due ovvero c’ il problema di avere i fiondi ma c’è anche il problema di spender questi fondi.
Ha ricordato le già citate problematiche delle banche che non concedono i prestiti e quindi ha salutato con gioia l’iniziativa di ISMEA.
Il Dott. Giuseppe Marti ha ricordato ai presenti che presto ci saranno il MILIARDO e 600 – 700 milioni di EURO di solo finanziamento a fondo perduto di cui ai GAL 278 MILIONI di Euro!
Ha ricordato che è l’ultima occasione poiché le nostre regioni non saranno più Obiettivo 1 e che in questa ultima tornata c’è bisogno di elaborare i PIF (Piani Integrati di Filiera) che prevedono l’insediamento di 3.000 giovani.
Infine il Dott. Giuseppe Marti ha fatto presenti gli sforzi di Ingegneria Finanziaria che stanno facendo all’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia per il trascinamento delle risorse non ancora spese.
Ma le parole chiave che il Dott. Giuseppe Marti ha voluto lasciare quasi facendole divenire parole d’ordine per l’Agricoltura Pugliese e salentina in particolare sono:
CANTIERABILITA’
BANCARIETA’
PROGRAMMAZIONE FILIERA
FILIERA CORTA.
Un ultima annotazione: i lavori sono stati seguiti dal Segretario del Partito Democratico della Provincia di Lecce Salvatore Capone.
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domenica 26 ottobre 2008
Facciamolo per noi e anche per i nostri figli affinché vedendo noi che optiamo per la gioia e per la salvezza facciano altretta
Facciamolo per noi e anche per i nostri figli affinché vedendo noi che optiamo per la gioia e per la salvezza facciano altrettanto!
di Antonio Bruno
Attenzione! Nelle foto chi ha la maglietta blu fa l'educatore di Azione cattolica e chi ha la maglietta arancione è il giovane adolescente di Azione Cattolica!
Sono andato a messa alle 10.00 e la Chiesa era piena di divise di Scout e di magliette arancione. Il Fariseo che chiede a Gesù qual è il più grande dei comandamenti e Gesù che indica l’unico desiderio desiderabile Dio e lo stesso amore riversarlo verso quelli che ci sono intorno.
La chiesa piena di quasi 400 persone di cui almeno 200 ragazzi dell’età della prima adolescenza. Eccola qui l’Azione Cattolica di San Cesario di Lecce, persone che fanno del loro meglio per proporre un modello di vita alternativo alla VIOLENZA dell’alcol, della droga, della solitudine. Certo ci sono dei volontari che hanno appunto tanta buona volontà e che possono fare del loro meglio ma non possono sostituire noi genitori.
Qual è il modello che stiamo proponendo ai nostri figli? Questa è la domanda che mi sono fatta e che faccio a voi che mi state leggendo.
Gli diciamo con le nostre azioni quello che oggi Gesù ci dice nel Vangelo? Gli diciamo che noi, nella nostra vita mettiamo al primo posto Dio? Oppure al primo posto mettiamo la nostra soddisfazione attraverso il danaro, il prestigio, il potere e la ricchezza? Tutte cose buone se conquistate senza fare del male al nostro vicino di casa o collega d’ufficio prevaricando e usando ogni mezzo per prevalere oppure senza tenere conto delle persone umane che vivono nella miseria più assoluta.
Quanti di noi hanno la consapevolezza che ci sono interi popoli in Africa e in Asia o America Latina in cui mangiare è un problema? Quanti di noi sanno che adesso con i prezzi più alti del cibo molti popoli in Africa e in Asia o America Latina hanno il problema di sfamare i loro figli? Io mi sono messo nei panni di un papà dell’India a cui il figlio gli chiede il pane perché ha fame e a cui non può rispondere con un si perché non ha abbastanza pane per tutti. L’India che ha visto i cristiani di quella terra chiedere al governo più aiuti ai poveri e che per questo motivo hanno dovuto subire la persecuzione dei privilegiati che vogliono la ricchezza tutta per loro. Noi genitori, io genitore che cosa sto facendo per queste persone umane?
Ecco cosa manca, manca addirittura il guardare quella coppia di persone venute da lontano, che hanno la pelle nera che passeggia in Via Dante e che è li invisibile! Invisibile come le altre persone venute da lontano che la sera stazionano nei pressi della Chiesa di San Rocco. Sono persone venute da lontano a cercare un futuro per loro e per i loro figli, che facciamo per loro?
Un microscopico gruppo di uomini e di donne con una spruzzatina ancora più microscopica di giovani si sta dando un gran da fare per cercare di proporre un modello che avrà successo solo se confermerà un modo di vivere di ognuno di noi genitori.
Abbiamo bisogno di convertirci e credere nel Vangelo e abbiamo necessità di applicare quelle parole di oggi, quelle di Gesù al Fariseo di amare Dio e di amare ognuno di quelli che vediamo, tutti e soprattutto quelli che sono nostri nemici perché sono invidiosi di noi, perché sono stati offesi da noi o semplicemente perché le cose vanno come devono andare al di la delle nostre intenzioni e dei nostri progetti.
L’Azione Cattolica di San Cesario di Lecce, di cui io sono un iscritto, ha una sola vocazione che è quella della FORMAZIONE!
Noi iscritti dell’Azione cattolica di San Cesario di Lecce possiamo indicare un cammino che ci faccia convertire, un cammino che avvicini la nostra vita alle parole di San Paolo che oggi sono state lette in Chiesa “Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.” Ecco a voi genitori vi dico: imitate noi genitori iscritti all’Azione Cattolica, imitate il nostro tentativo di convertirci e di vivere il Vangelo. Noi sbagliamo e cadiamo preda del demonio e degli idoli che ci propone, siamo peccatori perché cadiamo nella tentazione dell’idolo del danaro e dell’egoismo e i segnali che ce lo fanno capire sono i sintomi della malattia che si manifesta con la brama di avere tutto quello che ci capita a tiro, con la brama di apparire per avere la vana gloria che ci fa sentire come un Dio, la brama di POTERE che ci fa divenire oppressori degli altri che ci circondano e che sono come noi degni e meritevoli d’amore, solo amore ma che poi solo attraverso l’aiuto dello Spirito Santo aiutati dall’effetto formidabile della preghiera e soprattutto grazie alla Misericordia del Signore che ci perdona abbiamo accesso all’amore e alla Gioia che auguro venga a trovare te che mi stai leggendo donandoti la Pace che ho potuto gustare solo grazie al Signore nostro Dio creatore del cielo e della terra di tutte le cose visibili e invisibili.
Se osservate il faticoso cammino di genitori dell’Azione Cattolica di San Cesario di Lecce potrete imitare noi e sempre con la parola di oggi questa volta dell’Esodo “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.” E qui la considerazione per le persone venute da lontano è d’obbligo ma anche per gli altri che sono Sancesariani ma che sono stranieri perché tra di noi non c’è amore ma rivalità mimetica violenta che comporta invidia e violenze con vendette di ogni tipo e natura.
Ma c’è una buona notizia! Gesù Cristo il Figlio del Dio Vivo è Risorto! E io e te possiamo risorgere a vita nuova perché Gesù è la vita come ha detto oggi Don Gino (Aloisium) a messa quando ci ha raccontato di quella donna con il tumore alla gola che non gli permetteva di assumere alcun cibo e che si è nutrita per anni della sola Ostia consacrata che gli ha dato la vita!
Io e te che mi leggi abbiamo questa fortuna di avere la possibilità di custodire nel nostro corpo Gesù che ci salva e guarisce e che ci da la vita. Non sprechiamola, facciamolo per noi e anche per i nostri figli affinché vedendo noi che optiamo per la gioia e per la salvezza facciano altrettanto!
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Facciamolo per noi e anche per i nostri figli affinché vedendo noi che optiamo per la gioia e per la salvezza facciano altrettanto!
di Antonio Bruno
Attenzione! Nelle foto chi ha la maglietta blu fa l'educatore di Azione cattolica e chi ha la maglietta arancione è il giovane adolescente di Azione Cattolica!
Sono andato a messa alle 10.00 e la Chiesa era piena di divise di Scout e di magliette arancione. Il Fariseo che chiede a Gesù qual è il più grande dei comandamenti e Gesù che indica l’unico desiderio desiderabile Dio e lo stesso amore riversarlo verso quelli che ci sono intorno.
La chiesa piena di quasi 400 persone di cui almeno 200 ragazzi dell’età della prima adolescenza. Eccola qui l’Azione Cattolica di San Cesario di Lecce, persone che fanno del loro meglio per proporre un modello di vita alternativo alla VIOLENZA dell’alcol, della droga, della solitudine. Certo ci sono dei volontari che hanno appunto tanta buona volontà e che possono fare del loro meglio ma non possono sostituire noi genitori.
