L’india non è il tibet
di Antonio Bruno
L’articolo di Marco Bellizzi sull’Osservatore Romano di oggi e la puntata della trasmissione TV “A Sua immagine” di questa mattina su RAI UNO pongono il problema di ciò che sta accadendo in India, delle violenze su sacerdoti, religiose e religiosi che in quella terra organizzano scuole, asili e servizi sociali.
Un cristianesimo che si realizza nella storia, che è storia, che diviene servizio di uomini e donne ad altri uomini e donne. Io penso che questo è il punto della faccenda.
In un paese democratico dell’Asia un gruppo di uomini e donne di fede cristiana che hanno delle organizzazioni che erogano servizi sono oggetto di un attacco violento rivolto sia alle loro persone che alle strutture di cui si servono per erogare i servizi sociali e i luoghi che utilizzano per il culto.
Spetta a quel governo, al governo dell’India che è sovrano, laddove si svolgono libere elezioni a cui prendono parte anche questi uomini e donne di fede cristiana, che gestiscono delle organizzazioni che erogano servizi sociali, consentire che le tali organizzazioni abbiano la possibilità di operare liberamente senza subire una concorrenza violenta da parte di altre concorrenti agenzie educative e di servizi che appartengono a diversa fede religiosa.
Secondo me il problema è tutto interno allo stato sovrano dell’India e non penso c’entri gran che il nostro comune credo in Gesù.
I nostri fratelli indiani che hanno la nostra stessa fede stanno subendo un attacco violento sia personale che alle organizzazione di servizi sociali che gestiscono da parte di altri indiani che hanno organizzazioni sociali concorrenti e che professano anche un diverso credo religioso.
Un problema di rivalità.
Io non sono in India e non so come si possa essere sviluppata questa rivalità mimetica violenta che ha individuato nella comunità dei cristiani (subiscono violenze anche i protestanti) il capro espiatorio. Sicuramente c’è una crisi di quella organizzazione che ha posto in essere questo attacco e certamente tale organizzazione ha individuato nell’organizzazione dei cristiani in India la causa della sua crisi. Quindi il meccanismo che si è generato è il seguente:
Noi Indiani Indù abbiamo dei problemi all’interno della nostra organizzazione, chi causa questi problemi sono gli Indiani cristiani che ci stanno togliendo i seguaci con tutte queste scuole asili e servizi di assistenza che hanno posto in essere, se noi eliminiamo gli Indiani cristiani il nostro problema è risolto.
Più o meno lo stesso ragionamento dei cinesi che ritengono il tibet un loro territorio in cui vivono degli altri cinesi di fede buddista e che tra loro si dicono:
Noi Cinesi Atei abbiamo dei problemi nella nostra organizzazione, chi li causa sono i Cinesi di fede Buddista che ci stanno togliendo i seguaci con tutte pratiche di padronanza di se che pongono in atto nelle loro strutture, se noi eliminiamo i Cinesi di fede Buddista il problema è risolto.
La differenza tra la Cina e l’India sta nella circostanza di non poco conto che i cinesi hanno un sistema di governo totalitario mentre gli Indiani sono certamente in una democrazia.
Se tutti noi sappiamo che in una situazione totalitaria è impossibile per una minoranza perseguitata tutelare le proprie credenze e tradizioni e quindi, esprimendo solidarietà a questa minoranza perseguitata, chiediamo l’intervento della comunità internazionale per liberare i tibetani perseguitati dalla dittatura cinese non possiamo fare altrettanto nel caso dei cittadini indiani che vivono in un paese democratico che, pur essendo sede di contraddizioni e di condizioni di povertà estrema, consente a tutti i cittadini di decidere chi li governa attraverso l’esercizio del voto in libere elezioni democratiche.
Nel caso dell’India quindi è del tutto evidente che spetta al governo indiano risolvere il problema dei cittadini indiani a qualunque fede essi appartengano. Che possiamo fare noi? Penso nulla!
Altrimenti sconfineremmo, qualunque cosa facessimo, nell’ambito dell’ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano che abbiamo sempre considerato una faccenda da evitare in ogni caso, come scrivemmo e dicemmo ai tempi dell’Iraq.
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domenica 31 agosto 2008
Italia - Libia: “Domani è un altro giorno”
Italia - Libia: “Domani è un altro giorno”
di Antonio Bruno
Una buona notizia davvero che mette d’accordo tutti! Gas e petrolio di ottima qualità in cambio di 5 miliardi di dollari e tante scuse per il colonialismo!
Un buon accordo per i nostri affari esteri, per la nostra terra ricca di uomini e donne ma povera di energia.
Ma avete notato gli africani delle nostre parti? Ci sono uomini e donne del Senegal, del Marocco, della Tunisia ma non ci sono donne e uomini libici. Eppure senegalesi e marocchini, insomma tutte queste persone, vengono dalla Libia.
Ho letto le cronache e negli accordi c’è anche quello di un maggiore controllo del flusso migratorio che passa dalla Libia. Il Ministro dell’Interno Maroni ha dichiarato che attraverso il pattugliamento delle coste libiche, che era previsto dall’accordo del 2007 con l’allora Ministro Giuliano Amato, si ridurrà l’immigrazione clandestina
Ma perché i libici che vedono passare sotto il loro naso uomini e donne che vanno incontro alla speranza di un futuro migliore, che lasciano il loro paese, i loro parenti e le loro tradizioni per vivere senza l’incubo della miseria e della morte per fame non li imitano? Perché le donne e uomini libici non tentano di cambiare la loro vita venendo nella nuova terra del latte e del miele o, meglio, delle automobili e delle veline?
Io me lo sono chiesto e penso che se lo siano chiesto anche i nostri rappresentanti. Ma c’è un’altra buona notizia che potrebbe risolvere il mistero, infatti Giovedì 29 agosto Gheddafi è stato nominato «Re dei re d'Africa» si legge nella proclamazione: «Decidiamo il riconoscimento del fratello leader come il re dei re, dei sultani, dei principi, degli sceicchi e dei sindaci d'Africa". I Libici sono appena 5 milioni e mezzo gli abitanti ma sono tutti li e, soprattutto, hanno la rappresentanza di tutti i popoli inoltre non sono in uno stato teocratico e si potrebbe iniziare a conoscersi, a rispettarsi e ad imparare a vivere insieme ridistribuendo la ricchezza che la terra produce.
I libici non vengono in Italia, ci vengono altri africani e non solo africani, quindi perché non approfittare di questa occasione che abbiamo di intrattenere affari esteri con la Libia per innescare una collaborazione con tutti gli Stati che hanno riconosciuto a Gheddafi un primato e che lo hanno proclamato Re dei Re?
La nostra Comunità e il nostro territorio sono un ponte naturale verso queste terre e quindi anche questo accordo è un segno dei tempi per noi che dobbiamo rappresentare un contatto e un momento di accoglienza per questi uomini e donne che già da anni vengono ad abitare pacificamente nel nostro territorio che con il loro lavoro contribuiscono a rendere sempre più bello e accogliente.
Ci sono i nostri 100.000 compatrioti che abitavano e che conoscono già quella terra, alcuni la abitavano quando era una colonia, altri ci sono rimasti sino a quando Gheddafi non gli confiscasse i beni e li ha mettessi alla frontiera. Ci sono italiani che sanno cosa significa essere rimpatriati cos’ come accade oggi a marocchini, senegalesi e a tutti gli uomini che vengono messi alla frontiera da noi. La collaborazione deve iniziare prima e soprattutto con loro che sono figli di quella terra Libica, loro che si sono nutriti con i frutti di quelle contrade che conoscono come le loro tasche.
Attraverso i nostri connazionali libici, i nostri che sono 20.000 (quelli che furono cacciati nel 1970) che possono essere ambasciatori potenziali, si possono innescare delle collaborazioni e avere già la strada spianata poiché si parte con il piede giusto, il piede di chi ha già percorso quelle strade.
Sono i profughi dalla Libia, espulsi da Gheddafi nel 1970 e privati di tutti i loro beni che rappresentano l’occasione di rendere questo trattato di affari esteri un contatto per l’accoglienza e il rispetto reciproco, un ponte verso la terra africana dalla quale tutti proveniamo e che ci è madre.
Popoli che si parlano, che si toccano che si salutano e che vivono insieme pacificamente questo deve essere l’accordo per l’energia della Libia.
Oltre che dalla Libia, ci sono i nostri connazionali profughi dall’ Eritrea, Etiopia, Somalia che possono cominciare lo stesso discorso per una fratellanza che sia un nuovo modo di vivere insieme e che rappresenti un esempio da seguire!
Mi rivolgo a voi amici italiani che vi siete organizzati nell’Associazione italiani rimpatriati dalla Libia, guardate alle opportunità che abbiamo e che avete di riprendere un cammino, quello che parte dall’Italia per far ritorno alla terra delle nostre origini, quel cammino che porta a stabilire che ogni uomo è uguale nei suoi diritti e nei suoi doveri e che ogni uomo è disposto a perdonare per poter iniziare daccapo, perché ogni giorno si inizia daccapo così come fece Rossella O'Hara in Via Col Vento dite al mondo: “Domani è un altro giorno!”.
di Antonio Bruno
Una buona notizia davvero che mette d’accordo tutti! Gas e petrolio di ottima qualità in cambio di 5 miliardi di dollari e tante scuse per il colonialismo!
Un buon accordo per i nostri affari esteri, per la nostra terra ricca di uomini e donne ma povera di energia.
Ma avete notato gli africani delle nostre parti? Ci sono uomini e donne del Senegal, del Marocco, della Tunisia ma non ci sono donne e uomini libici. Eppure senegalesi e marocchini, insomma tutte queste persone, vengono dalla Libia.
Ho letto le cronache e negli accordi c’è anche quello di un maggiore controllo del flusso migratorio che passa dalla Libia. Il Ministro dell’Interno Maroni ha dichiarato che attraverso il pattugliamento delle coste libiche, che era previsto dall’accordo del 2007 con l’allora Ministro Giuliano Amato, si ridurrà l’immigrazione clandestina
Ma perché i libici che vedono passare sotto il loro naso uomini e donne che vanno incontro alla speranza di un futuro migliore, che lasciano il loro paese, i loro parenti e le loro tradizioni per vivere senza l’incubo della miseria e della morte per fame non li imitano? Perché le donne e uomini libici non tentano di cambiare la loro vita venendo nella nuova terra del latte e del miele o, meglio, delle automobili e delle veline?