Qual è il modello che stiamo proponendo ai nostri figli? Questa è la domanda che mi sono fatta e che faccio a voi che mi state leggendo.
Gli diciamo con le nostre azioni quello che oggi Gesù ci dice nel Vangelo? Gli diciamo che noi, nella nostra vita mettiamo al primo posto Dio? Oppure al primo posto mettiamo la nostra soddisfazione attraverso il danaro, il prestigio, il potere e la ricchezza? Tutte cose buone se conquistate senza fare del male al nostro vicino di casa o collega d’ufficio prevaricando e usando ogni mezzo per prevalere oppure senza tenere conto delle persone umane che vivono nella miseria più assoluta.
Quanti di noi hanno la consapevolezza che ci sono interi popoli in Africa e in Asia o America Latina in cui mangiare è un problema? Quanti di noi sanno che adesso con i prezzi più alti del cibo molti popoli in Africa e in Asia o America Latina hanno il problema di sfamare i loro figli? Io mi sono messo nei panni di un papà dell’India a cui il figlio gli chiede il pane perché ha fame e a cui non può rispondere con un si perché non ha abbastanza pane per tutti. L’India che ha visto i cristiani di quella terra chiedere al governo più aiuti ai poveri e che per questo motivo hanno dovuto subire la persecuzione dei privilegiati che vogliono la ricchezza tutta per loro. Noi genitori, io genitore che cosa sto facendo per queste persone umane?
Ecco cosa manca, manca addirittura il guardare quella coppia di persone venute da lontano, che hanno la pelle nera che passeggia in Via Dante e che è li invisibile! Invisibile come le altre persone venute da lontano che la sera stazionano nei pressi della Chiesa di San Rocco. Sono persone venute da lontano a cercare un futuro per loro e per i loro figli, che facciamo per loro?
Un microscopico gruppo di uomini e di donne con una spruzzatina ancora più microscopica di giovani si sta dando un gran da fare per cercare di proporre un modello che avrà successo solo se confermerà un modo di vivere di ognuno di noi genitori.
Abbiamo bisogno di convertirci e credere nel Vangelo e abbiamo necessità di applicare quelle parole di oggi, quelle di Gesù al Fariseo di amare Dio e di amare ognuno di quelli che vediamo, tutti e soprattutto quelli che sono nostri nemici perché sono invidiosi di noi, perché sono stati offesi da noi o semplicemente perché le cose vanno come devono andare al di la delle nostre intenzioni e dei nostri progetti.
L’Azione Cattolica di San Cesario di Lecce, di cui io sono un iscritto, ha una sola vocazione che è quella della FORMAZIONE!
Noi iscritti dell’Azione cattolica di San Cesario di Lecce possiamo indicare un cammino che ci faccia convertire, un cammino che avvicini la nostra vita alle parole di San Paolo che oggi sono state lette in Chiesa “Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.” Ecco a voi genitori vi dico: imitate noi genitori iscritti all’Azione Cattolica, imitate il nostro tentativo di convertirci e di vivere il Vangelo. Noi sbagliamo e cadiamo preda del demonio e degli idoli che ci propone, siamo peccatori perché cadiamo nella tentazione dell’idolo del danaro e dell’egoismo e i segnali che ce lo fanno capire sono i sintomi della malattia che si manifesta con la brama di avere tutto quello che ci capita a tiro, con la brama di apparire per avere la vana gloria che ci fa sentire come un Dio, la brama di POTERE che ci fa divenire oppressori degli altri che ci circondano e che sono come noi degni e meritevoli d’amore, solo amore ma che poi solo attraverso l’aiuto dello Spirito Santo aiutati dall’effetto formidabile della preghiera e soprattutto grazie alla Misericordia del Signore che ci perdona abbiamo accesso all’amore e alla Gioia che auguro venga a trovare te che mi stai leggendo donandoti la Pace che ho potuto gustare solo grazie al Signore nostro Dio creatore del cielo e della terra di tutte le cose visibili e invisibili.
Se osservate il faticoso cammino di genitori dell’Azione Cattolica di San Cesario di Lecce potrete imitare noi e sempre con la parola di oggi questa volta dell’Esodo “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.” E qui la considerazione per le persone venute da lontano è d’obbligo ma anche per gli altri che sono Sancesariani ma che sono stranieri perché tra di noi non c’è amore ma rivalità mimetica violenta che comporta invidia e violenze con vendette di ogni tipo e natura.
Ma c’è una buona notizia! Gesù Cristo il Figlio del Dio Vivo è Risorto! E io e te possiamo risorgere a vita nuova perché Gesù è la vita come ha detto oggi Don Gino (Aloisium) a messa quando ci ha raccontato di quella donna con il tumore alla gola che non gli permetteva di assumere alcun cibo e che si è nutrita per anni della sola Ostia consacrata che gli ha dato la vita!
Io e te che mi leggi abbiamo questa fortuna di avere la possibilità di custodire nel nostro corpo Gesù che ci salva e guarisce e che ci da la vita. Non sprechiamola, facciamolo per noi e anche per i nostri figli affinché vedendo noi che optiamo per la gioia e per la salvezza facciano altrettanto!
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sabato 25 ottobre 2008
Arturo di Corinto: mentre lui era a Lecce a rispondere alla mia domanda i suoi amici erano nella sua Roma per salvare l’Italia
Arturo di Corinto: mentre lui era a Lecce a rispondere alla mia domanda i suoi amici erano nella sua Roma per salvare l’Italia!
di Antonio Bruno
Linux Day 2008, il 25 ottobre giornata dedicata al sistema operativo GNU/LinuxGiornata nazionale dedicata al Sofware Libero presso il Castello Carlo V (viale 25 Luglio - Lecce).
Un sabato da ricordare quello di ieri. Sono andato al Castello Carlo V sito sul viale 25 Luglio di Lecce ed ecco a Lecce l’uomo che mi aveva contattato quando scrissi di Carlo Fermenti e della sua preoccupazione di rimanere impigliato nella finta democrazia della rete
http://monasteroinvisibilesance.splinder.com/post/17348042/Irretito+dalla+rete . L’uomo in questione è Arturo Di Corinto. Mi chiedevo allora quella sera del 3 giugno u.s. “Che
senso ha parlare di Stato Nazione Italia?
Inoltre nella realtà Pianeta Terra c’è la materia per emancipare in maniera radicale e non liberal liberale!
Un palestinese con 12 figli da sfamare sa chi è il nemico e sa cosa fare! Lo sa come lo sapeva l’operaio metalmeccanico che rappresentava Carlo Formenti da sindacalista. Solo che mi chiedo e chiedo a Carlo Formenti che una volta capito chi è il nemico, (ovvero noi che siamo a destra perché tendiamo a conservare i nostri privilegi mica perchè siamo coglioni) qual è la strada? Quella che stanno praticando i palestinesi? Magari caro Carlo dovresti prendere in considerazione più opzioni non credi?“
Il bello è che il suo amico Arturo Di Corinto sempre a Lecce ha dato una risposta alla mia domanda posta allora al pessimista e nostalgico Formenti.
L’ho visto seduto con quei ragazzi che hanno organizzato questo giorno della libertà intento a leggere “L’UNITA’”. Il capo chino e immerso in quella pagina che gli annunciava che mentre lui era a Lecce a rispondere alla mia domanda i suoi amici erano nella sua Roma per salvare l’Italia!
Mentre Arturo tendeva la mano per parlare della Commons in alternativa al Singolo che lavora per il profitto, mentre Arturo indicava traiettorie con copyleft http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft alternativi al copyright http://it.wikipedia.org/wiki/Copyright e suggestionava una sala stracolma di ragazzi dai 16 ai 25 anni con la sola eccezione del sottoscritto, dell’insegnante dell’ITIS di Galatone che ha portato tutta la sua classe ad assistere a questa festa della rete che realizza la comunicazione tra le persone umane, tra tutte le persone umane e di due o tre docenti.
Perché lo stato nazionale è oggi come oggi solo la palestra per la conquista del potere e del mantenimento dei privilegi e Arturo lo sa che solo aprendo varchi e tagliando impedimenti come fanno gli Hacker che non sono il PIRATA BARBANERA ma persone che si impegnano nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai loro ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita, Arturo l’ha capito a furia di immergersi nella rete che gli ricorda le sinapsi che l’hanno fatto divenire psicologo e psicoterapeuta.
L’Hacker Artuto Di Corinto? Si! Arturo che conosce perfettamente il potere di guarigione che ha la comunicazione sulle reti neurali e che intuisce che la rete può fornire commons attraverso la comunicazione poiché la rete assomiglia straordinariamente a una connessione tra parti di un tutto.