Io me lo sono chiesto e penso che se lo siano chiesto anche i nostri rappresentanti. Ma c’è un’altra buona notizia che potrebbe risolvere il mistero, infatti Giovedì 29 agosto Gheddafi è stato nominato «Re dei re d'Africa» si legge nella proclamazione: «Decidiamo il riconoscimento del fratello leader come il re dei re, dei sultani, dei principi, degli sceicchi e dei sindaci d'Africa". I Libici sono appena 5 milioni e mezzo gli abitanti ma sono tutti li e, soprattutto, hanno la rappresentanza di tutti i popoli inoltre non sono in uno stato teocratico e si potrebbe iniziare a conoscersi, a rispettarsi e ad imparare a vivere insieme ridistribuendo la ricchezza che la terra produce.
I libici non vengono in Italia, ci vengono altri africani e non solo africani, quindi perché non approfittare di questa occasione che abbiamo di intrattenere affari esteri con la Libia per innescare una collaborazione con tutti gli Stati che hanno riconosciuto a Gheddafi un primato e che lo hanno proclamato Re dei Re?
La nostra Comunità e il nostro territorio sono un ponte naturale verso queste terre e quindi anche questo accordo è un segno dei tempi per noi che dobbiamo rappresentare un contatto e un momento di accoglienza per questi uomini e donne che già da anni vengono ad abitare pacificamente nel nostro territorio che con il loro lavoro contribuiscono a rendere sempre più bello e accogliente.
Ci sono i nostri 100.000 compatrioti che abitavano e che conoscono già quella terra, alcuni la abitavano quando era una colonia, altri ci sono rimasti sino a quando Gheddafi non gli confiscasse i beni e li ha mettessi alla frontiera. Ci sono italiani che sanno cosa significa essere rimpatriati cos’ come accade oggi a marocchini, senegalesi e a tutti gli uomini che vengono messi alla frontiera da noi. La collaborazione deve iniziare prima e soprattutto con loro che sono figli di quella terra Libica, loro che si sono nutriti con i frutti di quelle contrade che conoscono come le loro tasche.
Attraverso i nostri connazionali libici, i nostri che sono 20.000 (quelli che furono cacciati nel 1970) che possono essere ambasciatori potenziali, si possono innescare delle collaborazioni e avere già la strada spianata poiché si parte con il piede giusto, il piede di chi ha già percorso quelle strade.
Sono i profughi dalla Libia, espulsi da Gheddafi nel 1970 e privati di tutti i loro beni che rappresentano l’occasione di rendere questo trattato di affari esteri un contatto per l’accoglienza e il rispetto reciproco, un ponte verso la terra africana dalla quale tutti proveniamo e che ci è madre.
Popoli che si parlano, che si toccano che si salutano e che vivono insieme pacificamente questo deve essere l’accordo per l’energia della Libia.
Oltre che dalla Libia, ci sono i nostri connazionali profughi dall’ Eritrea, Etiopia, Somalia che possono cominciare lo stesso discorso per una fratellanza che sia un nuovo modo di vivere insieme e che rappresenti un esempio da seguire!
Mi rivolgo a voi amici italiani che vi siete organizzati nell’Associazione italiani rimpatriati dalla Libia, guardate alle opportunità che abbiamo e che avete di riprendere un cammino, quello che parte dall’Italia per far ritorno alla terra delle nostre origini, quel cammino che porta a stabilire che ogni uomo è uguale nei suoi diritti e nei suoi doveri e che ogni uomo è disposto a perdonare per poter iniziare daccapo, perché ogni giorno si inizia daccapo così come fece Rossella O'Hara in Via Col Vento dite al mondo: “Domani è un altro giorno!”.
sabato 30 agosto 2008
Romano Prodi nella bufera
Romano Prodi nella bufera: Cosa hai fatto quando i parenti ti hanno chiesto un favore?
di Antonio Bruno
Romano Prodi nella bufera, hanno registrato le telefonate di quando era Presidente del Consiglio e tutto è saltato fuori pubblicato dal settimanale Panorama. Dicono che i problemi di Romano Prodi, del Prof. Prodi fossero legati alla sua famiglia, a suo nipote e al suo con suocero. Dicono che tiene famiglia.
Su Panorama si può leggere:” Il Professore cerca di soddisfare i desiderata di parenti ed ex inquisiti del pool di Mani pulite, coinvolgendo, tramite il suo staff, ministri e sottosegretari, come Livia Turco alla Sanità e Fabio Mussi all’Università. Spinte, favori, pressioni: sono decine le intercettazioni che oggi raccontano quelle lunghe settimane di crepuscolo politico.”
Poi in un altro tratto si aggiunge: “Nulla di illegale, ma c’è da chiedersi se un simile trattamento sarebbe riservato a qualsiasi …….che cerca fondi pubblici.”
E’ difficile scrivere di questo in un momento di libri come “La Casta”; “Il ritorno della Casta” “ La Casta colpisce ancora” ecc. ecc. che hanno fatto fare fortuna agli scrittori perchè mettono in moto il dell’invidia, perché rivelano i privilegi degli altri, il fatto che siano gli altri ad essere privilegiati e noi no, ci fa indignare perché è inutile nascondercelo se fosse a me si (che sono il migliore, il più bravo e il più onesto allora tutto sarebbe lecito ma a loro si e a me no è inaccettabile!”.
Io chiedo a te padre di famiglia e a te madre di famiglia cosa farai quando tuo figlio ti chiederà aiuto per cercare di entrare all’Università?
Che farai?
E a te che stai leggendo: che farai quando tua figlia o tua sorella o tuo nipote ti chiederanno aiuto perché cercano lavoro o hanno bisogno di un’accelerata ad una pratica in un ufficio o vogliono andare al concerto del cantante che gli piace tanto ma non ci sono i biglietti ?
Se tu facessi questo e fossi intercettato dal fustigatore di costumi del tuo paese o città (c’è sempre in ogni città uno che si diletta in tale pratica fustigativi sadica) potrà mai uscire sul giornale locale, quello del tuo paese, quello degli avvisi della Parrocchia, di te che hai approfittato delle tue amicizie per cercare di soddisfare i desiderata dei tuoi parenti?
Immagina il titolo: LE TELEFONATE D’AFFARI DI TUO NOME TUO COGNOME
Perché tu puoi darti da fare per i tuoi parenti e amici e Prodi no?
Non ti sto scrivendo che devi giustificare Prodi, ti sto chiedendo qual è il tuo codice di comportamento quanto un tuo parente esprime un desiderio, che tu potresti realizzare o esaudire, attraverso il tuo lavoro, le tue conoscenze, i tuoi parenti o perché sei in grado di fare incantesimi.
Pensaci amica o amico mio: Che farai quando ti chiederanno un favore? MEGLIO SAREBBE PER TE PENSARE: COSA HAI FATTO QUANDO UN TUO PARENTE TI HA CHIESTO UN FAVORE?
Io non posso conoscere la tua risposta, io non voglio conoscere la tua risposta. Io conosco la mia. Come? Mi stai chiedendo quello che rispondo io alla mia domanda? Ma che mi credi un pollo? Tu non lo dici nemmeno a te stesso e vuoi che io lo scriva a te? Sappi solo che quando dicono a un bambina o a un del Ruanda che non deve mangiare l’happy mill di Mc donald’s lui non fa nessuno sforzo per obbedire e lo sai perché? Perché in un villaggio del Ruanda non c’è Mc donald’s! Vai a dirlo a tuo figlio o nipote di non andare a Mc donald’s….
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Romano Prodi nella bufera: Cosa hai fatto quando i parenti ti hanno chiesto un favore?
di Antonio Bruno
Romano Prodi nella bufera, hanno registrato le telefonate di quando era Presidente del Consiglio e tutto è saltato fuori pubblicato dal settimanale Panorama. Dicono che i problemi di Romano Prodi, del Prof. Prodi fossero legati alla sua famiglia, a suo nipote e al suo con suocero. Dicono che tiene famiglia.
Su Panorama si può leggere:” Il Professore cerca di soddisfare i desiderata di parenti ed ex inquisiti del pool di Mani pulite, coinvolgendo, tramite il suo staff, ministri e sottosegretari, come Livia Turco alla Sanità e Fabio Mussi all’Università. Spinte, favori, pressioni: sono decine le intercettazioni che oggi raccontano quelle lunghe settimane di crepuscolo politico.”
Poi in un altro tratto si aggiunge: “Nulla di illegale, ma c’è da chiedersi se un simile trattamento sarebbe riservato a qualsiasi …….che cerca fondi pubblici.”
E’ difficile scrivere di questo in un momento di libri come “La Casta”; “Il ritorno della Casta” “ La Casta colpisce ancora” ecc. ecc. che hanno fatto fare fortuna agli scrittori perchè mettono in moto il dell’invidia, perché rivelano i privilegi degli altri, il fatto che siano gli altri ad essere privilegiati e noi no, ci fa indignare perché è inutile nascondercelo se fosse a me si (che sono il migliore, il più bravo e il più onesto allora tutto sarebbe lecito ma a loro si e a me no è inaccettabile!”.
Io chiedo a te padre di famiglia e a te madre di famiglia cosa farai quando tuo figlio ti chiederà aiuto per cercare di entrare all’Università?
Che farai?
E a te che stai leggendo: che farai quando tua figlia o tua sorella o tuo nipote ti chiederanno aiuto perché cercano lavoro o hanno bisogno di un’accelerata ad una pratica in un ufficio o vogliono andare al concerto del cantante che gli piace tanto ma non ci sono i biglietti ?
Se tu facessi questo e fossi intercettato dal fustigatore di costumi del tuo paese o città (c’è sempre in ogni città uno che si diletta in tale pratica fustigativi sadica) potrà mai uscire sul giornale locale, quello del tuo paese, quello degli avvisi della Parrocchia, di te che hai approfittato delle tue amicizie per cercare di soddisfare i desiderata dei tuoi parenti?
Immagina il titolo: LE TELEFONATE D’AFFARI DI TUO NOME TUO COGNOME
Perché tu puoi darti da fare per i tuoi parenti e amici e Prodi no?
Non ti sto scrivendo che devi giustificare Prodi, ti sto chiedendo qual è il tuo codice di comportamento quanto un tuo parente esprime un desiderio, che tu potresti realizzare o esaudire, attraverso il tuo lavoro, le tue conoscenze, i tuoi parenti o perché sei in grado di fare incantesimi.