Poi l’incontro con Miriam. Suggestioni immense che sfiorano le vette dell’infinito. La distanza che si fa sempre più stretta e poi qualcuno si avvicina, una voce dall’esterno di questo mondo che non prevedeva altre presenze all’infuori delle nostre coscienze avvinghiate in un abbraccio che stritola voci che ci parlano e ci cacciano dalla sala. Ma nulla, non c’è modo di svincolarsi dalla corda di luce che ci ha stregati, uno dopo l’altro i riferimenti che come una immensa rete legano due menti che si stringono per poi connettersi e dare luogo a una terza entità che non è più quella delle due distinte.
Avevo avvicinato Di Corinto per complimentarmi e ho incontrato Miriam! Di Corinto sullo sfondo e poi Miriam ma arriva il marito di Miriam. Devono proprio andare via e dopo che lei mi da la bibliografia e io le do la bibliografia onorati entrambi ci allontaniamo a malincuore con un languore infinito, che denota una fame intellettuale che sfiora l’ingordigia che ancora non mi abbandona.
Webliografia:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=old&numero=435
http://www.zipman.it/RMS/
http://www.aprileonline.info/articolo.asp?ID=3865&numero=221
http://www.hackerart.org/storia/hacktivism.htm
http://www.e-laser.org/articoli/blues54.htm
http://www.futuribile.com
http://www.dvara.net/HK/
http://www.annozero.org/
http://www.neural.it/
http://punto-informatico.it/index.asp
http://www.quintostato.it/
http://www.globalproject.info/art-3733.html
http://www.mediazone.info/site/it-IT/AUTORI/AUTORI/Arturo_Di_Corinto.html
http://www.peacelink.it
http://www.apogeonline.com/webzine/2004/10/20/10/200410201001
Ricavato da "http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Di_Corinto_Arturo"
http://www.dicorinto.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_Di_Corinto
http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Di_Corinto_Arturo
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di Antonio Bruno
Linux Day 2008, il 25 ottobre giornata dedicata al sistema operativo GNU/LinuxGiornata nazionale dedicata al Sofware Libero presso il Castello Carlo V (viale 25 Luglio - Lecce).
Un sabato da ricordare quello di ieri. Sono andato al Castello Carlo V sito sul viale 25 Luglio di Lecce ed ecco a Lecce l’uomo che mi aveva contattato quando scrissi di Carlo Fermenti e della sua preoccupazione di rimanere impigliato nella finta democrazia della rete
http://monasteroinvisibilesance.splinder.com/post/17348042/Irretito+dalla+rete . L’uomo in questione è Arturo Di Corinto. Mi chiedevo allora quella sera del 3 giugno u.s. “Che
senso ha parlare di Stato Nazione Italia?
Inoltre nella realtà Pianeta Terra c’è la materia per emancipare in maniera radicale e non liberal liberale!
Un palestinese con 12 figli da sfamare sa chi è il nemico e sa cosa fare! Lo sa come lo sapeva l’operaio metalmeccanico che rappresentava Carlo Formenti da sindacalista. Solo che mi chiedo e chiedo a Carlo Formenti che una volta capito chi è il nemico, (ovvero noi che siamo a destra perché tendiamo a conservare i nostri privilegi mica perchè siamo coglioni) qual è la strada? Quella che stanno praticando i palestinesi? Magari caro Carlo dovresti prendere in considerazione più opzioni non credi?“
Il bello è che il suo amico Arturo Di Corinto sempre a Lecce ha dato una risposta alla mia domanda posta allora al pessimista e nostalgico Formenti.
L’ho visto seduto con quei ragazzi che hanno organizzato questo giorno della libertà intento a leggere “L’UNITA’”. Il capo chino e immerso in quella pagina che gli annunciava che mentre lui era a Lecce a rispondere alla mia domanda i suoi amici erano nella sua Roma per salvare l’Italia!
Mentre Arturo tendeva la mano per parlare della Commons in alternativa al Singolo che lavora per il profitto, mentre Arturo indicava traiettorie con copyleft http://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft alternativi al copyright http://it.wikipedia.org/wiki/Copyright e suggestionava una sala stracolma di ragazzi dai 16 ai 25 anni con la sola eccezione del sottoscritto, dell’insegnante dell’ITIS di Galatone che ha portato tutta la sua classe ad assistere a questa festa della rete che realizza la comunicazione tra le persone umane, tra tutte le persone umane e di due o tre docenti.
Perché lo stato nazionale è oggi come oggi solo la palestra per la conquista del potere e del mantenimento dei privilegi e Arturo lo sa che solo aprendo varchi e tagliando impedimenti come fanno gli Hacker che non sono il PIRATA BARBANERA ma persone che si impegnano nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai loro ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita, Arturo l’ha capito a furia di immergersi nella rete che gli ricorda le sinapsi che l’hanno fatto divenire psicologo e psicoterapeuta.
L’Hacker Artuto Di Corinto? Si! Arturo che conosce perfettamente il potere di guarigione che ha la comunicazione sulle reti neurali e che intuisce che la rete può fornire commons attraverso la comunicazione poiché la rete assomiglia straordinariamente a una connessione tra parti di un tutto.
Poi l’incontro con Miriam. Suggestioni immense che sfiorano le vette dell’infinito. La distanza che si fa sempre più stretta e poi qualcuno si avvicina, una voce dall’esterno di questo mondo che non prevedeva altre presenze all’infuori delle nostre coscienze avvinghiate in un abbraccio che stritola voci che ci parlano e ci cacciano dalla sala. Ma nulla, non c’è modo di svincolarsi dalla corda di luce che ci ha stregati, uno dopo l’altro i riferimenti che come una immensa rete legano due menti che si stringono per poi connettersi e dare luogo a una terza entità che non è più quella delle due distinte.
Avevo avvicinato Di Corinto per complimentarmi e ho incontrato Miriam! Di Corinto sullo sfondo e poi Miriam ma arriva il marito di Miriam. Devono proprio andare via e dopo che lei mi da la bibliografia e io le do la bibliografia onorati entrambi ci allontaniamo a malincuore con un languore infinito, che denota una fame intellettuale che sfiora l’ingordigia che ancora non mi abbandona.
Webliografia:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=old&numero=435
http://www.zipman.it/RMS/
http://www.aprileonline.info/articolo.asp?ID=3865&numero=221
http://www.hackerart.org/storia/hacktivism.htm
http://www.e-laser.org/articoli/blues54.htm
http://www.futuribile.com
http://www.dvara.net/HK/
http://www.annozero.org/
http://www.neural.it/
http://punto-informatico.it/index.asp
http://www.quintostato.it/
http://www.globalproject.info/art-3733.html
http://www.mediazone.info/site/it-IT/AUTORI/AUTORI/Arturo_Di_Corinto.html
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http://www.apogeonline.com/webzine/2004/10/20/10/200410201001
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http://www.dicorinto.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_Di_Corinto
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Per poter gustare la bellezza della luce del cerino c’è necessità che non ci sia il sole!
mercoledì 22 ottobre 2008
LA SITA ovvero la Melagrana: In bocca il sapore aspro del seme in contrasto con la dolcezza del frutto.
LA SITA ovvero la Melagrana: In bocca il sapore aspro del seme in contrasto con la dolcezza del frutto.