Pensaci amica o amico mio: Che farai quando ti chiederanno un favore? MEGLIO SAREBBE PER TE PENSARE: COSA HAI FATTO QUANDO UN TUO PARENTE TI HA CHIESTO UN FAVORE?
Io non posso conoscere la tua risposta, io non voglio conoscere la tua risposta. Io conosco la mia. Come? Mi stai chiedendo quello che rispondo io alla mia domanda? Ma che mi credi un pollo? Tu non lo dici nemmeno a te stesso e vuoi che io lo scriva a te? Sappi solo che quando dicono a un bambina o a un del Ruanda che non deve mangiare l’happy mill di Mc donald’s lui non fa nessuno sforzo per obbedire e lo sai perché? Perché in un villaggio del Ruanda non c’è Mc donald’s! Vai a dirlo a tuo figlio o nipote di non andare a Mc donald’s….
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venerdì 29 agosto 2008
Barac Obama e Alex Zanotelli uniti in un'unica prospettiva: un mondo di concordia e d’amore!
di Antonio Bruno
Barac Obama un uomo di 47 anni che dopo aver vinto le elezioni primarie, sarà il candidato del Partito Democratico alla Presidenza degli Stati Uniti nelle elezioni del 2008, dopo aver ottenuto l'investitura ufficiale della Convenzione nazionale del partito che si è tenuta e finita ieri a Denver (è una città degli Stati Uniti d'America, capitale e principale città dello stato del Colorado) mi ha fatto giungere il nome di Gioacchino da Fiore ((Celico, ca. 1130 – Pietrafitta, 30 marzo 1202 è stato un abate, teologo e scrittore).
L’importanza di Gioacchino da Fiore risiede soprattutto nella sua vasta produzione letteraria, dove sono riassunte le sue intuizioni e le sue profezie. Secondo un modello trinitario, egli divideva la storia in tre epoche fondamentali: l'Età del Padre, corrispondente all'Antico Testamento, caratterizzata dalla servitù dell'umanità alla legge divina; l'Età del Figlio, compresa tra la venuta di Cristo ed il 1260, rappresentata dal Nuovo Testamento, che aveva conferito agli uomini il ruolo di figli di Dio; l'Età dello Spirito Santo, ormai imminente, nella quale gli uomini sarebbero entrati in contatto diretto con Dio raggiungendo la completa libertà predicata dal messaggio cristiano. Essa era destinata a soppiantare l'organizzazione ecclesiale, ricca di condizionamenti temporali, lontana dai precetti evangelici e sarebbe stata governata dai monaci, avendo in Francesco d'Assisi il massimo profeta.
Secondo Gioacchino solo in questa Terza Età sarebbe stata possibile la vera comprensione della parola di Dio nel significato più profondo e non soltanto in quello letterale.
Insomma secondo Gioacchino e anche secondo Barac Obama sarebbe incominciata l’età dello spirito, della concordia, della pace, in definitiva del rinnovamento del mondo.
Barac Obama dagli Stati Uniti d’America lancia questo messaggio di speranza citando un calabrese, uno delle mie parti. Un uomo che vive dall’altra parte del Mondo mi ricorda che un uomo nato dalle mie parti mi dice ancora oggi che devo cambiare affinché il mondo cambi. I segni dei tempi mi indicano un futuro disegnato da Dio: io troverò, cambiando, una storia pronta ad accogliermi. Un’armonia prestabilita tra me e la storia. Insomma la mia vita, grazie a un uomo magro e sorridente che ha deciso di fare il presidente degli Stati Uniti d’America, è colorata di escatologia: un futuro assoluto dentro il tempo mai stato pensato prima.
Gioacchino da Fiore è il teologo segreto dello spirito che pervade la storia anche dall’altra parte dell’oceano. È lui che ha pensato un’età dello Spirito Santo dopo quella del Figlio, in cui un mondo organizzato antropologicamente in maniera rivalitaria (René Girard ha scritto diversi libri, sviluppando l'idea che ogni cultura umana è basata sul sacrificio come via d'uscita dalla violenza mimetica, cioè imitativa, tra rivali.) veniva sostituita da una mondo monastico ovvero fondato appunto sulla concordia, sulla pace, insomma un mondo d’amore.
Sono questi i segni dei tempi?
E pensare che basterebbe che ci si comportasse come se già ci fosse tutto questo. Ma a dirlo non è Alex Zanotelli « La mia vita è stata un lungo ‘toccarsi', abitarsi… Sembra tutto un caso! E poi scopri che… Ho sessantacinque anni e spesso mi domando chi sono io. L'unica risposta che mi do è: ‘Io sono le persone che ho incontrato'. Sembra tutto un caso, ma poi scopri che nulla è a caso »
(dal libro “Korogocho” (2003)) che tornato da Korogocho adesso vive nei bassi napoletani con gli ultimi di quella città meravigliosa, ma Barac Obama dagli Stati Uniti d’America il paese più ricco e potente del mondo!
Capite? Barac Obama e Alex Zanotelli, uno dalla Casa Bianca a Washington e l’altro dai Bassi Napoletani, uniti in un'unica prospettiva: un mondo di concordia e d’amore!
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giovedì 28 agosto 2008
Sud Sound Sistem: è Lecce la Provincia più a rischio TUMORE AI POLMONI!
Sud Sound Sistem: è Lecce la Provincia più a rischio TUMORE AI POLMONI!
di Antonio Bruno
Sud Sound Sistem, Esemble notte della taranta, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - LILT, Comune di Lecce e Provincia di Lecce il 6/9/2008 a favore della salute e dell’ ambiente. Il cittadino della Provincia di Lecce è in buona Salute se vive in un Ambiente Incontaminato: tale binomio inscindibile.
Ho letto un commento a un mio pezzo sul forum di Panorama ed è così che ho scoperto Salento Web http://www.salentoweb.tv/Internet/ che in prima pagina ha la notizia del Concerto del prossimo Sabato 6 settembre al foro boario di Lecce dove Sud Sound Sistem, Esemble notte della taranta, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - LILT, Comune di Lecce e Provincia di Lecce sono uniti contro l’ inquinamento l’evento prende il nome : Concerto evento il 6/9/2008 a favore della salute e dell’ ambiente. Perché a Lecce? Ma perché è Lecce l’area a più elevato rischio tumorale. Il cancro ai polmoni nel Salento ha un’incidenza altissima e colpisce soprattutto gli uomini. Tutte queste notizie sono consultabili nel primo Atlante delle cause di decesso della Regione che sino a un mese fa non era mai stato realizzato in Puglia consultabile su http://www.oerpuglia.it/ . L’ Atlante delle cause di decesso della Regione, frutto di anni di ricerche, è il lavoro dell’Osservatorio epidemiologico regionale. Ma cos’è l’atlante di mortalità regionale ? Intanto è una collezione di mappe geografiche che descrivono la distribuzione delle cause di decessi in uno specifico ambito geografico. Raccogliendo e catalogando le cause di tutti i decessi avvenuti in Puglia dal 2000 al 2005 i ricercatori dell’Osservatorio epidemiologico sono riusciti ad individuare sulla mappa regionale delle aree dove il rischio di contrarre una malattia mortale è nettamente superiore alla media regionale. Le aree di rischio dei decessi, in questo atlante, sono evidenziate graficamente per fornire ai medici e soprattutto a tutti noi cittadini, uno strumento interpretativo molto importante. Classificando i dati dei decessi per comune di residenza, sesso e età, l’Osservatorio epidemiologico regionale ha individuato alcune aree di rischio elevato. E indovinate chi nella Puglia ha il rischio maggiore? Il più notevole rischio è proprio nella nostra area, quella del Salento! Perché? Quando hanno preso in esame le morti nei cento Comuni del Salento in quasi tutti i centri del Leccese è stato riscontrato un numero elevatissimo di tumori. Tutto questo è apparentemente incomprensibile. Perché ci sono più morti di tumore a Lecce dove non c’è nulla o quasi nulla di industriale rispetto a Brindisi dove c’è la centrale a carbone di Cerano e il Petrolchimico o Taranto dove c’è l’ILVA?Allora spetta a noi studiosi del territorio il compito della formulazione di ipotesi e di nuove ricerche per approfondire le cause delle malattie che più colpiscono i leccesi. Il Salento è una vera e propria area di crisi, con punte critiche a Cutrofiano, nell'entroterra otrantino e anche in alcuni comuni del basso Salento.La questione che preoccupa è dovuta alla circostanza dell'eccesso di mortalità per tumore e specificamente di carcinoma polmonare nei residenti nella provincia di Lecce.Ma cosa sono questi tumori polmonari? Intanto si possono distinguere in " primitivi" e "secondari", quelli secondari sono più frequenti e sono l'estensione o le metastasi (ripetizioni a distanza) di forme tumorali insorte in altri organi. Quindi nei tumori secondari, prima si ammala il fegato e poi i polmoni.Altro dato che ci riferiscono i medici è che i tumori primitivi possono essere benigni nel 5% dei casi oppure maligni e questi sono i più frequenti con il 95% dei casi.C’è anche un’altra scienza, la statistica, che giunge in soccorso mettendoci al corrente che nel 1950, il tumore al polmone costituiva una patologia di scarso riscontro, e che invece nei decenni dal 1950 al 1980 il tasso di mortalità per tumore del polmone è salito del 225% nel sesso maschile e del 330% in quello femminile.Mamma mia che paura anche a scriverle queste cose! Eppure noi leccesi siamo in pericolo per queste cose e la paura in questo caso è la molla che ci deve spingere a capire il perché. Dobbiamo darci una spiegazione perché il polmone è l'organo essenziale per la respirazione in noi uomini. E tutti sappiamo che la sua principale funzione è di trasportare ossigeno dall'atmosfera al sangue e di espellere anidride carbonica dal sangue all'atmosfera. Questo scambio di gas è essenziale per la nostra vita ma ci porta anche a comprendere che i polmoni si ammalano quando c’è qualcosa nell’atmosfera che supera i filtri del naso e passa indisturbata sino ai polmoni facendoli ammalare.Quindi a Lecce più che a Brindisi e a Taranto c’è qualcosa nell’aria che aggirando i filtri del nostro naso, arriva nei nostri polmoni e ci uccide! . Cos’è? Cosa c’è che ci fa ammalare e poi ci uccide? E perché ammazza più leccesi e meno brindisini e tarantini?Quali sono le cause del cancro del polmone? Inutile ricordare che il fumo di sigaretta tabacco, sia in forma attiva che passiva, è una delle cause. Ma alcuni studi stanno portando alla luce una causa che fino a poco tempo fa era molto sottovalutata e cioè la presenza di radon all'interno delle abitazioni o luoghi di lavoro. Il radon è precursore