LA SITA ovvero la Melagrana: In bocca il sapore aspro del seme in contrasto con la dolcezza del frutto.di Antonio Bruno Sono dovuto andare a Sannicola (LE) per un impegno professionale e dopo che la piazza grandissima meravigliosa e rettangolare di quella cittadina mi ha svelato un monumento che è indicato da un mosaico sono tornato verso Lecce.Il mio sguardo si è fermato all’uscio di un garage, c’era una cassetta di legno, quella che si utilizza per la frutta, piena di melagrane.Mi sono fermato e ho acquistato un chilo di quella sfolgorante bellezza. Una forma e dei colori che non lasciano spazio alla fantasia, c’è solo la contemplazione che prende il sopravvento.Poi percorrendo la strada che da San Cesario di Lecce porta a Cavallino, passato il passaggio a livello, ho notato alberi di melograno e di cotogno che spuntavano da un muro di cinta e poi di ritorno uno splendido esemplare nel giardino della vecchia distilleria Pistilli.I miei ricordi del melograno sono collegati alla campagna e al giardino della Masseria. In quella magnificenza di specie, varietà e colori, vicino all’alto muro a secco posto a difesa di quello scrigno sempre traboccante di frutta, c’era a mò di siepe una serie di piante di melograno che svettavano superando l’altezza della difesa.Poi due mani materne che sbucciano quel frutto e un piatto bianco di latta che contiene le piccole gemme di colore tra il rosa e il rosso. In bocca il sapore aspro del seme in contrasto con la dolcezza del frutto. L’attenzione riposta a succhiarne il dolce nettare imponeva delicatezza nell’affondare i denti lasciando poi alla lingua e la palato il compito di suggere quel succo vermiglio.Le “site” così si chiamano a San Cesario di Lecce. La melagrana nel mio paesello microscopico si chiama “SITA”ma il suo nome scientifico è punica granatum, è una pianta originaria della Persia ma è naturalizzato nell’intero bacino del Mediterraneo. Il melograno può essere coltivato in piena terra solo nelle località dove la temperatura non scende al di sotto dei -10° C., si adatta a qualsiasi tipo di terreno, predilige l’esposizione al sole. I fiori, rosso-scarlatto, sbocciano da Maggio a Luglio. Il frutto è una grossa bacca, coriacea, di colore giallo-arancione, con all’interno da sette a quindici cavità contenenti i semi che presentano riflessi rosati e sono avvolti da una polpa dolce e trasparente. I frutti sono ricchi di vitamine A e C. -------------------------------------------
Il Melograno è un frutto simbolico, è bello leggere e fare leggere di questo frutto affinché la prosperità che esso principalmente rappresenta ci accompagni e sia di buon augurio a tutti. Il melograno è un albero leggendario, sinonimo da millenni di fertilità per tutte le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi di semi dall’accattivante colore rosso ed espressione dell’esuberanza della vita. Il suo frutto è stato rappresentato fin dall’antichità solo o tra le mani di divinità per le quali era sacro. Più tardi lo troviamo posto nella mano di Gesù Bambino alludendo alla nuova vita da lui donataci oppure nelle mani della Madonna (famosissima quella di Botticelli). Nell’arte copta si incontra, invece, l’albero del melograno come simbolo di resurrezione. Le leggende, le tradizioni ed i simbolismi collegati al melograno sono tanti quanti i suoi semi!Simbolo universale dell’eros, della fertilità, della prosperità, della fortuna, ma anche dell’Aldilà, cantato da Omero, narrato da Salomone e da Shakespeare, fatto diventare leggenda dai romani, raffigurato in numerosi quadri, ha dato anche il suo nome ad una famosa città spagnola, Granata, dopo che nell’800 d.C. i Mauretani lo trasportarono nella penisola Iberica. Nell’antica Grecia secondo la leggenda fu Afrodite che impiantò per prima quest’albero a Cipro. Ma il più antico mito della Grecia che lo riguarda è quello che lo associa ad Orione, che era la più grande e luminosa costellazione e che si diceva fosse un’enorme γίγας (figura gigantesca), figlio della terra e famosissimo per la sua bellezza. Si narra che avesse sposato Side, ma che non fosse stato fortunato nella scelta, poiché lei era così vanitosa da credere di essere più bella anche di Era, la dea per questo la punì scaraventandola nell’Ade, ove si trasformò in melograno. Durante le feste in onore della dea Demetra, le θεσμοφόρια (Thesmophoria), le ateniesi mangiavano i semi luccicanti del frutto per conquistare la fertilità e la prosperità, mentre i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno, ma non potevano mangiarne il frutto in quanto, come simbolo di fertilità, aveva la proprietà di far scendere l’anima nella carne. In base ad un altro mito, per volontà delle Erinni, un melograno fiorì sulla tomba di Polinice, i cui frutti quando venivano aperti colavano sangue. L’albero, infine, che fiorì dal sangue di Dioniso era proprio un melograno. Il melograno era considerato sacro in molte altre civiltà. In alcuni riti funebri Egizi sembra si utilizzassero proprio i frutti ed i semi, di cui si è trovata traccia in numerose tombe, tra cui quella di Ramses IV. Anche per gli ebrei è un simbolo di fratellanza, abbondanza e prosperità: i puntali delle colonne del Tempio erano, non a caso, a forma di rimonim (melograno in ebraico).Anche nella lontana Cina viene consumata dai neosposi la prima notte di nozze per “benedire” il matrimonio; le spose turche la lanciano a terra, perché così avranno tanti figli quanti sono i chicchi che saranno usciti dal frutto. La melagrana è il frutto del melograno, pianta arbustiva e spinosa delle punicacee (dal latino punicum = cartaginese, perché Plinio ritenendola erroneamente di origine africana la chiamava “melo cartaginese”), originaria delle regioni dell’Iran e del nord dell’India e da sempre ampiamente coltivata nel bacino del Mediterraneo. Il nome dell’albero e quello del frutto derivano, sempre dal latino, da malum = mela ed garantum = con grani. Il suo nome scientifico è Punica granatum e fa riferimento all’origine Medio Orientale del frutto, nonché alla presenza dei suddetti grani. In greco la melagrana è detta ρόδι (rodi), che è una parola composita che deriva da ροή e δήναμη, cioè “lo scorrere della forza dell’universo”.Portata nel Mediterraneo dai mercanti Fenici millenni fa, viene considerata, assieme alla mela cotogna ed all’uva, uno dei più antichi frutti coltivati. Durante l’antichità veniva usato in polvere come medicinale o come tintura. I greci aromatizzavano con questa polvere i loro vini rossi, mentre i romani seccavano la sua buccia per conciare la pelle. Nella cucina i semi erano usati crudi e cotti in moltissimi piatti, ma si utilizzava moltissimo anche il loro succo. Apicio consigliava, per la loro conservazione, di immergerle in acqua bollente per pochi secondi e di appenderle. Nella Bibbia si parla esplicitamente di “mosto di melagrana”, il che induce a credere che gli Ebrei utilizzassero il succo dei granelli facendolo fermentare. Gli Egizi consideravano la bevanda ottenuta dal succo ricavato dai frutti maturi una vera prelibatezza. Maometto, in un verso del corano dice: “mangia melagrana in quanto purifica il corpo dalla gelosia e dall’odio”. Delle sue proprietà terapeutiche hanno parlato Omero, Teofrasto, Dioscuro, Plinio ed Ippocrate. Quest’ultimo consigliava succo di melagrana come bevanda afrodisiaca e contro i bruciori dello stomaco. Dioscuro e Plinio, invece, consigliavano una tisana a base di buccia e radice di melagrana per eliminare i parassiti dell’intestino. Raccomandavano, inoltre, radici essiccate bollite, come tisana per patologie ginecologiche. Secondo la medicina persiana, le tisane fatte con i fiori rossi del melograno potevano curare i forti dolori dello stomaco ed il succo mescolato ad olio di oliva poteva far scomparire le macchie cutanee. Per gli Egizi il succo ottenuto dai frutti acerbi era considerato un ottimo astringente. I suddetti miti ed esempi dimostrano che in diverse civiltà il melograno godeva di un particolare riguardo e rispetto e la medicina attuale dimostra che la sapienza degli antichi aveva delle basi veritiere. Oggi sappiamo, infatti, che la melagrana è ricca in vitamine A, C ed E, in ferro, potassio, sostanze antiossidanti e polifenoli. La concentrazione di queste sostanze benefiche è tre volte superiore a quelle del vino rosso e del The verde. Oggi viene utilizzato in cucina sia crudo, sia come succo, sia come concentrato di sciroppo, conosciuto come granadina. I suoi chicchi sono usati nelle insalate, come decorazione, oppure per aromatizzare l’aceto bianco che può servire da condimento per insalate o per marinare la carne bianca. Il modo più facile per aprire il frutto è quello di tagliare le due estremità e di fare un’incisione perpendicolare da un’estremità all’altra ed asportare la buccia. Ci sono, inoltre, molti modi per raccogliere il succo. Il più semplice è quello di tagliarla a metà e di spremerla come fosse un limone, ma in questo modo i chicchi più gialli conferiranno al succo un sapore amaro, per questo consiglierei di sbucciarla nel modo suddetto, raccogliere i chicchi più rossi, metterli in una bustina e pigiarli con il palmo della mano. Una grande melagrana vi darà mezza tazza di succo. E’ il simbolo dell’amore ardente. Il Melograno è un albero leggendario: era sacro a Cerere, Demetra, Giunone, Persefone,Dioniso; le spose romane intrecciavano rametti di melograno fra i capelli. Era considerato anche “il cibo dei morti”, Ade lo fece mangiare alla sposa, sapendo che poi non avrebbe più potuto soggiornare per sempre nel regno dei vivi.Il mito di Persefone narra che Ade la rapì con il consenso di Giove. Ade rivendicava la supremazia del suo mondo sotterraneo: isolato, separato, silenzioso.Persefone fu rapita mentre in un prato guardava un fiore di Narciso. Stava per coglierlo. Allora la terra si squarciò e apparve la quadriga di Ade, la fanciulla fu rapita dall’invisibile verso l’invisibile. Persefone, la fanciulla, fu rapita mentre guardava il giallo del narciso. Perché questo fiore giallo che adorna allo stesso tempo le ghirlande di Eros e dei morti è così prodigioso? Cosa lo differenzia dagli altri fiori? Narciso è l nome di un giovane che si perse nel guardare se stesso. Così Persefone, la Core, era sulla soglia di uno sguardo in cui avrebbe vista se stessa. Stava stendendo la mano per cogliere quello sguardo quando fu colta da Ade. Per un attimo, lo sguardo di Persefone dovette distogliersi dal narciso e incontrarsi con l’occhio di Ade. Persefone vide se stessa nella pupilla di Ade. La pupilla diventa il tramite unico della conoscenza di se stesso, è la parte dell’occhio che vede ma anche quella che chi guarda incontra, nell’occhio dell’altro, “il simulacro di chi guarda”. Core riconobbe nell’occhio che guarda se stesso l’occhio di un invisibile altro. Varcò in quel momento la soglia che già stava per varcare mentre guardava il narciso. Era la soglia di Eleusi.Con la richiesta, da parte di Ade al fratello Zeus, di una donna viva si era squilibrato l’ordine che consegnava i morti a una sopravvivenza vacua, inerte, senza scopo. Ade vuole Persefone come sposa, una vivente seduta sul trono accanto a lui.Demetra, si sentiva tradita da Zeus, le era stata porta via la figlia ed ora sedeva, avvolta nel suo manto, nel tempio di Eleusi, ed aspettava che gli uomini morissero di inedia, non più sacrifici per gli dei, la terra non produceva più frutti, questa era la vendetta di Demetra. Riavere sua figlia, questo è quanto chiedeva per mettere fine alla carestia. Hermes si presentò davanti a Ade e Persefone per riportare la richiesta di Demetra: “vedere con gli occhi sua figlia”. Ade accennò un sorriso, era il sorriso di colui che sa, e segnala con quel lieve cenno la distanza da tutto ciò che avviene. Nessuno avrebbe potuto togliere Persefone se non per qualche tempo: e la morte ha sempre tempo. Gli dei avevano mandato per convincerlo il più intelligente tra loro, segno che lo temevano. Ade acconsentì che persefone tornasse da sua madre. Prima di lasciarla partire le offri tre chicchi del frutto del melograno. Persefone partì sul cocchio guidato da Hermes. Giunta al cospetto della madre, questa le chiese se avesse mai mangiato quando era nell’Ade, allora ella ricordò dei tre chicchi di melagrana, quel sapore dolce e asprigno, che ancora, come una lontana memoria, le impregnava la saliva. Demetra spiegò alla figlia le conseguenze dei tre chicchi di melagrana: ogni anno per una metà dell’anno sarebbe tornata ad essere la sposa di Ade. Molte sono le leggende legate al melograno: Sono di legno di melograno le verghe dei rabdomanti; ed ancora le verghe di quegli specialisti che si dedicano alla ricerca di tesori, ma per questi ultimi è anche necessario che conoscano le precise formule magiche, ed i rituali adatti per il ritrovamento. I contadini — per avere più frutti — accendevano della paglia umida sotto l'albero, in modo che il fumo potesse investire tutta la chioma; questa operazione — pena la nullità — andava fatta nella fatidica notte di San Giovanni.Una melograna aperta sul letto di un neonato manteneva lontani gli spiriti maligni perché si attardavano a contarne i chicchi. Alcuni studiosi sostengono che il “romano”, cioè il contrappeso della stadera (nelle bilance antiche) prenda il nome da questo frutto (ricordiamo che in Portoghese Roman significa Melograno) e per questo viene associato anche alla giustizia e all’equilibrio. Come tutti i frutti ricchi di acini o chicchi, viene anche associato alla ricchezza. Gli usi tradizionali del melograno hanno radici molto antiche. Anticamente, infatti, il melograno era prescritto come antielmintico, antinfiammatorio e per combattere i casi di diarrea cronica. La medicina antica faceva, inoltre, distinzione tra il melograno ricavato dal frutto acerbo e quello tratto dal frutto maturo. Il primo aveva proprietà antielmintiche e antipiretiche, il secondo come sedativo della tosse. Le numerose proprietà benefiche attribuite dalla tradizione popolare al melograno sono state successivamente confermate dalla medicina ufficiale, la quale ha inoltre individuato altre interessanti potenzialità terapeutiche di questa pianta. Una ricerca condotta in Israele da Michael Aviram, biochimico al Lipid research laboratory del Medical center Rambam di Haifa, ha scoperto che questo frutto ha delle proprietà terapeutiche, e svolge azioni antitumorali, perché è ricco di flavonoidi, antiossidanti che proteggono il cuore e le arterie. Il succo di melograno, secondo la ricerca, è addirittura tossico nei confronti delle cellule cancerose. Il melograno è infatti una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente individuata contenuta anche nei lamponi, nelle fragole, nelle noci. L'acido ellagico, secondo l’Istituto del Cancro della Università della Sud Carolina, induce la morte delle cellule cancerose. Il melograno, così come alimenti come vino rosso, liquirizia, zenzero, olio di oliva, contiene i flavonoidi, sostanze in grado di rallentare i processi, tra cui quello ossidativo, alla base dell’aterosclerosi ed altre malattie cardiovascolari.Una nuova ricerca pare aggiungere un’altra proprietà al succo di melograno. Il frutto potrebbe aiutare le donne a combattere alcuni disturbi della menopausa, come la depressione e la fragilita' ossea. Negli uomini affetti da tumore della prostata recidivante l’assunzione di circa 200 ml di succo di melograno al giorno allunga significativamente il tempo necessario per fare aumentare i livelli di PSA (antigene specifico prostatico), secondo una ricerca presentata all’incontro annuale della American Urological Association, tenutosi a San Antonio (USA). Il succo di melograno contiene una serie di antiossidanti che sono considerati anticancerogeni. Inoltre, contiene sostanze simil-estrogeniche chiamate fitoestrogeni, che potrebbero essere utili nel contrastare il cancro della prostata. Basandosi su risultati incoraggianti realizzati su culture cellulari e modelli animali di cancro della prostata, gli autori della ricerca hanno deciso di condurre uno studio clinico che ha coinvolto 48 uomini con livelli di PSA in aumento, dopo che erano stati operati e irradiati in seguito alla scoperta del tumore. Prima dell’assunzione del succo di melograno, nei pazienti la media del tempo di raddoppiamento dei livelli di PSA (un segno di attività tumorale) era di 15 mesi, mentre durante il trattamento con il succo è salito a 37 mesi. Praticamente, un aumento di due anni del tempo di raddoppiamento. Il succo di melograno è stato ben tollerato e non ha causato effetti indesiderati.
Ricette
IL SEGRETO DEL SULTANO (zuppa al succo di melagrana)
La ricetta si chiama “Il segreto del sultano”. Questa ricetta dimostra che la melagrana è un ingrediente prezioso, con immense possibilità per un cuoco che sa osare e che questo piatto può costituire un’introduzione spettacolare in un menù classico, oppure una proposta audace per una cena. Il nome della ricetta è originale e di provenienza Medio Orientale.
Ingredienti: 500 gr di carne macinata magra di agnello, 2 tazze di succo di melagrana, 1 e ½ tazza di brodo di carne, ½ cucchiaino di chiodi di garofano in polvere, ½ cucchiaino di pepe nero macinato fresco, ½ cucchiaino di curcuma, 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaio di foglie di menta finemente tritate, 1 tazza di prezzemolo finemente tritato, 1 cipolla media finemente tritata, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva.
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Mescolate bene la carne macinata con il sale, il pepe, i chiodi di garofano e la curcuma e lavoratelo con le mani. Formate delle piccole e sode polpette. In un tegame riscaldate l’olio e fate soffriggere leggermente la cipolla, il prezzemolo e la menta. Aggiungete le polpette e lasciatele finché non prendano un bel colore, mescolando di tanto in tanto delicatamente. Versate il succo di melagrana ed alla fine il brodo. Coprite il tegame e lasciate bollire a fuoco basso per mezz’ora. Servite caldo.
Cocktail di melagraneIngredienti:2 bicchieri di champagne (o spumante)succo di 4 melagrane (da spremere con lo spremiagrumi e poi filtrare)1/3 di bicchiere di sciroppa alla fragolaghiaccio q.b.Porre nello shaker il succo delle melagrane, lo sciroppo alla fragola e qualche cubetto di ghiaccio. Versare nei bicchieri ed aggiungere lo champagne.
Bruschetta alle melagraneIngredienti:2 melagrane250 gr. di porciniolio, sale, pepe e pane q.b.In una terrina, fate una salsa composta di olio, sale e pepe.Bagnate le fette di pane, che devono essere alte un paio di centimetri, con questa salsa e abbrustolitele. A parte, in una terrina, ponete i funghi tagliati a fette e i chicchi di melagrane, e condite con sale e pepe e un po’ d’olio. Condite le fette di pane ancora calde con questo composto, e servite.