sismico, in quanto la sua emissione in atmosfera è fortemente influenzata dalla conformazione geologica, e in caso di variazioni di pressione o di movimenti delle faglie si è notata una variazione delle emissioni del gas. Possibile che in una zona che non è classificata a pericolo sismico come la nostra ci siano emissioni di radon? Ma comunque anche questo i saperi sono in grado di verificarlo.Altre cause sono lo smog e l'inquinamento atmosferico prodotto dalla combustione di derivati del petrolio, quindi le lavorazioni che comportano l'uso di metalli particolari (nichel, cromo, ecc.) e di sostanze radioattive. E qui la cosa diviene incomprensibile a una prima vista perché lo smog lo produce Taranto con l’ILVA e Brindisi con la Centrale a Carbone di Cerano.Ma c’è un ma! A Lecce arriva tutta l’aria della Puglia e non solo! Infatti gli studi hanno accertato il Regime dei venti nella Provincia di Lecce e l’Effetto schermo appenninico.In parole povere come si può vedere dalla figura il vento prevalente del Mediterraneo, che è quello proveniente da Nord Ovest ovvero il Maestrale, viene fermato dall’Appennino che fa da schermo (naturalmente questa è una semplificazione) quindi nel corridoio che si forma dal Tavoliere sino a Santa Maria di Leuca ecco prevalere la Tramontana fatto noto a tutti i bagnanti dell’adriatico che subiscono il mare agitato per quasi tutta la stagione estiva e a quelli del Mar Jonio che invece godono di un’acqua calma e limpida che non ha nulla da invidiare alla Sardegna o alle Isole Seychelles (talvolta chiamate anche Seicelle, sono un arcipelago nazione dell'Oceano Indiano, a circa 1.600 km dalla costa del continente africano, a nord dell'isola di Madagascar).E la Tramontana potrebbe essere la causa di uno spostamento verso il Salento dello smog che produce Taranto con l’ILVA e Brindisi con la Centrale a Carbone di Cerano.Ma anche per questo ci vogliono prove sperimentali, qui io sto solo facendo delle ipotesi.In sintesi il regime dei venti del Salento è costituito:1) Schermo appenninico rispetto ai venti dai quadranti occidentali che tende ad esaurirsi in direzione SE2) Forte influenza termica dei due mari che genera un complesso sistema di brezze che confluiscono verso una linea di convergenza mediana che si sposta in direzione perpendicolare alle due costeE come ciliegina sulla torta esiste anche un Decreto che é il D.M. 14/09/2005 pubblicato sulla G.U. del 23/09/2005, facilmente reperibile in rete che divide l'Italia anzitutto in 9 zone di ventosità , per ognuna delle quali stabilisce una velocità di riferimento che varia da 25 a 31 m/sec ; l'azione poi varia anche in funzione di parecchi parametri fra cui altezza del sito, distanza dal mare, topografia zona circostante ecc. la Puglia è in zona 3 con vref,0 (m/s) 27; a0 (m) 500; ka (1/s) 0,020.E che cosa trasporta il vento? Trasporta il particolato. E che cos’è il Particolato? Il particolato è l'inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell'atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri fino ai 500 micron e oltre (cioè da miliardesimi di metro a mezzo millimetro).E che fa questo particolato? Tra i disturbi attribuiti al particolato fine e ultrafine (PM10 e soprattutto PM2,5) vi sono patologie acute e croniche a carico dell'apparato respiratorio (asma, bronchiti, enfisema, allergia, tumori).Bingo! E se tutti questi tumori della Provincia di Lecce fossero dovuti a questo PM10 e PM 2,5?Sino allo sfinimento ripeto che le mie sono ipotesi.Comunque visto che il particolato esiste c’è da dire che c’è anche un modo per difendersi dalla sua presenza e in generale per salvaguardare l’ambiente attraverso misure che difendano il cittadino dall’inquinamento dell’aria.E chi ci può difendere sono piante che conosciamo tutti ovvero le betulle, i larici, i frassini, i lauri, i biancospini, i pioppi, le querce e i salici che hanno le carte in regola per giovare alla salute, oltre che alla vista dei cittadini. Le piante agiscono come filtri purificatori dell'aria intercettando i contaminanti gassosi e il particolato trasportati dal vento. In particolare, il monossido di carbonio, il biossido d'azoto, l'anidride solforosa e l'ozono sono assorbiti dalle foglie, mentre i PM 10 sono solo trattenuti dai peli e dai composti cerosi presenti sulla superficie di queste ultime o dalle rugosità della corteccia del tronco e dei rami. Solo per citare un’esperienza fatta negli Stati Uniti c’è da segnalare che ogni anno gli alberi di Chicago tolgono dall'atmosfera 15 tonnellate di monossido di carbonio, 84 tonnellate di biossido d'azoto, 191 tonnellate di ozono e più di 200 tonnellate di particolato atmosferico (i famosi PM 10 e PM 2,5).E’ intuitivo per tutti che un generale aumento del verde nelle città è sempre un fatto positivo e privo di controindicazioni, gli alberi dei parchi, dei giardini, dei viali, oltre migliorare la qualità dell'aria, sono belli e diminuiscono la temperatura, la produzione di anidride carbonica e l'inquinamento acustico proveniente dalle strade. Cito per finire la ricerca di un inglese che ha studiato in particolare la deposizione delle particelle inquinanti sulla vegetazione delle West Midlands, una regione al centro della Gran Bretagna, negli ultimi 50 anni. L'indagine ha permesso di quantificare l'effetto del verde cittadino sulla qualità dell'aria: "Le piante non prevengono l'inquinamento, ma lo possono controllare in modo efficace: raddoppiare il numero delle piante presenti nell'area considerata diminuirebbe di un quarto la presenza del PM 10 ed eviterebbe 140 morti all'anno dovute all'inquinamento" conclude Hewitt.E se riuscissimo a diminuire il numero dei morti per tumore del Salento prevedendo nei piani regolatori la presenza degli alberi filtri naturali dell’aria?
lunedì 25 agosto 2008
Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.
Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.
Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.
di Antonio Bruno
Basso Costo e Vendita nelle aziende non decollano, un idea per risolvere il problema degli aumenti di pane, pasta e prodotti agricoli
Tutto nel carrello all’ipermercato, poi la lunga coda alla cassa e i prodotti sistemati da me nelle buste. Io e mia moglie una catena si montaggio, riempi la busta e la metti nel carrello. Poi alla macchina apri il porta bagagli e scarichi le buste dal carrello. Torno dall’ipermercato dopo aver fatto la spesa. In genere le buste di plastica sono pesanti, trasporto dalla macchina all’ascensore e poi dall’ascensore a casa, ma non finisce qui. Per mettere i prodotti agricoli freschi in frigo, la frutta e la verdura devi smantellare le confezioni e riempire un'altra busta di buste che non servono più, che sono servite unicamente dall’ipermercato alla mensa.
Tutto questo giro di buste, imballaggi e carta va a finire nei rifiuti che mi costerà un occhio della testa smaltire perché la bolletta dello smaltimento dei rifiuti soliti urbani lievita più del pane!
Pensate che per le passate di pomodoro tra bottiglia, capsula e pubblicità il costo del contenitore è più alto di quello del prodotto. Si potrebbero vendere pasta, riso e cereali con giganteschi dispenser, oppure il latte fresco potrebbe essere venduto alla spina. Si chiamavano prodotti sfusi quando ero ragazzo e venivano offerti al consumatore, nelle oramai scomparse botteghe di alimentari, e consegnati avvolti in una carta azzurra.
La questione si pone perché tutti, ma proprio tutti sanno, che dalla campagna (dove arriva una minima parte del danaro che io metto fuori per comprare una mela, un chilo di verdura o i pomodori) a me consumatore che “caccio i soldi” c’è tutta una serie di persone e organizzazioni che guadagnano per confezionare, trasportare, pubblicizzare e infine vendere quel prodotto che la madre terra ha generato per nutrirci. In pratica secondo la Banca d’Italia confezioni, trasporti e intermediari rappresentano il 200% del costo del prodotto. Il latte fresco aumenta del 240% e poi c’è la verdura e la frutta che potrebbe essere venduta con risparmi dal 10 al 70% e ancora la carne.
Ma la vendita diretta anche se in fase di crescita non decolla. Mi sono chiesto il perché.
Perché io ho abbandonato il prodotto farmaco pubblicizzato a favore di quello generico?
Mi sono affrancato dall’oppressione della molecola di farmaco pubblicizzata dalla grande industria farmaceutica grazie alla continua consulenza della mia farmacista, la Dott.ssa Nella Manno, che ogni volta mi proponeva l’alternativa del farmaco generico e nello stesso tempo mi assicurava che tra la pillola per la pressione che mi aveva prescritto il medico e il prodotto generico che mi proponeva lei e il Servizio Sanitario Nazionale non c’era nessuna differenza. Mi sono fidato della mia amica Dott.ssa Nella Manno per non seguire l’indicazione della marca che c’è nella prescrizione del mio medico. C’è sempre bisogno di una persona autorevole e competente che si assume la responsabilità per ottenere un cambiamento di comportamento.
Se a suggerirmi di cambiare dal farmaco pubblicizzato al farmaco generico fosse stato il rappresentate dei farmaci del prodotto generico io non avrei cambiato la mia abitudine di acquisto non rispettando le indicazioni del mio medico di famiglia.
Lo stesso può accadere se le categorie professionali dell’agricoltura (che sono un po’ come le industrie farmaceutiche che producono i farmaci generici) pensassero a produrre e invece fossimo noi Dottori Agronomi a dare la consulenza alla vendita. Per ottenere un professionista Dottore Agronomo lo Stato (ovvero tutti i cittadini) ha messo fuori fior di quattrini per formarci e prepararci appunto a dare anche questo tipo di consulenze ci pensi il Ministro Zaia a una filiera con il professionista Dottore Agronomo. In pratica se il prodotto fosse venduto da un Dottore Agronomo in presenza ad esempio della passata di pomodoro generica e di quella pubblicizzata il consumatore avrebbe la consulenza da parte del Farmacista degli Alimenti (Dottore Agronomo) che i due prodotti hanno la stessa qualità, sapore e potere nutritivo ma con un prezzo diverso dovuto all’assenza di imballaggio e di pubblicità.
Il rapporto con il Dottore Agronomo porterebbe anche ad una personale sana ed equilibrata alimentazione, la "nutrizione" indispensabile alla riappropriazione di quelle emozioni e stimoli interiori oramai scomparsi nella frenetica civiltà di pacchi e pacchetti marchi ed etichette che non POSSONO IN ALCUN MODO SOSTITUIRE IL PAPPIORTO UMANO E L’UMANA RASSICURAZIONE. Attraverso il rapporto con il professionista Dottore Agronomo sarà possibile affrontare serenamente il nostro rapporto/comunicazione col cibo. Tutti siamo consapevoli di come la nutrizione inadeguata ed il degrado dell' ambiente naturale possano influire sull'estetica e sullo stato di salute psico-fisico dell'individuo. Ecco perché oltre a tutelare le tasche dei consumatori e degli agricoltori la presenza del professionista Dottore Agronomo è l’unico modo per superare la crisi di prezzi troppo alti dei prodotti agricoli che stiamo vivendo e la cattiva informazione da cui è stata generata.
Per vendere il farmaco generico c’è il farmacista per i prodotti agricoli sfusi ci vuole il Dottore Agronomo.
di Antonio Bruno
Basso Costo e Vendita nelle aziende non decollano, un idea per risolvere il problema degli aumenti di pane, pasta e prodotti agricoli
Tutto nel carrello all’ipermercato, poi la lunga coda alla cassa e i prodotti sistemati da me nelle buste. Io e mia moglie una catena si montaggio, riempi la busta e la metti nel carrello. Poi alla macchina apri il porta bagagli e scarichi le buste dal carrello. Torno dall’ipermercato dopo aver fatto la spesa. In genere le buste di plastica sono pesanti, trasporto dalla macchina all’ascensore e poi dall’ascensore a casa, ma non finisce qui. Per mettere i prodotti agricoli freschi in frigo, la frutta e la verdura devi smantellare le confezioni e riempire un'altra busta di buste che non servono più, che sono servite unicamente dall’ipermercato alla mensa.
Tutto questo giro di buste, imballaggi e carta va a finire nei rifiuti che mi costerà un occhio della testa smaltire perché la bolletta dello smaltimento dei rifiuti soliti urbani lievita più del pane!
Pensate che per le passate di pomodoro tra bottiglia, capsula e pubblicità il costo del contenitore è più alto di quello del prodotto. Si potrebbero vendere pasta, riso e cereali con giganteschi dispenser, oppure il latte fresco potrebbe essere venduto alla spina. Si chiamavano prodotti sfusi quando ero ragazzo e venivano offerti al consumatore, nelle oramai scomparse botteghe di alimentari, e consegnati avvolti in una carta azzurra.
La questione si pone perché tutti, ma proprio tutti sanno, che dalla campagna (dove arriva una minima parte del danaro che io metto fuori per comprare una mela, un chilo di verdura o i pomodori) a me consumatore che “caccio i soldi” c’è tutta una serie di persone e organizzazioni che guadagnano per confezionare, trasportare, pubblicizzare e infine vendere quel prodotto che la madre terra ha generato per nutrirci. In pratica secondo la Banca d’Italia confezioni, trasporti e intermediari rappresentano il 200% del costo del prodotto. Il latte fresco aumenta del 240% e poi c’è la verdura e la frutta che potrebbe essere venduta con risparmi dal 10 al 70% e ancora la carne.
Ma la vendita diretta anche se in fase di crescita non decolla. Mi sono chiesto il perché.
Perché io ho abbandonato il prodotto farmaco pubblicizzato a favore di quello generico?
Mi sono affrancato dall’oppressione della molecola di farmaco pubblicizzata dalla grande industria farmaceutica grazie alla continua consulenza della mia farmacista, la Dott.ssa Nella Manno, che ogni volta mi proponeva l’alternativa del farmaco generico e nello stesso tempo mi assicurava che tra la pillola per la pressione che mi aveva prescritto il medico e il prodotto generico che mi proponeva lei e il Servizio Sanitario Nazionale non c’era nessuna differenza. Mi sono fidato della mia amica Dott.ssa Nella Manno per non seguire l’indicazione della marca che c’è nella prescrizione del mio medico. C’è sempre bisogno di una persona autorevole e competente che si assume la responsabilità per ottenere un cambiamento di comportamento.
Se a suggerirmi di cambiare dal farmaco pubblicizzato al farmaco generico fosse stato il rappresentate dei farmaci del prodotto generico io non avrei cambiato la mia abitudine di acquisto non rispettando le indicazioni del mio medico di famiglia.
Lo stesso può accadere se le categorie professionali dell’agricoltura (che sono un po’ come le industrie farmaceutiche che producono i farmaci generici) pensassero a produrre e invece fossimo noi Dottori Agronomi a dare la consulenza alla vendita. Per ottenere un professionista Dottore Agronomo lo Stato (ovvero tutti i cittadini) ha messo fuori fior di quattrini per formarci e prepararci appunto a dare anche questo tipo di consulenze ci pensi il Ministro Zaia a una filiera con il professionista Dottore Agronomo. In pratica se il prodotto fosse venduto da un Dottore Agronomo in presenza ad esempio della passata di pomodoro generica e di quella pubblicizzata il consumatore avrebbe la consulenza da parte del Farmacista degli Alimenti (Dottore Agronomo) che i due prodotti hanno la stessa qualità, sapore e potere nutritivo ma con un prezzo diverso dovuto all’assenza di imballaggio e di pubblicità.
Il rapporto con il Dottore Agronomo porterebbe anche ad una personale sana ed equilibrata alimentazione, la "nutrizione" indispensabile alla riappropriazione di quelle emozioni e stimoli interiori oramai scomparsi nella frenetica civiltà di pacchi e pacchetti marchi ed etichette che non POSSONO IN ALCUN MODO SOSTITUIRE IL PAPPIORTO UMANO E L’UMANA RASSICURAZIONE. Attraverso il rapporto con il professionista Dottore Agronomo sarà possibile affrontare serenamente il nostro rapporto/comunicazione col cibo. Tutti siamo consapevoli di come la nutrizione inadeguata ed il degrado dell' ambiente naturale possano influire sull'estetica e sullo stato di salute psico-fisico dell'individuo. Ecco perché oltre a tutelare le tasche dei consumatori e degli agricoltori la presenza del professionista Dottore Agronomo è l’unico modo per superare la crisi di prezzi troppo alti dei prodotti agricoli che stiamo vivendo e la cattiva informazione da cui è stata generata.
Comunione e Liberazione come Famiglia Cristiana è incomprensibile
Comunione e Liberazione come Famiglia Cristiana è incomprensibile
Comunione e Liberazione come Famiglia Cristiana è incomprensibile
di Antonio Bruno
Comunione e liberazione da Rimini una Comunità che si espone e si mostra al mondo poiché l’esperienza di Dio è ineffabile
E’ la solita storia dell’impossibilità di comunicare a un figlio cosa significa essere genitore. Mio padre me lo diceva sempre, in un modo per la verità un po’ colorito, che avrei capito cosa significa essere padre solo quando, e se mai fossi giunto, ad avere un figlio.
Così un seguace di Gesù che tenta di mettere in pratica nella sua vita il Vangelo è comprensibile solo ad un altro seguace che sta tentando di fare la stessa cosa.
Sembra la saga dell’incomunicabilità eppure anche se, divenire padre è assolutamente subordinato alla nascita di un bambino, mio padre non ha mai smesso di fare il padre indicando a me, volente o nolente, come fare il padre a mio volta quando la vita me l’avesse richiesto.
Non c’è altro modo di comunicare l’esperienza del vino nuovo in otri nuove. Le parole sono inadeguate, non rendono l’esperienza di Gesù. Ma non c’è altro modo per dire, con le parole il significato dei propri gesti, della propria esperienza di vita tutta imperfetta, tutta piena di miserie, ma che rappresenta il modo di porgere un modello da imitare.
Ed ecco che sulla stampa di oggi si leggono le cose più incredibili e scoppiettanti a commento di questa frase del Cardinale Bagnasco il cui discorso è possibile leggere su http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=676&id_n=6398&Pagina=1
“Oggi, come in altri periodi della storia, si vuole che la Chiesa rimanga in chiesa. Il culto e la carità sono apprezzati anche dalla mentalità laicista: in fondo – si pensa - la preghiera non fa male a nessuno e la carità fa bene a tutti. In altri termini, si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede concedendone la possibilità nel privato. A tutti si riconosce come sacra la libertà di coscienza, ma dai cattolici a volte si pretende che essi prescindano dalla fede che forma la loro coscienza.”
Ora io che mi sforzo, con scarsi successi per la verità, di metter in pratica nella mia vita il Vangelo leggo un’annotazione di un Pastore a una Comunità (Comunione e Liberazione è una delle centinaia di migliaia di Comunità di credenti in Gesù) mentre i commentatori leggono questo discorso e gli attribuiscono i significati più fantastici e per me incomprensibili.
I Paolini di Famiglia Cristiana qualche giorno fa sono stati oggetto di interpretazioni da parte di alcuni, i fratelli di Comunione e Liberazione sono oggetto in questi giorni di interpretazioni da parte di altri. Ma i Paolini sanno cosa stanno facendo i Ciellini allo stanno modo di come i Ciellini sanno perfettamente cosa stanno facendo i Paolini. Sia gli uni che gli altri stanno tentando di mettere in pratica il Vangelo nella loro Comunità. Lo fanno alla luce di quel Vademecum della Felicità che sono le Beatitudini e in modo tale da essere alternativi al modello violento che oggi, come dalla fondazione del Mondo, sembra vincente ma che noi sappiamo destinato a non prevalere.
E’ solo questo. I fratelli stanno esprimendo la loro imitazione di Gesù a tutti noi e ci stanno indicando il Vangelo che è la chiave che apre la porta, è il nutrimento che, per non fare danni devastanti, deve essere come il vino nuovo, messo negli otri nuovi.
Tutto ciò che ci hanno detto gli amici commentatori è superfluo! E noi imitatori di Gesù tentiamo di liberarci del superfluo e quindi questi amici commentatori non me ne vogliano se non li cito ma
comunque ringrazio perché mi hanno consentito di accedere alle parole del Cardinale Bagnasco che con ogni probabilità, senza i loro articoli che mi hanno incuriosito, io non avrei letto. E a questo Gesù ha chiamato i giornalisti e chi scrive, ci ha chiamati tutti alla nostra inadeguatezza e incompletezza per solleticare l’appetito della curiosità che aiuta ad accedere a Dio poiché, come noto, le vie del Signore sono infinite.