Risotto alle melagraneIngredienti:200 gr. di riso1 melagrana30 gr di pancetta1 cipolla1/3 di bicchiere di vino biancobrodo vegetale q.b.olio, sale, pepe, parmigiano q.b.Rosolare la cipolla in un tegame, aggiungere lo speck e farlo rosolare per bene, aggiungere il riso. Bagnate con il vino bianco e fate sfumare a fiamma viva. Aggiungere a poco a poco il brodo vegetale, ogni qualvolta l ‘acqua viene assorbita dal riso. A fine cottura aggiungete i chicchi della melagrana, il parmigiano e il pepe. Per chi vuole un risotto più ricco, può aggiungere una noce di burro. Servite caldo.
Pollo in salsa di melagranaIngredienti:6 fette di petto di pollo500 gr. di trito di pancetta200 gr. trito di prosciutto100 gr. di mollica2 melagrane1 arancia1 bicchiere di vinoolio, sale, pepe, salvia e rosmarino q.b.Amalgamare il trito di prosciutto, il trito di pancetta, la mollica, il succo d’arancia (quantità a piacere), un po’ di sale e un po’ di pepe. Mettete il composto nel mezzo delle fettine di pollo e avvolgete, a mo di involtino. Ponete su un tegame con un po’ d’olio, la salvia e il rosmarino. Sfumate con un bicchiere di vino bianco e lasciate rosolare fino a cottura. A cottura quasi ultimata, aggiungete i chicchi delle melagrane. Servite caldi.
Crostata alle melagraneIngredienti:3 melagrane
Per la pasta frolla500 gr di farina200 gr di margarina200 gr di zucchero a velo1 pizzico di bicarbonato1 pizzico di vaniglia100 gr di latte25 gr di marmellataImpastate il tutto a mani nude, fino ad ottenere un composto abbastanza solido.
Per la crema pasticcera4 uova100 gr di zucchero75 gr di farina500 gr di lattevaniglia e ½ scorza di limoneScaldate il latte con un po’ di vaniglia e il limone. Aggiungete lentamente le uova precedentemente miscelate con le fruste con lo zucchero, la farina e una piccola quantità di latte tiepido, e mescolate, fino a che non si addensa. La fiamma deve essere bassissima per tutto il tempo di cottura.
Per la gelatina500 gr. di melagrane1 scorza di arancia grattugiatazucchero q.b.Prelevate i chicchi dalle melagrane e frullateli.Filtrate il succo, pesatelo e ponetelo in un pentolino con eguale quantità di zucchero, e la scorza di arancia. Ponete il tutto sul fuoco, e fate cucinare fino ad addensamento del composto. Se vogliamo conservarla, versare nei vasetti sterili, tappare e capovolgere per 5 minuti.
Prendete la teglia in cui cuocerete la crostata.Prendete una striscia di carta forno e bagnatela con un po’ d’acqua, in modo che diventi più malleabile e aderisca meglio alla teglia. Stendete la pasta frolla su un ripiano con un matterello e ricavate un disco (dello stesso diametro della teglia) abbastanza sottile. Stendetela sulla teglia. Con il resto della pasta frolla, ricavate un cilindro della lunghezza del diametro della vostra crostata e ponetelo ai bordi del disco precedentemente preratato e riposto, facendo una lieve pressione. Con una forchetta, punzecchiate la base della crostata in modo che, in tempo di cottura, non si creino bolle nell’impasto. Infornare per circa 20 minuti a 200°.
Appena è pronta, fate raffreddare e versate la crema pasticcera. Ricoprite di chicchi di melagrane e poi spennellate con la gelatina.
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LA SITA ovvero la Melagrana: In bocca il sapore aspro del seme in contrasto con la dolcezza del frutto.di Antonio Bruno Sono dovuto andare a Sannicola (LE) per un impegno professionale e dopo che la piazza grandissima meravigliosa e rettangolare di quella cittadina mi ha svelato un monumento che è indicato da un mosaico sono tornato verso Lecce.Il mio sguardo si è fermato all’uscio di un garage, c’era una cassetta di legno, quella che si utilizza per la frutta, piena di melagrane.Mi sono fermato e ho acquistato un chilo di quella sfolgorante bellezza. Una forma e dei colori che non lasciano spazio alla fantasia, c’è solo la contemplazione che prende il sopravvento.Poi percorrendo la strada che da San Cesario di Lecce porta a Cavallino, passato il passaggio a livello, ho notato alberi di melograno e di cotogno che spuntavano da un muro di cinta e poi di ritorno uno splendido esemplare nel giardino della vecchia distilleria Pistilli.I miei ricordi del melograno sono collegati alla campagna e al giardino della Masseria. In quella magnificenza di specie, varietà e colori, vicino all’alto muro a secco posto a difesa di quello scrigno sempre traboccante di frutta, c’era a mò di siepe una serie di piante di melograno che svettavano superando l’altezza della difesa.Poi due mani materne che sbucciano quel frutto e un piatto bianco di latta che contiene le piccole gemme di colore tra il rosa e il rosso. In bocca il sapore aspro del seme in contrasto con la dolcezza del frutto. L’attenzione riposta a succhiarne il dolce nettare imponeva delicatezza nell’affondare i denti lasciando poi alla lingua e la palato il compito di suggere quel succo vermiglio.Le “site” così si chiamano a San Cesario di Lecce. La melagrana nel mio paesello microscopico si chiama “SITA”ma il suo nome scientifico è punica granatum, è una pianta originaria della Persia ma è naturalizzato nell’intero bacino del Mediterraneo. Il melograno può essere coltivato in piena terra solo nelle località dove la temperatura non scende al di sotto dei -10° C., si adatta a qualsiasi tipo di terreno, predilige l’esposizione al sole. I fiori, rosso-scarlatto, sbocciano da Maggio a Luglio. Il frutto è una grossa bacca, coriacea, di colore giallo-arancione, con all’interno da sette a quindici cavità contenenti i semi che presentano riflessi rosati e sono avvolti da una polpa dolce e trasparente. I frutti sono ricchi di vitamine A e C. -------------------------------------------
Il Melograno è un frutto simbolico, è bello leggere e fare leggere di questo frutto affinché la prosperità che esso principalmente rappresenta ci accompagni e sia di buon augurio a tutti. Il melograno è un albero leggendario, sinonimo da millenni di fertilità per tutte le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi di semi dall’accattivante colore rosso ed espressione dell’esuberanza della vita. Il suo frutto è stato rappresentato fin dall’antichità solo o tra le mani di divinità per le quali era sacro. Più tardi lo troviamo posto nella mano di Gesù Bambino alludendo alla nuova vita da lui donataci oppure nelle mani della Madonna (famosissima quella di Botticelli). Nell’arte copta si incontra, invece, l’albero del melograno come simbolo di resurrezione. Le leggende, le tradizioni ed i simbolismi collegati al melograno sono tanti quanti i suoi semi!Simbolo universale dell’eros, della fertilità, della prosperità, della fortuna, ma anche dell’Aldilà, cantato da Omero, narrato da Salomone e da Shakespeare, fatto diventare leggenda dai romani, raffigurato in numerosi quadri, ha dato anche il suo nome ad una famosa città spagnola, Granata, dopo che nell’800 d.C. i Mauretani lo trasportarono nella penisola Iberica. Nell’antica Grecia secondo la leggenda fu Afrodite che impiantò per prima quest’albero a Cipro. Ma il più antico mito della Grecia che lo riguarda è quello che lo associa ad Orione, che era la più grande e luminosa costellazione e che si diceva fosse un’enorme γίγας (figura gigantesca), figlio della terra e famosissimo per la sua bellezza. Si narra che avesse sposato Side, ma che non fosse stato fortunato nella scelta, poiché lei era così vanitosa da credere di essere più bella anche di Era, la dea per questo la punì scaraventandola nell’Ade, ove si trasformò in melograno. Durante le feste in onore della dea Demetra, le θεσμοφόρια (Thesmophoria), le ateniesi mangiavano i semi luccicanti del frutto per conquistare la fertilità e la prosperità, mentre i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno, ma non potevano mangiarne il frutto in quanto, come simbolo di fertilità, aveva la proprietà di far scendere l’anima nella carne. In base ad un altro mito, per volontà delle Erinni, un melograno fiorì sulla tomba di Polinice, i cui frutti quando venivano aperti colavano sangue. L’albero, infine, che fiorì dal sangue di Dioniso era proprio un melograno. Il melograno era considerato sacro in molte altre civiltà. In alcuni riti funebri Egizi sembra si utilizzassero proprio i frutti ed i semi, di cui si è trovata traccia in numerose tombe, tra cui quella di Ramses IV. Anche per gli ebrei è un simbolo di fratellanza, abbondanza e prosperità: i puntali delle colonne del