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Comunione e Liberazione come Famiglia Cristiana è incomprensibile
di Antonio Bruno
Comunione e liberazione da Rimini una Comunità che si espone e si mostra al mondo poiché l’esperienza di Dio è ineffabile
E’ la solita storia dell’impossibilità di comunicare a un figlio cosa significa essere genitore. Mio padre me lo diceva sempre, in un modo per la verità un po’ colorito, che avrei capito cosa significa essere padre solo quando, e se mai fossi giunto, ad avere un figlio.
Così un seguace di Gesù che tenta di mettere in pratica nella sua vita il Vangelo è comprensibile solo ad un altro seguace che sta tentando di fare la stessa cosa.
Sembra la saga dell’incomunicabilità eppure anche se, divenire padre è assolutamente subordinato alla nascita di un bambino, mio padre non ha mai smesso di fare il padre indicando a me, volente o nolente, come fare il padre a mio volta quando la vita me l’avesse richiesto.
Non c’è altro modo di comunicare l’esperienza del vino nuovo in otri nuove. Le parole sono inadeguate, non rendono l’esperienza di Gesù. Ma non c’è altro modo per dire, con le parole il significato dei propri gesti, della propria esperienza di vita tutta imperfetta, tutta piena di miserie, ma che rappresenta il modo di porgere un modello da imitare.
Ed ecco che sulla stampa di oggi si leggono le cose più incredibili e scoppiettanti a commento di questa frase del Cardinale Bagnasco il cui discorso è possibile leggere su http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=676&id_n=6398&Pagina=1
“Oggi, come in altri periodi della storia, si vuole che la Chiesa rimanga in chiesa. Il culto e la carità sono apprezzati anche dalla mentalità laicista: in fondo – si pensa - la preghiera non fa male a nessuno e la carità fa bene a tutti. In altri termini, si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede concedendone la possibilità nel privato. A tutti si riconosce come sacra la libertà di coscienza, ma dai cattolici a volte si pretende che essi prescindano dalla fede che forma la loro coscienza.”
Ora io che mi sforzo, con scarsi successi per la verità, di metter in pratica nella mia vita il Vangelo leggo un’annotazione di un Pastore a una Comunità (Comunione e Liberazione è una delle centinaia di migliaia di Comunità di credenti in Gesù) mentre i commentatori leggono questo discorso e gli attribuiscono i significati più fantastici e per me incomprensibili.
I Paolini di Famiglia Cristiana qualche giorno fa sono stati oggetto di interpretazioni da parte di alcuni, i fratelli di Comunione e Liberazione sono oggetto in questi giorni di interpretazioni da parte di altri. Ma i Paolini sanno cosa stanno facendo i Ciellini allo stanno modo di come i Ciellini sanno perfettamente cosa stanno facendo i Paolini. Sia gli uni che gli altri stanno tentando di mettere in pratica il Vangelo nella loro Comunità. Lo fanno alla luce di quel Vademecum della Felicità che sono le Beatitudini e in modo tale da essere alternativi al modello violento che oggi, come dalla fondazione del Mondo, sembra vincente ma che noi sappiamo destinato a non prevalere.
E’ solo questo. I fratelli stanno esprimendo la loro imitazione di Gesù a tutti noi e ci stanno indicando il Vangelo che è la chiave che apre la porta, è il nutrimento che, per non fare danni devastanti, deve essere come il vino nuovo, messo negli otri nuovi.
Tutto ciò che ci hanno detto gli amici commentatori è superfluo! E noi imitatori di Gesù tentiamo di liberarci del superfluo e quindi questi amici commentatori non me ne vogliano se non li cito ma
comunque ringrazio perché mi hanno consentito di accedere alle parole del Cardinale Bagnasco che con ogni probabilità, senza i loro articoli che mi hanno incuriosito, io non avrei letto. E a questo Gesù ha chiamato i giornalisti e chi scrive, ci ha chiamati tutti alla nostra inadeguatezza e incompletezza per solleticare l’appetito della curiosità che aiuta ad accedere a Dio poiché, come noto, le vie del Signore sono infinite.
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domenica 24 agosto 2008
La festa di Sant’Oronzo a Lecce: traiettorie che divengono disegno!
La festa di Sant’Oronzo a Lecce: traiettorie che divengono disegno!
di Antonio Bruno
"E' così difficile guardare. Perchè bisogna saper vedere, con uno sguardo che pesi, che interroghi."
Henry Cartier Bresson
http://www.festadisantoronzo.com/
LA CULONNA ALLA CHIAZZA DE SECULI AUSATA LA OSERU AN'FORZA SPUSTATA, SANTU RONZU PURIEDDHRU SA FATTU CAPACE CA QUAI NUDDHRU LLASSANU N'PACE! (Bruno Petrachi - Arcu te Pratu)
Siamo partiti alle 19.00 da San Cesario di Lecce alla volta della Città di Lecce da cui distiamo 5,6 chilometri e che prevede un tempo di percorrenza in automobile di circa 9 minuti (fonte Itinerari di Google Earth).
Attivati all’incrocio con Via Leuca è iniziata una coda che si è protratta sino all’incrocio di Via Don Minzoni. Poi con un pochino di manovre sono riuscito a parcheggiare al livello di Via Salomi e da li a piedi verso la processione a cui eravamo diretti.
L’inteso traffico non mi ha permesso di prendere parte alla processione del Santo Patrono della Città che è anche un po’ mia, che sono di San Cesario di Lecce, poiché la distanza da casa mia a Piazza Sant’Oronzo è inferiore ai 6 chilometri (fonte Itinerari di Google Earth).
E’ bello sentire la strada sotto i piedi e vedere i Viali di Lecce senza traffico. Quando sono giunto a Viale Lo Re nei pressi della Porta San Biagio ho visto la gente, l’immensa folla. Secondo me ieri a Lecce ci sono state almeno 200.000 presenze per la festa. Perché vanno e vengono, c’è chi arriva alla 19 e se ne va alle 21, c’è chi arriva alle 17 e se ne va alle 19 insomma c’è un andirivieni che è il simbolo di una città che si apre a tutti e che si lascia conquistare senza opporre resistenza.
La processione me la sono persa ma non fa nulla, la vedremo l’anno prossimo, la fanno ogni anno.
Vi descrivo in anticipo il percorso che ho fatto nelle due ore.
Da Via Manzoni a Viale Lo Re, poi Via Guglielmo Marconi quindi Via XXV Luglio sino a Piazza Sant’Oronzo quindi Via Trinchese e poi da Viale Cavallotti di nuovo a Viale Otranto.
Tempo di percorrenza 2 ore (fonte: i piedi di mia moglie).
Dico subito che mi piace passeggiare in questa città in festa. Mi piace osservare le facce delle persone che mi passano davanti, che mi sfiorano quando mi passano accanto. Persone che non ho mai visto in vita mia e che, con ogni probabilità, non vedrò mai più.
Ecco una prima annotazione: andando alla festa di Sant’Oronzo capisci che delle migliaia di persone che popolano il Salento tu non conosci quasi nessuno, che ce ne sono di assolutamente sconosciute che nascono, crescono e muoiono senza che tu ne abbia mai immaginato minimamente l’esistenza.
In questa folla sconosciuta però si da il caso che tu possa incontrare persone che non avevi mai visto ma con cui hai intrattenuto un rapporto epistolare. Mi è successo anche questo grazie a Rosalba suo marito Giovanni e sua figlia Loredana che mi hanno presentato un uomo che non avevo mai visto in vita mia. Non potete immaginare la sorpresa quando quell’uomo mai visto mi ha detto che si chiama "gio" ovvero Angelo De Pascalis, un uomo che vive a Padova ma che è di San Cesario di Lecce. Simpatico e bello incontrarsi così in Via Tronchese nei pressi della gelateria - pasticceria Natale (un altro creativo di San Cesario di Lecce sposo della perfetta ospite Sig.ra Lina Amato) con un uomo con il quale ti sei scambiato commenti, anche duri a volte come sberle, su siti di furbacchioni che fanno la propaganda al potere per conquistare poltrone travestiti da associazione culturale.
Gli ho detto dei miei blog, mi ha detto che li frequenta abitualmente. Mi ha anche detto che la realtà di San Cesario di Lecce si presenta diversamente da come se l’aspettava lui e che gli sembra più vicina a come la osservo io.
La meraviglia per quella cupola ci ha travolti tutti. Non ce l’aspettavamo e ci ha affascinati dal primo istante in cui l’abbiamo vista.
Avvolti da quella festa di luci ad ascoltare le bande che con il melodramma mai sopito né dimenticato risvegliano sentimenti ormai sepolti in uomini e donne che con le note di Verdi e Puccini hanno cominciato a sentire palpitare il cuore per l’amore, innamorati dell’amore che viene osservato da tutti, sotto quella meravigliosa cupola di sentimento ovattata, che lo protegge delicatamente, così come può proteggere una bolla di sapone.
Ma accade anche che incontri chi non vedevi da tempo, come è accaduto per Enzo e Rossella che ti dicono che quel bambino curioso e intelligente adesso è un giovane di 19 anni che gira in automobile.
Incontri nella festa di Sant’Oronzo, gente mai vista e che non rivedrò, gente che non avevo visto e che per la prima volta ho avuto l’onore di conoscere personalmente e gente che frequentavo e non frequento più.
Percorsi, traiettorie che disegnano la mia vita e che in una festa divengono sintesi plastica.
E non finisce qui!
La festa di Sant’Oronzo a Lecce: traiettorie che divengono disegno!
di Antonio Bruno
"E' così difficile guardare. Perchè bisogna saper vedere, con uno sguardo che pesi, che interroghi."
Henry Cartier Bresson
http://www.festadisantoronzo.com/
LA CULONNA ALLA CHIAZZA DE SECULI AUSATA LA OSERU AN'FORZA SPUSTATA, SANTU RONZU PURIEDDHRU SA FATTU CAPACE CA QUAI NUDDHRU LLASSANU N'PACE! (Bruno Petrachi - Arcu te Pratu)
Siamo partiti alle 19.00 da San Cesario di Lecce alla volta della Città di Lecce da cui distiamo 5,6 chilometri e che prevede un tempo di percorrenza in automobile di circa 9 minuti (fonte Itinerari di Google Earth).
Attivati all’incrocio con Via Leuca è iniziata una coda che si è protratta sino all’incrocio di Via Don Minzoni. Poi con un pochino di manovre sono riuscito a parcheggiare al livello di Via Salomi e da li a piedi verso la processione a cui eravamo diretti.
L’inteso traffico non mi ha permesso di prendere parte alla processione del Santo Patrono della Città che è anche un po’ mia, che sono di San Cesario di Lecce, poiché la distanza da casa mia a Piazza Sant’Oronzo è inferiore ai 6 chilometri (fonte Itinerari di Google Earth).
E’ bello sentire la strada sotto i piedi e vedere i Viali di Lecce senza traffico. Quando sono giunto a Viale Lo Re nei pressi della Porta San Biagio ho visto la gente, l’immensa folla. Secondo me ieri a Lecce ci sono state almeno 200.000 presenze per la festa. Perché vanno e vengono, c’è chi arriva alla 19 e se ne va alle 21, c’è chi arriva alle 17 e se ne va alle 19 insomma c’è un andirivieni che è il simbolo di una città che si apre a tutti e che si lascia conquistare senza opporre resistenza.
La processione me la sono persa ma non fa nulla, la vedremo l’anno prossimo, la fanno ogni anno.
Vi descrivo in anticipo il percorso che ho fatto nelle due ore.
Da Via Manzoni a Viale Lo Re, poi Via Guglielmo Marconi quindi Via XXV Luglio sino a Piazza Sant’Oronzo quindi Via Trinchese e poi da Viale Cavallotti di nuovo a Viale Otranto.
Tempo di percorrenza 2 ore (fonte: i piedi di mia moglie).
Dico subito che mi piace passeggiare in questa città in festa. Mi piace osservare le facce delle persone che mi passano davanti, che mi sfiorano quando mi passano accanto. Persone che non ho mai visto in vita mia e che, con ogni probabilità, non vedrò mai più.
Ecco una prima annotazione: andando alla festa di Sant’Oronzo capisci che delle migliaia di persone che popolano il Salento tu non conosci quasi nessuno, che ce ne sono di assolutamente sconosciute che nascono, crescono e muoiono senza che tu ne abbia mai immaginato minimamente l’esistenza.
In questa folla sconosciuta però si da il caso che tu possa incontrare persone che non avevi mai visto ma con cui hai intrattenuto un rapporto epistolare. Mi è successo anche questo grazie a Rosalba suo marito Giovanni e sua figlia Loredana che mi hanno presentato un uomo che non avevo mai visto in vita mia. Non potete immaginare la sorpresa quando quell’uomo mai visto mi ha detto che si chiama "gio" ovvero Angelo De Pascalis, un uomo che vive a Padova ma che è di San Cesario di Lecce. Simpatico e bello incontrarsi così in Via Tronchese nei pressi della gelateria - pasticceria Natale (un altro creativo di San Cesario di Lecce sposo della perfetta ospite Sig.ra Lina Amato) con un uomo con il quale ti sei scambiato commenti, anche duri a volte come sberle, su siti di furbacchioni che fanno la propaganda al potere per conquistare poltrone travestiti da associazione culturale.
Gli ho detto dei miei blog, mi ha detto che li frequenta abitualmente. Mi ha anche detto che la realtà di San Cesario di Lecce si presenta diversamente da come se l’aspettava lui e che gli sembra più vicina a come la osservo io.
La meraviglia per quella cupola ci ha travolti tutti. Non ce l’aspettavamo e ci ha affascinati dal primo istante in cui l’abbiamo vista.
Avvolti da quella festa di luci ad ascoltare le bande che con il melodramma mai sopito né dimenticato risvegliano sentimenti ormai sepolti in uomini e donne che con le note di Verdi e Puccini hanno cominciato a sentire palpitare il cuore per l’amore, innamorati dell’amore che viene osservato da tutti, sotto quella meravigliosa cupola di sentimento ovattata, che lo protegge delicatamente, così come può proteggere una bolla di sapone.
Ma accade anche che incontri chi non vedevi da tempo, come è accaduto per Enzo e Rossella che ti dicono che quel bambino curioso e intelligente adesso è un giovane di 19 anni che gira in automobile.
Incontri nella festa di Sant’Oronzo, gente mai vista e che non rivedrò, gente che non avevo visto e che per la prima volta ho avuto l’onore di conoscere personalmente e gente che frequentavo e non frequento più.
Percorsi, traiettorie che disegnano la mia vita e che in una festa divengono sintesi plastica.
E non finisce qui!
sabato 23 agosto 2008
La Notte della Taranta: il recupero del senso della fondazione del Mondo
La Notte della Taranta: il recupero del senso della fondazione del Mondo
di Antonio Bruno
Non capisco, ma mi adeguo. Questa simpatica frase coniata da una trasmissione televisiva voluta da Renzo Arbore si adatta al mio stato d’animo rispetto all’evento della Notte della Taranta http://www.lanottedellataranta.it/index.php svoltosi ieri a Melpignano e che ho visto un pochino in tv grazie alla sempre presente Telerama e di cui ho letto sulla stampa di oggi.
A Melpignano vengono 100.000 persone per una festa di pace e di musica che mi ricorda tanto i concerti che scorrono nelle TV Satellitari Arabe.
Mia figlia guarda Rai Gulp perché in quella TV ci stanno i cartoni e io ogni tanto, gli rubo il telecomando (guardate che fregare mia figlia è impresa eccezionale e impossibile) e dopo aver conquistato lo scettro del potere faccio delle scorribande sul satellite e siccome ho accesso ai canali in chiaro passo da un canale Arabo all’altro toccando sia quelli Asiatici che Africani.
Bene! Quelle feste, i ritmi e le voci sono incredibilmente simili a quelli della Notte della Taranta, tanto che sarebbe opportuno che il buon Sergio Blasi con la sua fondazione prendesse in seria considerazione la possibilità di divenire ambasciatore del Salento presso quei popoli e suggerirei alla nostra Provincia, guidata dal saggio Senatore Giovanni Pellegrino, di dare a Blasi questo incarico.
Qualunque sia il colore politico dell’Amministrazione Provinciale la tenacia e la testardaggine di Blasi è la carta vincente per un rapporto con l’Islam che oggi è demandato solo ai nostri militari che sono in Libano e in Afghanistan.
Magari si potrebbe iniziare da li a metter in atto quello che è la funzione degli “affari esteri” ovvero cominciare un discorso di collaborazione economica e di scambi commerciali con quei paesi per poi arrivare agli scambi culturali che consentano a queste persone di venire a contatto con la nostra cultura che è estranea ad esempio al fenomeno delle “spose bambine” che pure c’erano nella nostra Provincia di Lecce quando ero ragazzo (sto riferendo cose di quarant’anni fa, ovvero i favolosi anni 60). Vi ricordate le ragazze giovanissime che fuggivano da casa con l’innamorato? Sembra di riferire di argomenti della preistoria ma allora sedicenni e quindicenni che scappavano di casa, la maggior parte delle volte in attesa di un bambino, erano all’ordine del giorno.
Era il bollettino giornaliero quello della comare che bussava a casa perché chiedeva il prezzemolo e poi furtivamente riferiva a mia madre: “ se nn’ha fusciuta la figghia te lu totu cu lu figgiu te la tunatuccia!” (traduzione: sono scappati di casa la figlia di Salvatore con la figlia di Donata).
Inutile riferire dell’UNICEF e dell’opuscolo sul fenomeno delle Spose bambine che potete consultare in questi URL
http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4019
http://assets.unicef.ch/downloads/20_02_lm_08_i.pdf
La foto 2007 dell'Unicef mostra il fidanzamento in Afghanistan della bambina afgana Ghulam che posa accanto al marito Faiz Mohammed col turbante e la barba folta, come si può osservare nella foto la bambina afgana Ghulam, intimorita e diffidente, volge lo sguardo verso di lui. E’ da sottolineare che è invece imperturbabile l'occhiata dell'uomo verso la fotocamera. Lo sposo ha 40 anni, la moglie appena 11. Secondo l'UNICEF, sono circa 60 milioni le ragazze nel mondo che si sposano in età adolescenziale. Metà di esse sono in Asia meridionale.
Se il buon Sergio Blasi potesse dare un contributo attraverso la “Notte della Taranta” di vero e proprio Ministro degli Affari Esteri del Salento che intesse relazioni commerciali ed economiche con quelle terre sicuramente si innescherebbe un accoglienza che favorirebbe l’incontro tra le nostre due culture.
Ma per non rimanere nel vago in che modo si potrebbe innescare il discorso della collaborazione commerciale con queste terre di Oriente, del Vicino Oriente?
Gabriella Colarusso oggi su Repubblica ci da la chiave per capire di cosa vado cianciando in questo mio povero scritto:
“Per capire il paradosso basterebbe una vignetta pubblicata dall’Herald Tribune: un uomo ricco e in soprappeso fa benzina a un distributore di bioetanolo. Due ragazzine magre e smunte chiedono l’elemosina tenendo in mano un piatto vuoto. E lui: Non posso sono impegnato. Sto salvando il pianeta”.
Capite? Il nostro Sergio Blasi che ha messo al centro dei suoi 2.000 abitanti l’uomo con le sue tradizioni, ma anche con le sue contraddizioni, che contro ogni logica di mercato ha permesso che il suo “meno di un quartiere” Melpignano divenisse il luogo dell’incontro per 100.000 persone umane è il messaggero più idoneo per riconquistare il contatto con la realtà che impedisca quello che sembra una storiella ma che invece è la triste realtà che ci sta attraversando tutti che genera la morte di centinaia di persone che attraversano il mediteranno per venire in cerca in Italia della terra promessa.
Secondo la banca Mondiale 100 MILIONI di persone umane nel mondo rischiano la fame a causa dell’emergenza cibo.
In questi paesi le persone che poi prendono la via della migrazione spendono il 70 – 80% del loro reddito per il cibo.
Tutto questo riferisce Gabriella Colarusso nell’articolo di oggi su Repubblica. Lei si diffonde nel riferire ciò che i maggiori analisti mondiali hanno elaborato per individuare le cause di tutto questo e la risposta sembra propendere non tanto nell’utilizzo dei cereali per ricavare bioetanolo quanto nell’utilizzo del terreno agricolo del mondo per produrre alimenti per gli animali che poi costituiscono la dieta che porta a quell’obeso americano, ma anche italiano ed europeo di cui Gabriella Colarusso ha riferito all’inizio del sui pezzo.