Tempio erano, non a caso, a forma di rimonim (melograno in ebraico).Anche nella lontana Cina viene consumata dai neosposi la prima notte di nozze per “benedire” il matrimonio; le spose turche la lanciano a terra, perché così avranno tanti figli quanti sono i chicchi che saranno usciti dal frutto. La melagrana è il frutto del melograno, pianta arbustiva e spinosa delle punicacee (dal latino punicum = cartaginese, perché Plinio ritenendola erroneamente di origine africana la chiamava “melo cartaginese”), originaria delle regioni dell’Iran e del nord dell’India e da sempre ampiamente coltivata nel bacino del Mediterraneo. Il nome dell’albero e quello del frutto derivano, sempre dal latino, da malum = mela ed garantum = con grani. Il suo nome scientifico è Punica granatum e fa riferimento all’origine Medio Orientale del frutto, nonché alla presenza dei suddetti grani. In greco la melagrana è detta ρόδι (rodi), che è una parola composita che deriva da ροή e δήναμη, cioè “lo scorrere della forza dell’universo”.Portata nel Mediterraneo dai mercanti Fenici millenni fa, viene considerata, assieme alla mela cotogna ed all’uva, uno dei più antichi frutti coltivati. Durante l’antichità veniva usato in polvere come medicinale o come tintura. I greci aromatizzavano con questa polvere i loro vini rossi, mentre i romani seccavano la sua buccia per conciare la pelle. Nella cucina i semi erano usati crudi e cotti in moltissimi piatti, ma si utilizzava moltissimo anche il loro succo. Apicio consigliava, per la loro conservazione, di immergerle in acqua bollente per pochi secondi e di appenderle. Nella Bibbia si parla esplicitamente di “mosto di melagrana”, il che induce a credere che gli Ebrei utilizzassero il succo dei granelli facendolo fermentare. Gli Egizi consideravano la bevanda ottenuta dal succo ricavato dai frutti maturi una vera prelibatezza. Maometto, in un verso del corano dice: “mangia melagrana in quanto purifica il corpo dalla gelosia e dall’odio”. Delle sue proprietà terapeutiche hanno parlato Omero, Teofrasto, Dioscuro, Plinio ed Ippocrate. Quest’ultimo consigliava succo di melagrana come bevanda afrodisiaca e contro i bruciori dello stomaco. Dioscuro e Plinio, invece, consigliavano una tisana a base di buccia e radice di melagrana per eliminare i parassiti dell’intestino. Raccomandavano, inoltre, radici essiccate bollite, come tisana per patologie ginecologiche. Secondo la medicina persiana, le tisane fatte con i fiori rossi del melograno potevano curare i forti dolori dello stomaco ed il succo mescolato ad olio di oliva poteva far scomparire le macchie cutanee. Per gli Egizi il succo ottenuto dai frutti acerbi era considerato un ottimo astringente. I suddetti miti ed esempi dimostrano che in diverse civiltà il melograno godeva di un particolare riguardo e rispetto e la medicina attuale dimostra che la sapienza degli antichi aveva delle basi veritiere. Oggi sappiamo, infatti, che la melagrana è ricca in vitamine A, C ed E, in ferro, potassio, sostanze antiossidanti e polifenoli. La concentrazione di queste sostanze benefiche è tre volte superiore a quelle del vino rosso e del The verde. Oggi viene utilizzato in cucina sia crudo, sia come succo, sia come concentrato di sciroppo, conosciuto come granadina. I suoi chicchi sono usati nelle insalate, come decorazione, oppure per aromatizzare l’aceto bianco che può servire da condimento per insalate o per marinare la carne bianca. Il modo più facile per aprire il frutto è quello di tagliare le due estremità e di fare un’incisione perpendicolare da un’estremità all’altra ed asportare la buccia. Ci sono, inoltre, molti modi per raccogliere il succo. Il più semplice è quello di tagliarla a metà e di spremerla come fosse un limone, ma in questo modo i chicchi più gialli conferiranno al succo un sapore amaro, per questo consiglierei di sbucciarla nel modo suddetto, raccogliere i chicchi più rossi, metterli in una bustina e pigiarli con il palmo della mano. Una grande melagrana vi darà mezza tazza di succo. E’ il simbolo dell’amore ardente. Il Melograno è un albero leggendario: era sacro a Cerere, Demetra, Giunone, Persefone,Dioniso; le spose romane intrecciavano rametti di melograno fra i capelli. Era considerato anche “il cibo dei morti”, Ade lo fece mangiare alla sposa, sapendo che poi non avrebbe più potuto soggiornare per sempre nel regno dei vivi.Il mito di Persefone narra che Ade la rapì con il consenso di Giove. Ade rivendicava la supremazia del suo mondo sotterraneo: isolato, separato, silenzioso.Persefone fu rapita mentre in un prato guardava un fiore di Narciso. Stava per coglierlo. Allora la terra si squarciò e apparve la quadriga di Ade, la fanciulla fu rapita dall’invisibile verso l’invisibile. Persefone, la fanciulla, fu rapita mentre guardava il giallo del narciso. Perché questo fiore giallo che adorna allo stesso tempo le ghirlande di Eros e dei morti è così prodigioso? Cosa lo differenzia dagli altri fiori? Narciso è l nome di un giovane che si perse nel guardare se stesso. Così Persefone, la Core, era sulla soglia di uno sguardo in cui avrebbe vista se stessa. Stava stendendo la mano per cogliere quello sguardo quando fu colta da Ade. Per un attimo, lo sguardo di Persefone dovette distogliersi dal narciso e incontrarsi con l’occhio di Ade. Persefone vide se stessa nella pupilla di Ade. La pupilla diventa il tramite unico della conoscenza di se stesso, è la parte dell’occhio che vede ma anche quella che chi guarda incontra, nell’occhio dell’altro, “il simulacro di chi guarda”. Core riconobbe nell’occhio che guarda se stesso l’occhio di un invisibile altro. Varcò in quel momento la soglia che già stava per varcare mentre guardava il narciso. Era la soglia di Eleusi.Con la richiesta, da parte di Ade al fratello Zeus, di una donna viva si era squilibrato l’ordine che consegnava i morti a una sopravvivenza vacua, inerte, senza scopo. Ade vuole Persefone come sposa, una vivente seduta sul trono accanto a lui.Demetra, si sentiva tradita da Zeus, le era stata porta via la figlia ed ora sedeva, avvolta nel suo manto, nel tempio di Eleusi, ed aspettava che gli uomini morissero di inedia, non più sacrifici per gli dei, la terra non produceva più frutti, questa era la vendetta di Demetra. Riavere sua figlia, questo è quanto chiedeva per mettere fine alla carestia. Hermes si presentò davanti a Ade e Persefone per riportare la richiesta di Demetra: “vedere con gli occhi sua figlia”. Ade accennò un sorriso, era il sorriso di colui che sa, e segnala con quel lieve cenno la distanza da tutto ciò che avviene. Nessuno avrebbe potuto togliere Persefone se non per qualche tempo: e la morte ha sempre tempo. Gli dei avevano mandato per convincerlo il più intelligente tra loro, segno che lo temevano. Ade acconsentì che persefone tornasse da sua madre. Prima di lasciarla partire le offri tre chicchi del frutto del melograno. Persefone partì sul cocchio guidato da Hermes. Giunta al cospetto della madre, questa le chiese se avesse mai mangiato quando era nell’Ade, allora ella ricordò dei tre chicchi di melagrana, quel sapore dolce e asprigno, che ancora, come una lontana memoria, le impregnava la saliva. Demetra spiegò alla figlia le conseguenze dei tre chicchi di melagrana: ogni anno per una metà dell’anno sarebbe tornata ad essere la sposa di Ade. Molte sono le leggende legate al melograno: Sono di legno di melograno le verghe dei rabdomanti; ed ancora le verghe di quegli specialisti che si dedicano alla ricerca di tesori, ma per questi ultimi è anche necessario che conoscano le precise formule magiche, ed i rituali adatti per il ritrovamento. I contadini — per avere più frutti — accendevano della paglia umida sotto l'albero, in modo che il fumo potesse investire tutta la chioma; questa operazione — pena la nullità — andava fatta nella fatidica notte di San Giovanni.Una melograna aperta sul letto di un neonato manteneva lontani gli spiriti maligni perché si attardavano a contarne i chicchi. Alcuni studiosi sostengono che il “romano”, cioè il contrappeso della stadera (nelle bilance antiche) prenda il nome da questo frutto (ricordiamo che in Portoghese Roman significa Melograno) e per questo viene associato anche alla giustizia e all’equilibrio. Come tutti i frutti ricchi di acini o chicchi, viene anche associato alla ricchezza. Gli usi tradizionali del melograno hanno radici molto antiche. Anticamente, infatti, il melograno era prescritto