E che potrebbe fare “La Notte della Taranta” in questo contesto?
Potrebbe allacciare contati con quel mondo islamico che tende la mano a quel italiano in soprappeso e stabilire un percorso di collaborazione commerciale per il quale produrre in quei paesi beni alimentari per poi utilizzarli per sfamare loro e noi!
Ma chi ha in mano i cereali del mondo? Oggi sono i colossi dell’agro busines americani che controllano il mercato dei cereali. Un altro italiano ha tentato con l’islam quello che suggerisco io al buon Sergio Blasi ovvero Enrico Mattei che incrinò il monopolio delle 7 sorelle americane che allora gestivano il mercato del petrolio (ora gli arabi se lo gestiscono da soli).
Quindi nulla di nuovo sotto il sole.
La Notte della Taranta alternativa a CARGILL http://www.cargill.it/startpage/home.asp (CONTROLLA IL 45% DEL COMMERCIO GLOBALE DEI CEREALI); ADM (Archer Daniels Midland) Bunge http://www.bunge.com/; Louis Dreyfuss http://www.louisdreyfus.com/ tutti insieme questi colossi GESTISCONO L’80% del mercato dei Cereali!
Ma “La Notte della Taranta” con i suoi 2.000 cittadini di Melpignano guidati da Sergio Blasi potrebbero rappresentare, per i paesi dell’islam, l’alternativa a questi grandi colossi.
Personalmente sarei onorato di prendere parte a un progetto così bello e ambizioso e da subito mi metto a disposizione.
Magari non ballo la taranta, non capisco il bagno di folla e il vino che scorre a fiumi, ma so di certo che dove una folla arriva da tutte le parti c’è incontro, e che dove c’è incontro c’è scambio e arricchimento umano per tutti.
Sono i grossi gruppi economici che tengono tutto nascosto e non vogliono che le persone umane si incontrino sono loro che nell’epoca di internet globale creano le paure che fanno resistere le frontiere, creano la paura dello straniero, perché solo così i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Solo così l’uomo sarò Dio per l’altro uomo in un circuito perverso e senza fine che ci ha fatto perdere di vista il senso della fondazione del Mondo che è quello di dividersi i compiti per avere una vita più bella e più comoda.
La Notte della Taranta: il recupero del senso della fondazione del Mondo
di Antonio Bruno
Non capisco, ma mi adeguo. Questa simpatica frase coniata da una trasmissione televisiva voluta da Renzo Arbore si adatta al mio stato d’animo rispetto all’evento della Notte della Taranta http://www.lanottedellataranta.it/index.php svoltosi ieri a Melpignano e che ho visto un pochino in tv grazie alla sempre presente Telerama e di cui ho letto sulla stampa di oggi.
A Melpignano vengono 100.000 persone per una festa di pace e di musica che mi ricorda tanto i concerti che scorrono nelle TV Satellitari Arabe.
Mia figlia guarda Rai Gulp perché in quella TV ci stanno i cartoni e io ogni tanto, gli rubo il telecomando (guardate che fregare mia figlia è impresa eccezionale e impossibile) e dopo aver conquistato lo scettro del potere faccio delle scorribande sul satellite e siccome ho accesso ai canali in chiaro passo da un canale Arabo all’altro toccando sia quelli Asiatici che Africani.
Bene! Quelle feste, i ritmi e le voci sono incredibilmente simili a quelli della Notte della Taranta, tanto che sarebbe opportuno che il buon Sergio Blasi con la sua fondazione prendesse in seria considerazione la possibilità di divenire ambasciatore del Salento presso quei popoli e suggerirei alla nostra Provincia, guidata dal saggio Senatore Giovanni Pellegrino, di dare a Blasi questo incarico.
Qualunque sia il colore politico dell’Amministrazione Provinciale la tenacia e la testardaggine di Blasi è la carta vincente per un rapporto con l’Islam che oggi è demandato solo ai nostri militari che sono in Libano e in Afghanistan.
Magari si potrebbe iniziare da li a metter in atto quello che è la funzione degli “affari esteri” ovvero cominciare un discorso di collaborazione economica e di scambi commerciali con quei paesi per poi arrivare agli scambi culturali che consentano a queste persone di venire a contatto con la nostra cultura che è estranea ad esempio al fenomeno delle “spose bambine” che pure c’erano nella nostra Provincia di Lecce quando ero ragazzo (sto riferendo cose di quarant’anni fa, ovvero i favolosi anni 60). Vi ricordate le ragazze giovanissime che fuggivano da casa con l’innamorato? Sembra di riferire di argomenti della preistoria ma allora sedicenni e quindicenni che scappavano di casa, la maggior parte delle volte in attesa di un bambino, erano all’ordine del giorno.
Era il bollettino giornaliero quello della comare che bussava a casa perché chiedeva il prezzemolo e poi furtivamente riferiva a mia madre: “ se nn’ha fusciuta la figghia te lu totu cu lu figgiu te la tunatuccia!” (traduzione: sono scappati di casa la figlia di Salvatore con la figlia di Donata).
Inutile riferire dell’UNICEF e dell’opuscolo sul fenomeno delle Spose bambine che potete consultare in questi URL
http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4019
http://assets.unicef.ch/downloads/20_02_lm_08_i.pdf
La foto 2007 dell'Unicef mostra il fidanzamento in Afghanistan della bambina afgana Ghulam che posa accanto al marito Faiz Mohammed col turbante e la barba folta, come si può osservare nella foto la bambina afgana Ghulam, intimorita e diffidente, volge lo sguardo verso di lui. E’ da sottolineare che è invece imperturbabile l'occhiata dell'uomo verso la fotocamera. Lo sposo ha 40 anni, la moglie appena 11. Secondo l'UNICEF, sono circa 60 milioni le ragazze nel mondo che si sposano in età adolescenziale. Metà di esse sono in Asia meridionale.
Se il buon Sergio Blasi potesse dare un contributo attraverso la “Notte della Taranta” di vero e proprio Ministro degli Affari Esteri del Salento che intesse relazioni commerciali ed economiche con quelle terre sicuramente si innescherebbe un accoglienza che favorirebbe l’incontro tra le nostre due culture.
Ma per non rimanere nel vago in che modo si potrebbe innescare il discorso della collaborazione commerciale con queste terre di Oriente, del Vicino Oriente?
Gabriella Colarusso oggi su Repubblica ci da la chiave per capire di cosa vado cianciando in questo mio povero scritto:
“Per capire il paradosso basterebbe una vignetta pubblicata dall’Herald Tribune: un uomo ricco e in soprappeso fa benzina a un distributore di bioetanolo. Due ragazzine magre e smunte chiedono l’elemosina tenendo in mano un piatto vuoto. E lui: Non posso sono impegnato. Sto salvando il pianeta”.
Capite? Il nostro Sergio Blasi che ha messo al centro dei suoi 2.000 abitanti l’uomo con le sue tradizioni, ma anche con le sue contraddizioni, che contro ogni logica di mercato ha permesso che il suo “meno di un quartiere” Melpignano divenisse il luogo dell’incontro per 100.000 persone umane è il messaggero più idoneo per riconquistare il contatto con la realtà che impedisca quello che sembra una storiella ma che invece è la triste realtà che ci sta attraversando tutti che genera la morte di centinaia di persone che attraversano il mediteranno per venire in cerca in Italia della terra promessa.
Secondo la banca Mondiale 100 MILIONI di persone umane nel mondo rischiano la fame a causa dell’emergenza cibo.
In questi paesi le persone che poi prendono la via della migrazione spendono il 70 – 80% del loro reddito per il cibo.
Tutto questo riferisce Gabriella Colarusso nell’articolo di oggi su Repubblica. Lei si diffonde nel riferire ciò che i maggiori analisti mondiali hanno elaborato per individuare le cause di tutto questo e la risposta sembra propendere non tanto nell’utilizzo dei cereali per ricavare bioetanolo quanto nell’utilizzo del terreno agricolo del mondo per produrre alimenti per gli animali che poi costituiscono la dieta che porta a quell’obeso americano, ma anche italiano ed europeo di cui Gabriella Colarusso ha riferito all’inizio del sui pezzo.
E che potrebbe fare “La Notte della Taranta” in questo contesto?
Potrebbe allacciare contati con quel mondo islamico che tende la mano a quel italiano in soprappeso e stabilire un percorso di collaborazione commerciale per il quale produrre in quei paesi beni alimentari per poi utilizzarli per sfamare loro e noi!
Ma chi ha in mano i cereali del mondo? Oggi sono i colossi dell’agro busines americani che controllano il mercato dei cereali. Un altro italiano ha tentato con l’islam quello che suggerisco io al buon Sergio Blasi ovvero Enrico Mattei che incrinò il monopolio delle 7 sorelle americane che allora gestivano il mercato del petrolio (ora gli arabi se lo gestiscono da soli).
Quindi nulla di nuovo sotto il sole.
La Notte della Taranta alternativa a CARGILL http://www.cargill.it/startpage/home.asp (CONTROLLA IL 45% DEL COMMERCIO GLOBALE DEI CEREALI); ADM (Archer Daniels Midland) Bunge http://www.bunge.com/; Louis Dreyfuss http://www.louisdreyfus.com/ tutti insieme questi colossi GESTISCONO L’80% del mercato dei Cereali!
Ma “La Notte della Taranta” con i suoi 2.000 cittadini di Melpignano guidati da Sergio Blasi potrebbero rappresentare, per i paesi dell’islam, l’alternativa a questi grandi colossi.
Personalmente sarei onorato di prendere parte a un progetto così bello e ambizioso e da subito mi metto a disposizione.
Magari non ballo la taranta, non capisco il bagno di folla e il vino che scorre a fiumi, ma so di certo che dove una folla arriva da tutte le parti c’è incontro, e che dove c’è incontro c’è scambio e arricchimento umano per tutti.
Sono i grossi gruppi economici che tengono tutto nascosto e non vogliono che le persone umane si incontrino sono loro che nell’epoca di internet globale creano le paure che fanno resistere le frontiere, creano la paura dello straniero, perché solo così i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Solo così l’uomo sarò Dio per l’altro uomo in un circuito perverso e senza fine che ci ha fatto perdere di vista il senso della fondazione del Mondo che è quello di dividersi i compiti per avere una vita più bella e più comoda.
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