come antielmintico, antinfiammatorio e per combattere i casi di diarrea cronica. La medicina antica faceva, inoltre, distinzione tra il melograno ricavato dal frutto acerbo e quello tratto dal frutto maturo. Il primo aveva proprietà antielmintiche e antipiretiche, il secondo come sedativo della tosse. Le numerose proprietà benefiche attribuite dalla tradizione popolare al melograno sono state successivamente confermate dalla medicina ufficiale, la quale ha inoltre individuato altre interessanti potenzialità terapeutiche di questa pianta. Una ricerca condotta in Israele da Michael Aviram, biochimico al Lipid research laboratory del Medical center Rambam di Haifa, ha scoperto che questo frutto ha delle proprietà terapeutiche, e svolge azioni antitumorali, perché è ricco di flavonoidi, antiossidanti che proteggono il cuore e le arterie. Il succo di melograno, secondo la ricerca, è addirittura tossico nei confronti delle cellule cancerose. Il melograno è infatti una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente individuata contenuta anche nei lamponi, nelle fragole, nelle noci. L'acido ellagico, secondo l’Istituto del Cancro della Università della Sud Carolina, induce la morte delle cellule cancerose. Il melograno, così come alimenti come vino rosso, liquirizia, zenzero, olio di oliva, contiene i flavonoidi, sostanze in grado di rallentare i processi, tra cui quello ossidativo, alla base dell’aterosclerosi ed altre malattie cardiovascolari.Una nuova ricerca pare aggiungere un’altra proprietà al succo di melograno. Il frutto potrebbe aiutare le donne a combattere alcuni disturbi della menopausa, come la depressione e la fragilita' ossea. Negli uomini affetti da tumore della prostata recidivante l’assunzione di circa 200 ml di succo di melograno al giorno allunga significativamente il tempo necessario per fare aumentare i livelli di PSA (antigene specifico prostatico), secondo una ricerca presentata all’incontro annuale della American Urological Association, tenutosi a San Antonio (USA). Il succo di melograno contiene una serie di antiossidanti che sono considerati anticancerogeni. Inoltre, contiene sostanze simil-estrogeniche chiamate fitoestrogeni, che potrebbero essere utili nel contrastare il cancro della prostata. Basandosi su risultati incoraggianti realizzati su culture cellulari e modelli animali di cancro della prostata, gli autori della ricerca hanno deciso di condurre uno studio clinico che ha coinvolto 48 uomini con livelli di PSA in aumento, dopo che erano stati operati e irradiati in seguito alla scoperta del tumore. Prima dell’assunzione del succo di melograno, nei pazienti la media del tempo di raddoppiamento dei livelli di PSA (un segno di attività tumorale) era di 15 mesi, mentre durante il trattamento con il succo è salito a 37 mesi. Praticamente, un aumento di due anni del tempo di raddoppiamento. Il succo di melograno è stato ben tollerato e non ha causato effetti indesiderati.
Ricette
IL SEGRETO DEL SULTANO (zuppa al succo di melagrana)
La ricetta si chiama “Il segreto del sultano”. Questa ricetta dimostra che la melagrana è un ingrediente prezioso, con immense possibilità per un cuoco che sa osare e che questo piatto può costituire un’introduzione spettacolare in un menù classico, oppure una proposta audace per una cena. Il nome della ricetta è originale e di provenienza Medio Orientale.
Ingredienti: 500 gr di carne macinata magra di agnello, 2 tazze di succo di melagrana, 1 e ½ tazza di brodo di carne, ½ cucchiaino di chiodi di garofano in polvere, ½ cucchiaino di pepe nero macinato fresco, ½ cucchiaino di curcuma, 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaio di foglie di menta finemente tritate, 1 tazza di prezzemolo finemente tritato, 1 cipolla media finemente tritata, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva.
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Mescolate bene la carne macinata con il sale, il pepe, i chiodi di garofano e la curcuma e lavoratelo con le mani. Formate delle piccole e sode polpette. In un tegame riscaldate l’olio e fate soffriggere leggermente la cipolla, il prezzemolo e la menta. Aggiungete le polpette e lasciatele finché non prendano un bel colore, mescolando di tanto in tanto delicatamente. Versate il succo di melagrana ed alla fine il brodo. Coprite il tegame e lasciate bollire a fuoco basso per mezz’ora. Servite caldo.
Cocktail di melagraneIngredienti:2 bicchieri di champagne (o spumante)succo di 4 melagrane (da spremere con lo spremiagrumi e poi filtrare)1/3 di bicchiere di sciroppa alla fragolaghiaccio q.b.Porre nello shaker il succo delle melagrane, lo sciroppo alla fragola e qualche cubetto di ghiaccio. Versare nei bicchieri ed aggiungere lo champagne.
Bruschetta alle melagraneIngredienti:2 melagrane250 gr. di porciniolio, sale, pepe e pane q.b.In una terrina, fate una salsa composta di olio, sale e pepe.Bagnate le fette di pane, che devono essere alte un paio di centimetri, con questa salsa e abbrustolitele. A parte, in una terrina, ponete i funghi tagliati a fette e i chicchi di melagrane, e condite con sale e pepe e un po’ d’olio. Condite le fette di pane ancora calde con questo composto, e servite.
Risotto alle melagraneIngredienti:200 gr. di riso1 melagrana30 gr di pancetta1 cipolla1/3 di bicchiere di vino biancobrodo vegetale q.b.olio, sale, pepe, parmigiano q.b.Rosolare la cipolla in un tegame, aggiungere lo speck e farlo rosolare per bene, aggiungere il riso. Bagnate con il vino bianco e fate sfumare a fiamma viva. Aggiungere a poco a poco il brodo vegetale, ogni qualvolta l ‘acqua viene assorbita dal riso. A fine cottura aggiungete i chicchi della melagrana, il parmigiano e il pepe. Per chi vuole un risotto più ricco, può aggiungere una noce di burro. Servite caldo.
Pollo in salsa di melagranaIngredienti:6 fette di petto di pollo500 gr. di trito di pancetta200 gr. trito di prosciutto100 gr. di mollica2 melagrane1 arancia1 bicchiere di vinoolio, sale, pepe, salvia e rosmarino q.b.Amalgamare il trito di prosciutto, il trito di pancetta, la mollica, il succo d’arancia (quantità a piacere), un po’ di sale e un po’ di pepe. Mettete il composto nel mezzo delle fettine di pollo e avvolgete, a mo di involtino. Ponete su un tegame con un po’ d’olio, la salvia e il rosmarino. Sfumate con un bicchiere di vino bianco e lasciate rosolare fino a cottura. A cottura quasi ultimata, aggiungete i chicchi delle melagrane. Servite caldi.
Crostata alle melagraneIngredienti:3 melagrane
Per la pasta frolla500 gr di farina200 gr di margarina200 gr di zucchero a velo1 pizzico di bicarbonato1 pizzico di vaniglia100 gr di latte25 gr di marmellataImpastate il tutto a mani nude, fino ad ottenere un composto abbastanza solido.
Per la crema pasticcera4 uova100 gr di zucchero75 gr di farina500 gr di lattevaniglia e ½ scorza di limoneScaldate il latte con un po’ di vaniglia e il limone. Aggiungete lentamente le uova precedentemente miscelate con le fruste con lo zucchero, la farina e una piccola quantità di latte tiepido, e mescolate, fino a che non si addensa. La fiamma deve essere bassissima per tutto il tempo di cottura.
Per la gelatina500 gr. di melagrane1 scorza di arancia grattugiatazucchero q.b.Prelevate i chicchi dalle melagrane e frullateli.Filtrate il succo, pesatelo e ponetelo in un pentolino con eguale quantità di zucchero, e la scorza di arancia. Ponete il tutto sul fuoco, e fate cucinare fino ad addensamento del composto. Se vogliamo conservarla, versare nei vasetti sterili, tappare e capovolgere per 5 minuti.
Prendete la teglia in cui cuocerete la crostata.Prendete una striscia di carta forno e bagnatela con un po’ d’acqua, in modo che diventi più malleabile e aderisca meglio alla teglia. Stendete la pasta frolla su un ripiano con un matterello e ricavate un disco (dello stesso diametro della teglia) abbastanza sottile. Stendetela sulla teglia. Con il resto della pasta frolla, ricavate un cilindro della lunghezza del diametro della vostra crostata e ponetelo ai bordi del disco precedentemente preratato e riposto, facendo una lieve pressione. Con una forchetta, punzecchiate la base della crostata in modo che, in tempo di cottura, non si creino bolle nell’impasto. Infornare per circa 20 minuti a 200°.
Appena è pronta, fate raffreddare e versate la crema pasticcera. Ricoprite di chicchi di melagrane e poi spennellate con la gelatina.
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